Genere: Azione
Regia: Bryan Singer
Cast: Hugh Jackman, Ian McKellen, Patrick Stewart, James McAvoy, Michael Fassbender, Jennifer Lawrence, Halle Berry
Durata: 130 min.
Distribuzione: 20th Century Fox
Dopo aver diretto il primo e il secondo capitolo della saga, Bryan Singer, regista acclamato per I Soliti Sospetti e Operazione Valchiria, riprende in mano le sorti dei mutanti più famosi dei fumetti targati Marvel. Gli X-Men, come si sa, non hanno vita facile, dal momento che si trovano a combattere per la loro sopravvivenza non solo contro gran parte degli umani, pronti a tutto per eliminarli, ma anche contro chi, come Magneto, crede che l’unico modo per porre fine a questa guerra sia usare i loro metodi soppressivi. Nel 2023 le cose iniziano a cambiare. Gli umani, dopo aver creato delle macchine (Le Sentinelle) in grado di individuare e sconfiggere gli ultimi mutanti sulla Terra, sembrano avere la vittoria in pugno, costringendo due persone dalle idee politiche completamente opposte come Xavier e Magneto a unirsi per cercare una soluzione adatta a salvare l’intera specie, dopo tanti anni passati a fronteggiarsi l’uno contro l’altro. L’unica carta rimasta per un futuro sereno è quella di ritornare nel passato, precisamente nel 1973, anno in cui sono iniziate le sperimentazioni e le creazioni di questi mostri. Usando il potere di Kitty Pride, è possibile infatti proiettare la coscienza dell’assistito in punto preciso del tempo, con il rischio tuttavia di gravi conseguenze celebrali per via della distanza temporale da affrontare. L’unico in grado di sopportare tali degenerazioni è Wolverine, grazie alla capacità delle sue cellule di riprodursi istantaneamente.
La pazienza non è il suo forte, Wolverine lo sa bene. Tuttavia il suo è un ruolo di vitale importanza, perchè avrà l’arduo compito non solo di impedire una catastrofe planetaria, ma dovrà influire sulle scelte di tre personaggi (Magneto, Xavier e Mystica) decisivi sul futuro che sta vivendo. L’interdipendenza dovuta all’intreccio tra questi due mondi, collegati dalla coscienza di Wolverine,rivela come ogni azione prodotta dall’uno o dall’altra parte provochi delle conseguenze su entrambe le dimensioni. Il rischio di cadere nell’errore, sbilanciando una situazione rispetto all’altra, poteva causare un fallimento imponente per la saga più longeva della Marvel, ma il coraggio di Brian Singer e dello sceneggiatore Simon Kimberg di portare sullo schermo una storia complessa, equilibrata, avvincente e spettacolare, rende X-Men: Giorni di un futuro passato il miglior film girato della serie, dove ognuno si ritaglia un ruolo da protagonista, accontentando tutti gli appassionati del fumetto. Oltre a questa motivazione, il fatto di volersi focalizzare su un personaggio trattato in secondo piano nei precedenti episodi come Mystica, ha portato al lavoro di Singer un tocco di qualità in più. Capire le scelte di personaggi apparentemente sinistri ma con un passato oscuro e difficile è sicuramente un vantaggio per comprendere al meglio l’intera narrazione, dove in questo caso la ragazza “camaleontica” rappresenta appieno l’ago della bilancia, il punto dove tutto converge. Anche l’aspetto scenografico possiede qualcosa di affascinante, come ad esempio il passaggio repentino da una situazione apocalittica, cupa, verso un periodo acceso, ma non privo di sfumature come gli anni ’70, epoca di scandali e di crisi sia economica che politica. L’azione, come sempre, non manca, come non scarseggiano alcune sequenze davvero esilaranti (in particolare, quelle dove QuickSilver entra in azione). Insomma, in questo film c’è tutto. Basta solo sedersi sulla poltrona e godersi lo spettacolo.
Voto: 3,5 su 5
Il trailer