Recensioni a basso costo: Il bosco della morte, di Susanne Staun

Creato il 12 aprile 2012 da Mik_94
Aitempi della crisi anche leggere è diventato un lusso? Le vostretasche piangono a causa del prezzo alto dei romanzi “post” leggeLevi? Per voi recensioni di libri originali e pregevoli a un prezzostracciato; remainders, tascabili, libri scontati .. poco importa!L'importante è il risparmio: i vostri portafogli tireranno unrespiro di sollievo; la vostra immaginazione, con titoliappassionanti e vari, troverà il modo di continuare  anutrire mente e anima. Letture di qualità per prezzi accessibili. Unimmenso grazie a Maria, dell'ufficio stampa Newton !
Titolo:Il bosco della morteAutrice:Susanne StaunEditore:Newton & ComptonNumerodi pagine:Prezzo:€ 9,90Datadi pubblicazione: Marzo 2012Sinossi:Qualesegreto nasconde la dottoressa Maria Krause?
È un medico legaledi Copenhagen, brava e stimata nell’ambiente in cui lavora, ma èuna donna molto sola, schiva e scontrosa, con un marito assente e unpassato oscuro. La sua unica amica è Nkem, chimico forense dellaScientifica, che da sempre la aiuta nelle indagini. Soltanto lei è aconoscenza di una verità inconfessabile che riguarda Maria:vent’anni prima è stata violentata, è rimasta incinta e haabortito, ma la sua mente, stravolta dal trauma, si è inventata unafiglia immaginaria. Nkem non può fare molto per l’amica, se nonconvincerla a trasferirsi con lei a Odense, una cittadina diprovincia dove ha sede un istituto di medicina legale. E il suosostegno si rivelerà indispensabile, soprattutto quando la Krause sitroverà alle prese con l’omicidio di una diciannovenne che èstata strangolata e presenta strane macchie rosse sul collo. Quellaragazza le ricorda inspiegabilmente il frutto della violenza subita…
                   Larecensione 
 Lefredde luci di una sala autoptica. La lucida lama di un bisturi.L'interminabile silenzio dei morti. La familiare incisione a Y che siapre sui loro corpi freddi.Lavita, per il medico legale Maria Krause, si limita a questo.Vivein un appartamento vuoto e senz'anima; un museo fatto di mobilidozzinali e di ricordi sbiaditi. Legata a un marito troppo assente ea una vita priva di forti emozioni, Maria decide di seguire Nkem -sua migliore – a Odense.Illoro non è un rapporto convenzionale, fatto di regali e pubblichedimostrazioni di affetto. In quel caos informe che è la loro vita,si sono riconosciute e si sono trovate. Sono due diverse. Due donnecontro.Maria,con le sue sigarette, la sua sprezzante ironia e il complessorapporto che ha con i membri dell'altro sesso; Nkem, con la pellenera come il carbone, i modi bruschi e il marcato accento di unastraniera trapiantata nella fredda Danimarca. Illavoro a Odense è duro e malpagato, caratterizzato dalle occhiatelascive dei colleghi uomini e dal bieco maschilismo tipicodell'ambiente. Unaserie di efferati omicidi, però, mettono sull'attenti le forzedell'ordine e portano gli annoiati reporter della zona a destarsi dalloro consueto torpore. L'incrociarelo sguardo della prima, indifesa vittima sul tavolo dell'obitorioapre un breccia nel passato della stimata dottoressa Krause enell'oscurità dei suoi segreti.Lericorda una notte d'estate di diciotto anni prima: lo sguardo dolce eil tocco gentile di quel perfetto sconosciuto che, durante una seratadi caldo e stelle, l'ha violentata in un parco sperduto diCopenaghen, lasciandola con un vestito strappato e un traumaincancellabile che la sua mente tormentata ha stravolto e deformato. Novemesi dopo la violenza subita, Maria si rifugia in una villettaisolata e, con la compagnia di un assordante gruppo rock che strilladalle casse del suo stereo, dà alla luce il frutto dello stupro.Emilie, la figlia che vive solamente nella sua testa. Una bambina chenon esiste. Nella sua immaginazione avrebbe diciotto anni, i capellilunghi e biondi, un sorriso delicato e la pelle chiara elentigginosa: le medesime caratteristiche dell'adolescenteassassinata che, in quel momento, è riversa sul tavolo autoptico inattesa che la giustizia faccia arrestare lo spietato aguzzino chel'ha brutalmente uccisa.Leisa di non avere una figlia e, grazie alla vicinanza dell'inseparabileamica, ha compreso e rimosso il parto malato operato dalla sua mente,ma un inspiegabile sensazione la spinge a considerare quel primoomicidio come un caso altamente personale. ValutareIl bosco della morte, primo romanzo di Susanne Staun pubblicato inItalia, mi risulta assai difficile. Ad attrarmi, inizialmente, furonola magnifica copertina e il titolo, che mi avevano allontanato dallosgradevole presentimento di stare per leggere un ennesimo facsimiledella magistrale trilogia di Larsson e indotto a credere di trovarmidi fronte a un thriller coinvolgente, anche se più vicino alleconvenzioni americane. Sbagliato.Nonci sono Sherlock dall'adorabile accento british e pacati detectivedalla voce calma e dalle mani calde; inoltre, lo stile, inizialmentedenso e poco scorrevole, può rendere poco piacevole la lettura deiprimi capitoli del romanzo. Quelfango vischioso che rende tanto difficile il procedere dellanarrazione, tuttavia, non vi lascerà scampo. Vi risucchierà in unturbine oscuro, fatto di sangue e sconcertanti verità, trascinandovinel fitto del suo mistero e in un'indagine al cardiopalma.Asuscitare un'insana curiosità non sono le macabre descrizioni e lemodalità dell'indagine, ma l'accurata caratterizzazione psicologicadei singoli personaggi. Si percepisce l'odore delle loro sigarette,la solitudine che aleggia nelle loro stanze, il cinismo e la durezzache un mestiere del genere deve richiedere. Non c'è traccia dellasimpatica Alice Allevi di Alessia Gazzola o della Kay Scarpetta dellaCornwell. Non c'è la dolcezza dell'amore, il calore di una famigliao l'ironia sopra le righe di Bridget Jones a scrollar loro di dossol'amarezza di un tormentato vivere. Susanne Staun attua una completadiseroicizzazione della protagonista. Lo spoglia delle sue qualitàaccessorie, della calma che il suo camice bianco lascia trapelare,mostrandoci il lavoro di medico legale per “quello che è” e nonper “quello che sarebbe bello che fosse”. Paradossalmente, imedici legali sono costretti a vivere con la costante compagnia dellamorte. Non c'è ironia in tutto questo; non c'è poesia. Ladescrizione della vita della protagonista è cruda e dolorosamenterealistica. La sua lingua tagliente e la continua sete di emozioninon sono altro che una facciata per celare il suo disagio. Ilfilo che lega lucidità e follia è molto labile e, a fine lettura,vi farete una domanda precisa: con la frase “Quanti deliri puòconcepire una mente malata” - presente in grassetto sulla copertina-, l'autrice intendeva riferirsi al killer che insanguina le stradedi Odense con la sua ferocia o proprio alla protagonista, le cuinotte sono dominate da insane voglie e da pensieri indicibili? Questonon è un libro per tutti. E' cattivo, politicamente scorretto.Difficile da “digerire”. Non imita Larsson, ma ne ha la forza ela durezza. E' sporco, torbido e insanamente affascinante. Forseunico nel suo genere. Peccato per la frettolosa risoluzione finale.Un epilogo più incisivo avrebbe dilaniato le aspettative degliamanti del consueto “happy ending”, ma avrebbe reso piùindelebile la firma della Staun sulla pelle e nei cuori.Ilmio voto: ★★★★ -

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