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Recensioni a “un’altra estate”

Creato il 31 ottobre 2014 da Paolo Ferruccio Cuniberti @paolocuniberti

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SCHEDA CRITICA PREMIO LIBRO CHE CAMMINA “REIS ENCREUSE” – 2° classificato

La storia che racconta Paolo Cuniberti parte da lontano ed è, in principio, una storia che riguarda due famiglie, una piemontese e l’altra siciliana. Quella piemontese vive nel Roero e ha come patriarca Carlo Bongiovanni, purtroppo giunto a fine corsa. La siciliana si regge su tre uomini d’onore, i Bastiani, gente di fiducia di un barone che non si rende conto che il mondo sta cambiando.  Sono le due storie ad avere dentro l’inquietudine del cambiamento, a sospirare la fuga dalle campagne e la ricerca del nuovo, con il mito della Fiat a Torino e l’esercito dei terroni che prende posto sul treno della speranza. In un contesto così lacerante, il romanzo di Cuniberti focalizza l’attenzione su due adolescenti che mordono il freno, Carlo, contadino che sogna la modernità e Maria, picciotta alle prese con esperienze più grandi di lei. Con il sistema del racconto a doppio binario, Cuniberti spoglia il suo racconto di ogni retorica. Svela a noi lettori un’Italia di gente povera, emarginata e piuttosto fatalista, in procinto di tagliare il cordone ombelicale che la lega al destino sempre uguale di chi non ha conoscenza ne strumenti per procurarsela. La bravura dell’autore consiste anche nell’accompagnare i suoi personaggi con empatia, mettendo i lettori sulle loro tracce, nel loro senso di dislocazione, di non appartenenza, di solitudine, facendoli agire sempre nelle retrovie, in piccoli paesi e in periferia.  L’autore si muove con destrezza su due piani, operando uno slittamento tra presente e passato, raccontando la scoperta personale dei propri limiti e desideri dei due personaggi principali del suo libro.

Ma i personaggi nel romanzo di Cuniberti non mancano e viene spontaneo dividerli in due categorie: genitori e figli. I genitori finiscono con l’apparire più fragili, incapaci di trovare soluzioni al loro male di vivere, come persone stanche che girano le spalle al futuro. I giovani sono anche loro ricchi di imperfezioni ma decifrano il mondo con una messa a fuoco più rapida e si scrollano di dosso le incrostazioni lasciate da infanzie non sempre serene. L’ultima annotazione riguarda la lingua usata dall’autore, stringata ed essenziale. Si capisce subito che ha il pallino dei racconti e una passione linguistica che lo porta a scrivere facendo una giusta e mirata economia di parole.

ANDREA TAVERNATI – BLOG IL MONDO DELLO SCRITTORE

Siamo negli anni ’60 e l’Italia sta cambiando. I giovani protagonisti di una storia d’amore che forse si farà vivono ai capi opposti del paese situazioni diverse, eppure per tanti aspetti così simili. Come i protagonisti di 1Q84 di Murakami sono destinati ad incontrarsi, ma per buona parte del libro vivono un lento moto di avvicinamento di cui sono inconsapevoli. In una atmosfera che pare quella di un romanzo neorealista, Paolo Cuniberti dipinge un’epoca e il confuso anelito di riscatto dei protagonisti, che pure subiscono prevalentemente la Storia che li circonda, cercando, in qualche modo, di cavalcare l’onda. Ma il vero protagonista è il tempo, che tutto travolge, ci allontana dal mondo dell’infanzia e dal volto dei nostri cari, non concedendoci altro che la facoltà della nostalgia, anche per quello che abbiamo voluto, e dovuto, rifiutare. Un ottimo libro dunque, nel quale l’attività di documentazione effettuata dall’autore scivola dentro la storia senza appesantirla: tutto è calibrato e corretto, ma “naturale” come se l’occhio del narratore si identificasse volta per volta con quello del personaggio, leggendo il procedere della sua storia dall’interno. Paolo Cuniberti racconta con leggerezza una trasformazione che diventa l’archetipo di tutte le trasformazioni e nella quale ognuno di noi può riflettere, cambiati i contorni, il nostro dolente paesaggio.

GIANCARLO IBBA – SCRITTORE E BLOGGER

“Un’altra estate” è il secondo romanzo di P.F.Cuniberti che leggo. Il primo è stato “Indagine su Anna.” Sono due storie diverse, naturalmente, ma entrambe mi hanno colpito in particolar modo per la loro bella atmosfera e per la ricostruzione certosina (ma senza pedanteria) di un periodo storico talmente vicino a noi (anche se lo abbiamo dimenticato) che potrei definirlo un passato prossimo. Quello che si respira tra le pagine (non tantissime, è vero, eppure dense) di questo libro, per me, è il profumo dolceamaro della nostalgia. Una nostalgia che non è necessariamente positiva, ipocrita o elegiaca, che non smussa gli angoli vivi della realtà e non scolora i sogni di quella generazione. Con una prosa lieve, a tratti pungente, Cuniberti racconta una vicenda banale solo in apparenza, costringendo quasi il lettore più attento a cercare tra le righe il vero significato di ciò che ha scritto. Non ci sono grosse sorprese o incalzanti colpi di scena. Nonostante ciò, grazie anche alla brevità dell’opera, l’autore è in grado di coinvolgere e incuriosire fino al termine della lettura. Quello che resta, alla fine, è piacevole la sensazione di avere conosciuto (attraverso le esperienze e i pensieri dei protagonisti) un Italia che (forse) non esiste più.

GIAMPIETRO MARRA – PREMIO CASA SANREMO WRITERS – Finalista 2014

Paolo Ferruccio Cuniberti sa bene che la terra è uguale a qualsiasi latitudine ci si trovi. Di terra parla nel suo ultimo libro “Un’altra estate” (EEE-Book edizioni, 143), della terra e di due suoi figli; Carlo, che vive in una cascina nelle Langhe in Piemonte e Maria, che abita in Sicilia in un feudo ai piedi della catena montuosa delle Madonie. L’autore ci racconta dieci anni di storia italiana, dal 1961 al 1970, racconta dell’emigrazione verso le città e della fine della realtà contadina italiana, racconta dell’incontro di Carlo e Maria a Torino, città emblema della più recente rivoluzione industriale italiana. I due s’incontrano mentre sono entrambi in fuga da quell’amara terra a cui è impossibile tornare, a causa del peso dei ricordi, a causa delle contraddizioni che s’amalgamano ai quei campi coltivati, sono in fuga e alla ricerca di qualcosa di meglio, di un’alternativa. Carlo e Maria non sono solo due personaggi del racconto di Paolo Ferruccio Cuniberti, sono due mondi diversi e stranamente simili. Le loro storie si alternano in capitoli con sapiente moderazione narrando le vicende dell’infanzia dei due fino al loro incontro che avviene a circa vent’anni. I luoghi, i dialoghi, tutto risulta essere estremamente concreto, così tanto reale da convincerci (sbagliando?) che si tratti di una storia vera, una di quelle nemmeno tanto romanzate, ci lascia la convinzione che da qualche parte nell’Italia degli anni sessanta Carlo e Maria hanno davvero intrapreso il viaggio della speranza che Cuniberti ci racconta. Se sui personaggi il dubbio resta, sicuramente reali sono gli scenari. Luoghi tratteggiati con poche efficaci parole che rendono perfettamente la dimensione e il tempo in cui sono calati. Così la Fiat diventa concreta presenza, come le viuzze di Torino, le periferie e i personaggi secondari che ruotano attorno l’asse gravitazionale di questa nuova (vecchia) città.

Paolo Ferruccio Cuniberti Torino la conosce bene. Anche perché c’è nato e proprio negli anni sessanta e vive nella città anche attualmente. Ha studiato letteratura all’Università di Torino e si è da sempre interessato di cinema, teatro e antropologia. Partendo dal suo territorio d’origine ha iniziato un percorso di studio delle culture popolari italiane, percorso che lo porterà a collaborare anche con varie riviste culturali. Prima di “Un’altra estate” ha pubblicato la raccolta di saggi “Orsi, spose e carnevali” (Araba Fenice Editore, 2013), “Indagine su Anna” (EEE-Book Edizioni, 2012) ambientato negli anni ‘80 e “Body and soul” (EEE-Book Edizioni, 2011 ) ambientato negli anni ’70 e anche finalista premio InediTo 2012. Con “Un’altra estate” conclude la propria personale trilogia sull’evoluzione dei costumi della società nel passato recente.

“Un’altra estate” è un magnifico esempio di come si dovrebbe affrontare un viaggio alla scoperta di un’epoca passata: con gli occhi delle persone che l’hanno vissuta e con la giusta ironia, la necessaria leggerezza. Perché a ben vedere la storia di Carlo e Maria è la storia dell’Italia di ieri, dell’Italia di oggi e anche, data la validità del vecchio “corsi e ricorsi storici”, dell’Italia del domani. È la storia di due personaggi inventati, la storia dei nostri padri, dei nostri nonni, è la storia di come la Storia, al pari della vita, riesca sempre a conciliare i molteplici mondi che si alternano sotto, intorno e dentro, ognuno di noi.



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