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Titolo: La creaturaAutore: Chris Priestley Editore: Newton ComptonNumero di pagine: Prezzo: € 9,90 Ebook: € 3,49Sinossi: Londra, 1818. Billy è un piccolo furfante di strada. Portafogli e borsette sono le sue specialità. Cretur invece è un mostruoso gigante, un incubo orribile e spettrale, un essere che terrorizza e spaventa chiunque lo incontri e che non sembra neppure umano. All'inizio Billy e Cretur decidono di darsi una mano a vicenda, solo per pura convenienza. Ma tra crimini orribili e grandi slanci di generosità, a poco a poco tra loro nasce un legame che assomiglia sempre più alla vera amicizia. Fino a quando i due decidono di lasciare Londra e partire per un lungo viaggio verso nord, affrontando ladri di cadaveri, esperimenti scientifici, folle sanguinarie e amori impossibili, sulle tracce di uno scienziato che si diletta di arti oscure. Un uomo che ha commesso un peccato che non può perdonarsi e non può essere perdonato. Un uomo che si chiama Victor Frankenstein...
La recensioneMai come in questo periodo, mentre le nostre nonne discutono con un mese d'anticipo dei mille dilemmi del menù del cenone e, mentalmente, ci prepariamo già a fare e a ricevere i regali più inutili e costosi, alcune storie sono preziose come l'oro per riflettere in silenzio sul nostro egoismo e sulla fortuna smodata che ci è stata data in sorte. Da bambino, ad esempio, bastava la triste fiaba della Piccola Fiammiferaia o un capitolo o due della mia versione illustrata di Oliver Twist per commuovermi e per far tacere a colpi di singhiozzi ognuna delle mie vacue lamentale, dandomi l'impressione di vestire i panni di uno di quei nobili dal cappello a cilindro che, altezzosamente incurante dei volti emaciati e degli occhi pieni di lacrime che fissavano dall'altro lato della vetrina del ristorante le leccornie del suo pranzo luculliano, chiudeva gli occhi sulla realtà ed apriva la bocca avida per accogliere l'ennesima forchettata di caviale e ostriche.Leggendo l'incipit dell'ultimo romanzo di Chris Priestley, sono tornato a sentirmi così - emozionato e affranto, davanti a uno scorcio impietoso e realistico, che, riscrivendo le mie priorità tra la nebbia, la fame e il gelo della Londra ottocentesca, mi ha fatto sentire potente e impotente al tempo stesso. Un vincitore che può tutto, anche cambiare un mondo di infelici ombre che non è mai svanito, e uno sconfitto senza nessuna speranza.Siamo alla soglia del Natale e, in un'Inghilterra fredda e grigia, cade finalmente la neve. Non porta risate, cappellini colorati e gioia sul volto dei più piccini, ma solo freddo e una fame che si acuisce ad ogni grado che si abbassa. Billy, non ancora l'età per lavorare ma già tanto rimpianto dentro, vaga in quello scenario di desolazione e gelo. E' appena l'inizio della sua avventura, ma lui è pronto ad accogliere la fine del suo dolore, della sua vita. E' un anacronistico “vinto” verghiano, un'anima sconfitta in partenza. Solo.Improvvisamente, un corpo riverso in una strada secondaria. Un miserabile come lui che non ha vinto la partita con la morte, ma che per Billy – in occasioni disperate, anche sciacallo – è un pollo da spennare. In una delle tasche del suo immenso giaccone, potrebbe esserci qualche penny in grado di assicuragli una notte in un posto caldo o un orologio da rivendere per un pezzo di pane. Poi la notte acquisisce forma, la luna si eclissa momentaneamente. Il cadavere si alza e la sua ombra mostruosa nasconde l'urlo del ragazzino. La fine. O il principio...? Domanda fortemente retorica. E' da quando ho chiuso il romanzo che ho la voglia irrefrenabile di parlare con voi dell'originalità e della straordinaria inventiva che mi hanno letteralmente contagiato. Ve lo dico io: è l'inizio!La creatura mi ha portato indietro nel tempo: alla mia infanzia, ai libri dell'orrore che hanno caratterizzato il mio diventare grande, all'epoca in cui - una vita fa – devo necessariamente aver vissuto. La Londra romantica è, per me, l'equivalente della Manhattan di Woody Allen e della Parigi di Luc Besson. L'ho sognata forte con Dickens, l'ho vista concretamente grazie a Tim Burton e, adesso, l'ho stretta tra le pagine di Priestley come se si trattasse di una vecchia e splendida amica, dai comignoli che sputano sbuffi di fumo, i tetti a punta e le arterie umide che ospitano ladruncoli dal cuore d'oro e impensate meraviglie. Non conoscevo, d'altro canto, Chris Priestley e, da amante del gotico, mi cospargo la testa di cenere. Mi è bastato un solo romanzo per adorarlo. Ha uno stile minuzioso, evocativo, accattivante e deliziosamente lugubre che, con il brio di Gaiman e la profondità di Zafòn, strizza maliziosamente l'occhio alle penne più illustri ed antiche e, in 300 pagine scarse, rende il suo ultimo romanzo un mistero continuo ed affascinante, che non ha né laboriose ridondanze, né lacunose voragini. Le pagine scorrono tra grandi sorprese, sorrisi e dramma e, irresistibili, un capitolo tira l'altro, fino all'astuto e geniale epilogo che prima sconcerta, poi, a mente lucida, si comprende nella sua unicità.Ma, errore ancora più grande, non conoscevo la grandezza del Frankenstein di Mary Shelley, che – fisico, brutale, claudicante e con i famosi (e immancabili) bulloni ad uscirgli dalle orecchie – svaniva, per me, nonostante la sua mole titanica, nel fascino raffinato e sanguinoso di Dracula. Se del Principe del male di Stoker ho letto rivisitazioni e sequel e visto la miriade di reboot fatti per il cinema e la TV, il tormentato gigante della Shelley mi ha sempre lasciato indifferente, relegato in pomposi sceneggiati in costume e in pessime parodie. Non vi nascondo che conoscerlo in queste vesti inedite mi ha riempito di una sorpresa maggiore di quella relativa alla scoperta di una nuova, valente penna del panorama horror. La Creatura, infatti, è la storia di un'amicizia straordinaria, di una dipendenza irrinunciabile, capace di costruire e distruggere. Un sentimento più vero e viscerale dell'amore, che renderà l'imponente Cretur ombra del capriccioso Billy e Billy supporto del sognante Cretur, in un giro di vite ed emozioni, che porterà il ragazzo mingherlino dell'inizio a diventare un uomo forte e dalle spalle larghe e il celeberrimo orco un uomo (sì, uomo), sempre più libero dal richiamo del suo ambizioso creatore.I ruoli si ribalteranno spesso e i “mostri” si riveleranno, all'occorrenza, romantici Cyrano col pallino per Jane Austen e un innato senso della famiglia, mentre gli “uomini” le vili e barbare bestie che, per loro natura, non potranno mai aspirare alla gloria per cui sono nati. E lascio a voi la scoperta di quanti sorrisi possa regalare l'immagine di un omone che, con un cuore grande grande e le nocche ancora livide, si rifugia nei grandi amori di Persuasione e tra i versi dei poeti romantici. Sparsi per l'intero romanzo come le briciole di pane nelle fiabe, una serie di piacevoli rimandi ai coniugi Shelley, a Keats, Dickens e al Big Fish di Tim Burton, tra circhi erranti, orfani scapestrati, giovanotti che fanno colpo al suono di “Una cosa bella è una gioia per sempre” e coppiette di mezza età che, sui gradini del National Gallery, discutono delle prossime vacanze in Italia e dei soggetti delle loro prossime opere.L'ho apprezzato sin dall'inizio, poi è arrivato il finale e avreste dovuto vedere la mia faccia. La quintessenza della delusione.E' stato solo quando sono andato in cerca di un eventuale seguito che all'amarezza è subentrato il sorriso. Un attimo... – mi sono detto - io il resto della storia lo conosco già!Con lo stomaco in subbuglio e la mente che gioiva, mi sono trovato a esultare della genialità di Chris Priestley. Chapeau!
Oscuro, divertente, ambizioso, originale e commovente, in tempo di festa (e di crisi!) La creatura è il regalo perfetto. La versione orrorifica e macabra di Quasi Amici e Basta guardare il cielo. L'incubo dal quale non avrei voluto mai svegliarmi.Il mio voto: ★★★★Il mio consiglio musicale: Maybeshewill - He films the Clouds pt.2
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