Recensione, WOOL di Hugh Howey

Creato il 19 novembre 2013 da Leggiamo
Come in molti sapranno avevo aspettative davvero alte per questo bellissimo tomo, curato graficamente in modo impeccabile, ma dopo un inizio decisamente promettente si sono alternati alti e bassi e la lettura non è filata sempre liscia come speravo. Avrei voluto usare parole più lusinghiere, ma spero comunque che apprezzerete la mia opinione.
W O O L  d i  H u g h  H o w e y
| Fabbri Editore, 2013 | pag. 552 | € 14,90 | Wool #1, #2, #3, #4, #5 |
Cosa faresti se il mondo fuori fosse letale e l’aria che respiri potesse uccidere? Se vivessi in un luogo dove ogni nascita richiede una morte e le tue scelte possono salvare vite o distruggerle? Questo è il mondo di Wool. In un futuro apocalittico, in un paesaggio devastato e tossico, una comunità sopravvive rinchiusa in un gigantesco silo sotterraneo. Lì, uomini e donne vivono prigionieri in una società piena di regole che dovrebbero servire a proteggerli. Il rispetto delle leggi è affidato allo sceriffo Holston, un uomo lucido e malinconico che vive nel ricordo della moglie scomparsa. Dopo anni di servizio integerrimo, un giorno, a sorpresa, rompe inaspettatamente il più grande di tutti tabù e chiede di uscire, di andare fuori, incontro alla morte. La sua fatidica decisione scatena una serie di terribili eventi. A sostituirlo è nominato un candidato improbabile, un tecnico specializzato del reparto macchine: Juliette. Ora che il silo è affidato a lei, imparerà presto a sue spese quanto il suo mondo è malato. Juliette è abituata ad aggiustare le cose e vuole vederci chiaro: com'è nato il silo? E chi ha interesse a mantenervi l’ordine, tanto da arrivare a uccidere? Forse il silo è in procinto di affrontare ciò che la storia ha lasciato solo intendere e che i suoi abitanti non hanno mai avuto il coraggio di sussurrare. Rivolta.

Voto:
Leggere Wool non è stato affatto semplice, perché lo stile di Hugh Howey  - molto lineare - ha una lama a doppio taglio: da un lato incalza la lettura, dall'altro sa essere così scarno e poco emotivo da bloccarla. Per questo non ho letto Wool tutto d'un fiato, non è un romanzo da divorare ma da prendere a piccole dosi, cinque per l'esattezza, come i capitoli che lo compongono  (in origine romanzi brevi auto pubblicati come fanfiction). Il motivo? Presto detto. Se leggete la trama sul risvolto di copertina scoprite che la vicenda si svolge nel sottosuolo all'interno di un enorme silo in cui è stata riprodotta la vita che si svolgeva un tempo in superficie regolamentandola però in modo rigido e assoluto. Quando l'integerrimo sceriffo Holston muore, il suo incarico passa a Juliette, una donna di trentadue anni, meccanico di professione, che spera con il suo operato di dare nuove speranze e prospettive migliori alla comunità.
Pochi aneddoti riassunti in una decina di righe che in realtà contano ben centotrenta pagine, ovvero due "libri". Centotrenta pagine che rappresentano in qualche modo una lunga prefazione.
Il capitolo dedicato a Holston, il primo, è il migliore: suggestivo, claustrofobico, delirante, addirittura avvincente nel suo "dire e non dire", ma soprattutto struggente. Conosciamo un uomo distrutto dal dolore per la perdita della moglie che tre anni prima aveva deciso di uscire dal silo convinta che ad attenderla non ci sarebbe stata la morte, ma la vita vera, nonostante la Vista dei piani alti offrisse da sempre cieli plumbei e terre desolate. Holston decide di seguire quel sogno impossibile e si condanna a morte. Si condanna alla Pulizia e a tutti i rituali che questa comporta: la notte in cella, la vestizione, la camera di decompressione e poi l'uscita verso l'esterno, verso tutto quello che non c'è nel silo. Un cielo sopra la testa, il vento che ti sfiora, la luce non artificiale. Tutto per pulire le lenti che consentono la Vista e non tornare indietro.
Sessanta pagine che catapultano in una voragine di menzogne e false illusioni in cui il lettore si ritrova prigioniero di quella grande matassa che è Wool e capisce che solo dopo aver sfogliato l'ultima pagina sarà di nuovo libero.
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