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Recensione, WOLF di Lavie Tidhar

Creato il 14 marzo 2016 da Leggiamo
Finalmente riesco a pubblicare la recensione di WOLF, un romanzo davvero intrigante, tanto assurdo quanto geniale! Però ecco... sono sincera, non lo consiglierei a tutti spassionatamente, per digerirlo serve stomaco, tanto stomaco, e poi dovete amare l'ucronia al 100%.
WOLF di Lavie Tidhar
| Frassinelli, 19/01/2016 | pag. 312 | € 20,00 |
Recensione, WOLF di Lavie Tidhar
Londra, 1939. Mr. Wolf è un investigatore privato, tedesco. Viene assoldato per ritrovare una ragazza scomparsa. La ragazza è ebrea. Wolf accetta il caso perché ha un bisogno disperato di soldi, ma Wolf odia gli ebrei. È colpa degli ebrei, infatti, se nel 1933 ha dovuto lasciare la Germania; è colpa degli ebrei se i comunisti hanno preso il potere a Berlino e da qui in quasi tutta l'Europa; è colpa degli ebrei se il partito nazista, che avrebbe dato ordine e disciplina all'Europa, è stato sconfitto e distrutto; è colpa degli ebrei se Wolf e molti dei suoi vecchi compagni sono finiti così, dispersi e braccati. L'indagine porterà Wolf a ripercorrere il suo passato, precipitare nelle sue perversioni, e finire da indagatore a indagato, e porterà invece il lettore in un gioco di continui spiazzamenti.
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"...se fosse per me tutti gli omosessuali, gli ebrei e i comunisti sarebbero internati in campi speciali, costruiti appositamente per loro. Ma il mondo che avevo immaginato non sarebbe diventato realtà. Il futuro che avevo concepito mi era stato sottratto."

Spesso le cose non vanno come dovrebbero o per meglio dire, come avremmo voluto.
Tanti autori ci hanno abituato a sbirciare nuove e (im)possibili realtà grazie alle affascinanti teorie dei mondi paralleli, ma Lavie Tidhar non sconfina nel paranormale, preferisce affidarsi direttamente nell'ucronia e riscrivere la Storia. Una sorta di ripicca, di sberleffo, di rivincita. Vendica così, in parte, tutte le vittime dell'olocausto, raccontandoci di un Hitler che ha perso le elezioni e non è mai salito al potere, del comunismo che come un morbo letale ha annientato il nazionalsocialismo e di una Germania invasa dalla Russia che si è trasformata nel paradiso degli ebrei.
Wolf/Htiler, come molti altri ex leader nazisti, vive sotto falso nome in una Londra di assassini e puttane, trafficanti e ladri, tra politici corrotti e uomini avidi di potere. Ormai non è più nessuno, se non un uomo grigio con un completo grigio... Pochi soldi, poche prospettive, solo tanti sogni infranti e un ammasso di ricordi poco piacevoli. Anche i suoi baffi sono finiti nel dimenticatoio, un taglio netto con il passato e con quella persona che doveva essere e non è stata, una persona che in molti nemmeno riconoscono più. Ed è questo il gioco di Tidhar, spersonalizzare al massimo la figura di un uomo che credeva di poter plasmare il futuro come se fosse argilla e renderlo il più comune possibile. Wolf non è il cattivo che ci aspetteremmo di leggere, ma allo stesso tempo non è nemmeno così lontano dal nostro immaginario collettivo. L'odio razziale gli sconquassa le viscere, pratiche sadomaso estreme gli instillano un insano piacere, è irascibile, arrogante, pieno di nevrosi, ma è palesemente un uomo sconfitto per cui è facile provare anche pietà.
Tidhar durante la lettura riesce a strappare sorrisi e smorfie di disgusto con la stessa facilità. Non ho ancora capito fino a che punto vorrebbe che il suo romanzo fosse preso sul serio, ma una cosa ce la insegna: non è mai un solo uomo a fare la Storia.
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