Premessa. Diciamoci la verità di gialli e thriller scandinavi non se ne può più. Fateci spiegare meglio. Negli ultimi anni, da quando è scoppiato il fenomeno di Stieg Larsson e della sua trilogia Millennium, anche nel nostro paese è scoppiata la mania per il giallo e il thriller nordico e, spesso, abbiamo esportato titoli e autore che nulla in più hanno dato, né qualcosa hanno tolto alla letteratura in Italia. Magari per seguire la moda abbiamo, poi, perso di vista autori italiani che, invece, avevano realmente qualcosa da dire.
Fatta questa premessa che, quindi, ci rende immuni dall'idolatria del giallo scandinavo solo per la sua mera provenienza, oggi vogliamo recensire Il messaggio nella bottiglia romanzo del danese Jussi Adler-Olsen facente parte della serie della Sezione Q (che abbiamo già apprezzato con le prime due uscite La donna in gabbia e Battuta di caccia) dove protagonista indiscusso è, senza ombra di dubbio, Carl Mørck, una delle migliori figure investigative che la letteratura abbia mai prodotto.
Diciamo subito che per Il messaggio nella bottiglia, così come per tutta la serie, il discorso fatto sopra nella premessa non ha alcuna attinenza né riferimento. Dal nostro punto di vista, infatti, consideriamo questo romanzo come una piccola-grande chicca immancabile nella libreria di tutti gli appassionati del genere crime.
Adler-Olsen ha una capacità di raccontare eventi e di scrittura al di fuori della norma, si diventa schiavi e si va in crisi di astinenza una volta terminato il libro che lo divorerete, ne siamo sicuri, in pochi giorni, ma ne vorrete sempre di più.
La storia è molto articolata e ben strutturata, mai scontata, mentre la tecnica utilizzata dall'autore annulla tutti i confini spazio temporali creando una storia unica che non stufa mai, né ha momenti di calo, mantenendo sempre alta la tensione dalla prima all'ultima pagina.
Interessantissime le atmosfere noir-danesi tipiche di Adler-Olsen che affascinano e ci fanno sognare, le dovizia di particolari sia ambientali, sia dell'evento, poi, ci proiettano con decisione all'interno della storia narrata, addirittura dopo aver letto questo romanzo vi sembrerà di essere stati anche voi in Danimarca tra Copenaghen e la regione dei fiordi circostante. Cosa non da poco se il paese nordeuropeo vi affascina.
Dicevamo di Carlo Mørck, ma il discorso può essere esteso anche al suo assistente siriano Assad e l'eccentrica Rose, sono caratterizzati alla perfezioni. A fine libro sembra quasi di conoscerli dal vivo, sembrano persone reali, mai eroi, sempre e comunque personaggi in carne e ossa.
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