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Hugh Jackman nei panni dell'irsuto mutante
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The Wolverine non può considerarsi un esperimento totalmente riuscito, ma è sicuramente un grande passo verso la giusta direzione. Dopo una fase di pre-produzione piuttosto travagliata (doveva essere girato da Darren Aronofsky, poi sostituito da James Mangold) e numerose modifiche al progetto originale (da prequel di X-Men a sequel della trilogia) The Wolverine ha finalmente visto la luce coronando il sogno di Jackman, grandissimo appassionato della "saga giapponese" di Chris Claremont e Frank Miller. Purtroppo il risultato finale ricorda solo in maniera molto vaga la storia originale, che per esigenze di continuity cinematografica e/o immediatezza ha subito pesanti modifiche. La love story tra Logan e la stupenda Mariko Yashida (Tao Okamoto) diventa una classica infatuazione alla James Bond piuttosto che un rapporto con profonde radici nel passato di entrambi; il triangolo amoroso con Yukio viene totalmente scartato; i due villain principali, Viper e Silver Samurai, sono altrettanto irriconoscibili e piuttosto superflui ai fini della storia; e l'intera sottotrama con Logan (quasi) privo di poteri, pur essendo un'interessante aggiunta, non viene esplorata in maniera soddisfacente.
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Nonostante numerose sviste o ingenuità, tuttavia, il film di Mangold funziona per almeno due terzi della sua durata confezionando una storia di supereroi intima e concentrata sul personaggio. E' bello ogni tanto assistere ad una pellicola in cui le sorti del mondo, dell'umanità e dell'universo non poggiano sulle spalle del protagonista, e il percorso interiore di Logan- ancora scosso dalla morte di Jean Grey e dagli eventi di Conflitto Finale- è riportato sullo schermo in maniera soddisfacente. L'innegabile talento di Jackman aiuta non poco in tal senso: l'attore è perfettamente a suo agio nei panni del personaggio e il suo entusiasmo è palpabile, anche dopo più di dieci anni dal primo X-Men. Dopo la prima ora e mezza dal vago sapore bondiano The Wolverine si ricorda di essere un film di supereroi e cerca di concludere la storia con un finale epico- mancando clamorosamente il bersaglio. La parte con L'Immancabile Laboratorio Sotterraneo (Tm) e Viper (Svetlana Khodchenkova) in costumino verde, roba che neanche Uma Thurman in Batman & Robin, raggiunge livelli di camp assurdo.
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Il terzo atto conclude in maniera piuttosto moscia quanto di buono era già stato fatto in precedenza. La scena del combattimento sul treno, tanto sbeffeggiata dopo il trailer, è invero uno dei momenti più adrenalinici del film- per il resto, le zuffe tra Logan e i gangster/ninja lasciano parecchio a desiderare, tra shaky-cam (che io ODIO con tutto me stesso) e violenza tanto, troppo edulcorata. Speriamo in una futura versione uncut con almeno un paio di gocce di sangue, altrimenti a che pro parlare di un mutante che squarta la gente con gli artigli?
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Alla fine della fiera The Wolverine è un film discreto, pieno di potenziale ma incapace di esprimerlo appieno. Per fare una battuta scontatissima potremmo dire che i suoi artigli sono piuttosto smussati (hohoho!). Si lascia guardare senza troppi problemi, di sicuro, e la scena post credits (che rimanda al prossimo X-Men: Days of a Future Past) alza notevolmente il valore della pellicola nel suo insieme. Ora tocca a Bryan Singer risollevare le sorti del franchise mutante: Wolverine ha lanciato un buon assist, ma presa singolarmente questo film non lascia grandissime impressioni. Buono per una serata tra amici, comunque. E decisamente meglio di quell'aborto insensato di Origins. Se guarderete un solo film di Wolverine nella vostra vita, per amor del cielo, scegliete questo.
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