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Recensione: Whiplash

Creato il 27 novembre 2014 da Mattiabertaina

whiplash

Genere: drammatico

Regia:  Damien Chazelle

Cast: Miles Teller, Melissa Benoist, J. K. Simmons, Austin Stowell, Kavita Patil

Durata: 105 min.

Distribuzione: Sony classics

 

Avete presente School of Rock, il film con l’esilarante Jack Black nella parte del supplente che, anziché insegnare le materie, forma un gruppo rock di studenti pronti a partecipare al concorso per giovani talenti? Scordatelo. Wiplash, la pellicola di Damien Chazelle, è qualcosa di estremamente potente, capace di intrattenere sin dalla prima sequenza, dove viene presentato il giovane batterista Andrew, con il sogno di diventare uno dei migliori nel campo del jazz. Già da subito viene notato dal maestro Terence Fletcher, che comprende il potenziale del ragazzo. Entusiasta di entrare nel gruppo, inizia a esercitarsi il più possibile per prendere il ruolo principale. Molte sono le complicazioni che lo attendono. Uno di queste è il carattere per nulla gentile di Fletcher, che con violenza (verbale o fisica) attacca chiunque non vada a tempo o se effettua una piccola nota stonata durante le prove in classe. Metterà a dura prova il giovane Andrew, che dovrà compiere delle scelte radicali sulla sua vita per assecondare il tenace maestro di musica.
Per tutta la durata del film si può notare una dura contrapposizione dei due protagonisti. Nessuno dei due vuole essere sopraffatto, e questa continua lotta a suon di musica è uno dei pilastri che tiene in piedi la pellicola. A ritmo di jazz, Wiplash è un contenitore di adrenalina allo stato puro, che ti fa amare la musica non tralasdiando l’aspetto narrativo. Il film riesce a immergersi nella mente del ragazzo, che non ci sta a essere trattato come una macchina è in duro contrasto con l’autoritarismo rappresentato dal maestro. La morte della madre è per lui un pretesto per guardare avanti, crescere per divenire un grande musicista. Inconsapevolmente la cattiveria di Fletcher, a livello del Sergente Maggiore Hartman di Full Metal Jacket, ha l’effetto per lui di liberarsi dei pesi fisici e psicologici, spingendolo ad allenarsi duramente per meritarsi il ruolo di primo batterista. La rabbia diventa quindi non solo simbolo di ribellione verso l’autorità, ma è anche lo strumento di purificazione del giovane. Questa sensazione si sente attraverso il suono, che trascina a livelli profondi e sofisticati. La regia è molto accurata, evidenziando anche il più piccolo particolare come la goccia di sudore. Il ritmo alternato suggerisce invece instabilità, con cambiamenti repentini di velocità, da alcune sequenze lente ad alcune molto accellerate. Questo suggerisce una certa analogia con lo strumento usato dal protagonista, dove il tempo musicale è variabole a seconda del tipo di composizione eseguita. È raro che un lungometraggio di questo genere possa coinvolgere a livelli così alti. Gli attori sono incredibilmente geniali nel saper dare il giusto equilibrio all’interno della scena, con interpretazioni davvero straordinarie di J. K. Simmons e Miles Teller. Musica e recitazione si alternano in uno spettacolo travolgente che fino alla fine regala anche colpi di scena incredibili.

Voto: 4,5 su 5

Il trailer

 


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