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Recensione:"Su ali d'acquila" e intervista con Flavia Basile Giacomini

Creato il 20 ottobre 2015 da Sherzade90 @SogniMarzapane

Una promessa d'amore capace di cambiare il destino di una storia. Un sogno che si trasforma in incubo e la capacità unica di riuscire a guardare oltre ciò che appare. La straordinaria forza di varcare anche i limiti che la ragione impone. Rebecca e Gregory. Oltre la passione, oltre l'amore, oltre la paura, oltre l'oscurità del male. Perché dovrai credere anche a quello che non pensavi fosse possibile, per riuscire ad attraversare scalzo l'inferno.
Terminato di leggere questo libro, l'ho chiuso e sono rimasta a guardalo per minuti infiniti senza quasi respirare. Dovevo ricollocare al proprio posto le mille emozioni che mi avevano accompagnata lungo la lettura.
Un libro così coinvolgente normalmente lo leggo tutto d'un fiato, senza pause... perché ogni interruzione mi impedirebbe di goderne a pieno. Con questo non ce l'ho fatta. Sono stati toccati temi che mi angosciano molto e mi spaventano non poco e che mi hanno costretta a sospenderne la lettura per l'esplosione che avevo nel petto. La sofferenza di Rebecca e Gregory è talmente vera che non si poteva restare indifferenti. Può l'amore portarti all'estasi della felicità completa e poi catapultarti nel più cupo dei dolori? Evidentemente sì, perché solo chi conosce la vera sofferenza, solo chi ha toccato i due estremi della vita (la felicità totale e il dolore più acuto) può trasmettere ciò che io ho provato leggendo questo libro.
La vita spesso ti strappa gli affetti senza una spiegazione e non tutti hanno la capacità di tirare fuori la forza necessaria per dire: "No! Quella persona è mia, mi appartiene!" e andarsela a riprendere. Spesso rimaniamo prigionieri delle nostre paure e della nostra incapacità di leggere negli occhi di chi si ama, il grido di aiuto che ci viene lanciato. Rebecca lo ha visto e sentito quell'urlo muto di Gregory attraverso i suoi occhi.
Ha saputo leggere nella sua anima e ha trovato la forza di andare a riprendere ciò che le apparteneva. E Gregory... beh... la sua salvezza è stata quella di non riuscire a tagliare il suo legame con Rebecca nonostante il male fatto e subito, le cattiverie dette e sentite, le azioni violente... La cosa più sconcertante è sapere che questo libro è basato sulla vita vera perché Rebecca e Gregory esistono davvero e tutto ciò che è narrato qui è esperienza vissuta.
E questo è un altro motivo per cui in alcuni momenti ho dovuto astenermi dal leggere perché troppo sconvolta. Io personalmente ho paura di certe cose e questo va al di là del credo religioso. Gregory e Rebecca sono un esempio vivente di ciò che l'uomo è in grado di fare se lascia operare il lato più puro della sua natura. Se Dio esiste davvero o semplicemente esiste il destino, io credo che queste due anime siano state poste l'una sul cammino dell'altra proprio perché si salvassero a vicenda. Gregory ha salvato Rebecca dalla sua solitudine famigliare, dal suo male di vivere, dalla sua voglia di
 auto-lesionarsi ricercando il dolore come unica fonte di sopravvivenza.
Rebecca è stata posta sulla strada di Gregory perché uscisse dalla sua smania di potere e cogliesse il vero significato della vita. Quella stessa vita che lui conosceva bene considerando il suo lavoro ma che forse non aveva capito fino in fondo. Quella vita che è forza, coraggio, amore, sofferenza al di là dei giochi di potere e di denaro che purtroppo sono i primi ad attirare la fragile natura di tutti noi. Quello che più mi è piaciuto del modo di scrivere di Flavia Basile Giacomini è la semplicità delle parole che sono comunque dirette al cuore di chi legge. I suoi dialoghi sono pochi ma essenziali per il completamento della situazione per lasciare spazio alla minuziosa descrizione di sentimenti, situazioni, reazioni, passioni che permettono così di assorbire totalmente i suoi personaggi e comprenderli fin nella loro stessa anima... facendoli penetrare completamente nel tuo profondo. Cercherò quanto prima di fare un’intervista a Flavia…
Recensione:
Oggi il blog ospita Flavia Basile Giacomini l'autrice di "Su ali d'aquila" e "Angelo di strada".Noi del blog siamo molto felici della disponibilità di Flavia e della sua gentilezza nell'avere risposto alle domande fatte dalla nostra Paola B.
Ciao Flavia e benvenuta sul blog “Sogni di Marzapane”. Vorrei che tu ti presentassi alle nostre lettrici e ci spiegassi come nasce la tua passione per la scrittura.
Ciao a tutti!La mia passione per la scrittura ha una storia lunga, probabilmente quanti gli anni in cui sono stata in grado di formulare dei pensieri e tracciarli con la penna su carta. Già in seconda elementare mi cimentavo in piccoli racconti e poesie. Tutti gli anni della scuola, fino alla maturità scientifica, hanno segnato per me una importante crescita da un punto di vista letterario-umanistico, rendendomi sempre particolarmente prolifica nelle composizioni scritte. Il percorso universitario mi ha vista impegnata proprio nel ramo della comunicazione ed è stato a quel punto che ho odiato profondamente la scrittura perché rappresentava ciò che tutti si aspettavano che io facessi. A distanza di oltre un ventennio ho avuto la necessità di impegnarmi in qualcosa e scrivere era l'unica che sapessi fare e per la quale avessi studiato. Tra l'altro con questa ultima affermazione ho vinto un concorso e sono entrata, lo scorso anno, alla scuola per scrittori in Rai. Oggi non saprei dire se amo scrivere, mi procura spesso molta sofferenza e frustrazione, sono una perfezionista ai limiti della paranoia, eppure non saprei più farne a meno.
Parlaci di Angelo e di Ali
"Su ali d'aquila" è il mio primo romanzo, il secondo pubblicato, e nasce da una necessità autobiografica di testimonianza riguardante alcuni eventi drammatici che hanno segnato la mia vita. Un cammino all'interno della dipendenza d'amore, della depressione, della perdita totale di sé e della propria dignità, fino alla risalita, alla presa di coscienza, all'uscita dal tunnel nero. Ambientato a New York negli anni Novanta, appare come una storia d'amore importante e tuttavia il pubblico che mi scrive avverte immediatamente che le vicende narrate hanno una importante base di vissuto."Angelo Di Strada" invece è un'opera narrativa completamente frutto della mia creatività, nato per un concorso e successivamente pubblicato. Narra le vicende di un gruppo di amici tra i venti e i trent'anni in una Roma benestante ma non ostentata; parla di amicizia, famiglia, amore, legami e anche omosessualità, che tuttavia è soltanto lo spunto per riflessioni più profonde sul senso della vita e del viver in generale.
A quale dei tuoi personaggi sei più legata?
Reb (protagonista di "Su ali d'aquila") sono io, difficile accettarla e guardarla con benevolenza, visto il rapporto conflittuale con me stessa. Elisa (coprotagonista di "Angelo Di Strada") rappresenta il mio ideale di donna, volitiva e ferma, forse per questo ho fatto delle scelte drastiche sul suo personaggio. Michael (di "Michael Frost" in uscita a novembre) insieme a Chiara e Ivan (de "L'elefante di cristallo, inedito) sono probabilmente quelli a cui sono affezionata. Ma forse il vero amore deve ancora arrivare, deve ancora essere pensato e creato.
Angelo è gay. Come ti rapporti con il diverso (anche se è una parola eccessiva a mio parere) in generale?
Diverso da chi? Normalmente, per indole, mi schiero sempre dalla parte dei più deboli, degli emarginati, dei più attaccabili. Perché? Perché ho vissuto la sofferenza più nera, sono stata in una clinica psichiatrica e per tanto tempo mi sono sentita una diversa.
Sappiamo, per tua stessa ammissione, che Ali non è altro che la trasposizione in carta delle pagine di un certo periodo della tua vita. Anche Angelo parte dagli stessi presupposti o ha altra ispirazione?
No, Angelo nasce a tavolino. Parte da un'idea da comunicare, viene plasmato su una serie di sentimenti che volevo sviscerare e poi, come tutti i romanzi, a un certo punto ha preso il via e ciò che avevo progettato ha lasciato il posto alle vite dei personaggi che, delineandosi, andavano scrivendosi da sole. È una magia che capita spesso quando si crea un racconto.
A cosa stai lavorando adesso?
Sto chiudendo il lavoro di revisione, dopo il bellissimo editing del mio editor Alberto Andreoli Barbi, di "Michael Frost. Il destino di un condottiero" che sarà pubblicato il prossimo mese. Si tratta del mio primo fantasy, un esperimento a dire il vero, che dovrebbe essere il primo di una serie.
Perché hai scelto il self publishing?
Purtroppo non ho scelto. Ho avuto un editore in passato, dal quale mi sono allontanata per mezzo di battaglia legale per motivi legati ai rapporti con editor e ufficio stampa. Avevo però un pubblico in attesa e ho dovuto pubblicare. Pochi editori ad oggi si sono interessati al mio lavoro e di questi non mi sono sentita di accettare nessun contratto finora propostomi.
Come definisci il tuo stile di scrittura?
Il mio stile di scrittura è fluido, scevro da sovrastrutture, lineare e facilmente comprensibile a tutte le fasce di pubblico di lettori. Non amo la sperimentazione di tecniche avanguardistiche, mi definisco piuttosto didascalica, mi piace trascinare i lettori fuori dalla pagina e accompagnarli all'interno dei mondi descritti.
Rispetto a ciò che viene pubblicato oggi i tuoi sono romanzi auto-conclusivi, cioè non prevedono seguito. Pensi di scrivere qualcosa in più volumi o preferisci evitare di essere equiparata alla massa?
Non è una questione di mode, credo piuttosto sia un tipo di concezione della scrittura narrativa. Io parto da un'idea chiave ed essa trova compimento nello svolgimento e soluzione del racconto. In ogni caso, ho provato ad ampliare la mia ricerca creativa in "Michael Frost" che non è in alcun modo auto-conclusivo.
Da dove prendi le idee per caratterizzare i tuoi personaggi?
Ovunque. Dal mondo che mi circonda. Osservo e ascolto tutto e tutti con grande attenzione. Faccio a brandelli il mondo e poi lo riassemblo con coordinate nuove: le mie.
Come sono nati Angelo ed Elisa?Da un'intuizione. Il diverso più diverso chi potrebbe essere se non un gemello completamente opposto?
I tuoi personaggi prendono fattezze da qualcuno in particolare dalla vita reale (tipo persone che conosci o attori/attrici) o sono totalmente frutto della tua fantasia? Per intenderci: se di un tuo romanzo dovessero farci un film sapresti già chi preferiresti nella parte?
Sicuramente utilizzo spesso dei modelli di riferimento. Mi aiuta con le descrizioni. Spesso si tratta di attori che ammiro, così nella mia testa Gregory (Su ali d'aquila) ha il volto di Matt Bomer o Michael (Michael Frost) quello di Alexander Skarsgård. Film? Magari! A me basterebbe un editore serio per lavorare più serenamente!
Puoi dirci qual è il tuo gusto personale in fatto di libri? Hai delle preferenze? Se sì quali e perché.
Amo la letteratura americana contemporanea. Charles Bukowski, Palahniuk, Capote, Wallace, Fante, Yates. Non mi piace la letteratura rosa in genere, mentre amo i thriller e i romanzi di denuncia.
Una domanda a cui ti piacerebbe rispondere e che nessuno ti ha mai rivolto.
Che cosa non riusciresti mai a scrivere? Un romanzo comico e invidio quelli che riescono a scrivere così bene da far ridere ad alta voce il lettore. La mia massima ammirazione.
Grazie per la disponibilità e a presto con Michael Frost.
Grazie di cuore a voi per la gentile attenzione!

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