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Recensione Z for Zachariah

Creato il 20 gennaio 2016 da Lightman

Margot Robbie, Chiwetel Ejiofor e Chris Pine sono gli ultimi sopravvissuti all'apocalisse radioattiva in Z for Zachariah, drama post-apocalittico tratto dal romanzo di Robert C. O'Brien e diretto da Craig Zobel.

Recensione Z for Zachariah

Il mondo come lo conosciamo non esiste più, ora devastato dalla radiazioni. Solo una valle è magicamente scampata al disastro ed è proprio qui che la bella Ann vive da tempo in costante solitudine, ingegnandosi per procurarsi il cibo e continuare a vivere. Un giorno però in quel luogo incontaminato arriva John Loomis, un altro sopravvissuto del fallout in gravi condizioni di salute. La ragazza decide di prendersi cura dell'uomo e accoglierlo in casa sua, dando il via ad un rapporto di fiducia che sembra potersi trasformare in una sorta di platonica relazione romantica. L'idillio della "coppia" viene però messo a rischio dalla comparsa di un altro survivor, il minatore Caleb, il quale farà scoccare la scintilla della gelosia.

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Recensione Z for Zachariah

Il regista Craig Zobel, già autore dell'apprezzato Compliance (2012), cita tra le sue influenze il cinema di Andrej Tarkovskij ed è innegabile che alcune sequenze e atmosfere traggano ispirazione dal magnetico stile del grande cineasta sovietico (esplicativa la scena del bicchiere negli ultimi minuti, chiaro omaggio a Stalker). Z for Zachariah al contempo però si autocompiace eccessivamente nell'estenuante processione di eventi che, pur non privi di un fascino primordiale, non sempre vanno a segno con la giusta lucidità. Dramma post-apocalittico che riprende il sentore umanistico tanto di voga nel genere, il film prodotto, tra gli altri, da Tobey Maguire (che in origine avrebbe dovuto anche interpretare John), vive di istanti e sensazioni in un ambiente puro e incontaminato che trova nella natura neozelandese (nonostante il film sia ambientato nell'est degli Stati Uniti) il perfetto scenario atto a raccontare questa storia profondamente introspettiva di gelosie e tradimenti. Lo sfondo di un mondo alla rovina è qui utilizzato per dar vita ad un'analisi pseudo-poetica sulla dinamiche sociali che muovono il nostro contemporaneo, con l'arrivo di un elemento esterno a scardinare la quiete di una coppia in divenire e a mettere in mostra i lati più oscuri che coesistono in ognuno di noi. Il problema maggiore di un tipo di operazione così complessa e ambiziosa risiede in una certa prevedibilità di fondo (colpo di scena finale incluso) che va a smorzare il senso di sorpresa in un racconto che, ispirandosi all'omonimo romanzo pubblicato nel 1975 da Robert C. O'Brien, riprende in pieno tutti i cliché del classico ménage à trois declinati alla fine dei tempi. Z for Zachariah funziona quindi a metà e deve molto alle azzeccate scelte di casting: Margot Robbie è bella e credibile, Chiwetel Ejiofor intenso e magnetico e Chris Pine ha la giusta dose di sex-appeal per il ruolo.

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