- Dettagli
- Pubblicato Thursday, 04 December 2014 10:00
- Scritto da Andrea Schiavone
“Debbi (la Strana) e le avventure bipolari del coniglietto Ribes” di Paolo Di Orazio II è il primo romanzo recensito da LetteraturaHorror.it della nuova collana Incubazioni (Cut Up) diretta da Stefano Fantelli. Clicca e leggi trama e note sull'autore
È una dimensione incubica e ferocemente grottesca quella in ci trascina Paolo Di Orazio con la sua Debbi (la Strana) e le avventure bipolari del coniglietto Ribes.
È un’Alice nel paese delle meravigliose degenerazioni, in cui il mondo reale, crudo e riconoscibilissimo della società contemporanea si mescola alle regioni oscure della mente e a mondi sospesi oltre ogni connotazione spaziale e temporale.
Perché dietro le immagini nauseanti e il linguaggio spietato di Paolo Di Orazio si nasconde una lucida visione della realtà e dei meccanismi corrotti della società, qui portati all’estremo, vomitati nel catino della coscienza attraverso le avventure splatter di Debbi, una puttana ormai inerte e incapace di piangere, di provare anche il minimo stimolo emotivo. Disillusione e annullamento ultimo dell’individuo.
È un mondo che divora se stesso, in cui ogni elemento assume sembianze organiche, sanguina e imputridisce, condannato a una degradazione fatale sotto gli occhi impotenti di un’umanità perversa e alla deriva. Filmati snuff sono indistinguibili dai programmi televisivi delle reti nazionali: “Vanacuria mangia la sua cena, e la TV mangia lui” mentre segue sullo schermo “il programma musicale di prima serata a base di bambini e canzoni strappalacrime”. Pedofilia e cannibalismo legalizzato, l’ormai inarrestabile discesa verso il girone più agghiacciante dell’Inferno, ma che forse coincide con questo mondo.
Tutto combacia, tutto sembra assumere i tratti di una predestinazione (il seme numerico dell’Anticristo. Capovolgi le e di televisione per ottenere 666), dimensioni parallele, mentali e fisiche, che si incrociano in un mattatoio macabro, nel punto nodale di un’esistenza mostruosa.
Si avverte l’eco del trascendentalismo lynchiano, del body horror cronenberghiano e la forza espressiva di immagini scellerate della bassa exploitation di certo cinema di genere, un mondo spoglio, scotennato, che lascia affiorare quel germe marcio che si muove sottopelle, che germoglia ormai impietosamente nel nostro cervello fottuto dal perverso influsso mediatico.
Una lettura che apre gli occhi e chiude lo stomaco.
Paolo Di Orazio è a suo modo paurosamente geniale, coraggioso, sublime affabulatore dell’incubo.