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- Pubblicato Tuesday, 30 December 2014 10:00
- Scritto da Andrea Schiavone
“Il Vicino” di Andrea Biscaro è il romanzo horror - splatter edito da Safarà Edizioni e recensito oggi da LetteraturaHorror.it. Leggi trama e note sull'autore
Il ritmo è un flusso ininterrotto, un’energia nascosta che sostiene ciò che è visibile. Il ritmo è ordine e simmetria: è musica. Il ritmo può però essere sincopato, interrompersi improvvisamente per poi distendersi, proprio come il ritmo narrativo di Andrea Biscaro. Un ritmo che in Il Vicino si snoda in intrecci tra il pentagramma musicale e le righe del libro, e tra le cui trame si annida l’energia pulsante, l’essenza di questa storia che, proprio come la tecnica narrativa adottata, si muove tra due dimensioni, sospesa tra realtà e immaginazione, tra verità e finzione, tra memoria oggettiva e memoria soggettiva, tra dentro e fuori, tra conscio e inconscio.
Il Vicino è infatti concepibile come un romanzo bidimensionale, biforme, bipolare. È un ricorso al linguaggio cinematografico e musicale, una storia che oltrepassa il confine della pagina scritta e si imprime con forza nell’immaginario del lettore rapito, se non letteralmente risucchiato, in questo vortice intricato e claustrofobico.
Una trama che ricorda le allucinazioni lynchiane di Lost Highway, con l’adozione dello stesso incipit destabilizzante a creare un corto circuito tra memoria soggettiva e realtà filtrata dall’obbiettivo di un videocamera. I codici e i tòpoi a là Lynch ci sono tutti, dall’evocazione di atmosfere cupe e sublimi giochi tra cromie fredde e calde fino all’incursione di personaggi enigmatici, come appunto il misterioso vicino che ricorda l’incarnazione anonima del Mistery Man di Lost Hoghway: figura mediale e mediatica, punto bianco di congiunzione tra le due dimensioni della coscienza.
Ma nelle sue immagini angosciose, nei suoi personaggi alla deriva e nel suo linguaggio secco, vorace e spietato, il nuovo capolavoro di Biscaro ci suona soprattutto come una lucidissima finestra sulla realtà e sull’individuo contemporaneo. Il ricorso al video snuff per raccontare un graduale inabissamento nei deliri dissociativi del protagonista testimonia ancora una volta come Biscaro non sia solo un abile affabulatore dell’incubo, ma come le sue storie travalichino il vuoto sensazionalismo verboso di certa letteratura horror odierna e scavino invece nel profondo, nella carne, alla ricerca di un nucleo di senso che ci aiuti ad aprire gli occhi, sia quelli esteriori che quelli interiori: conoscere il fuori per comprendere il dentro, insomma, fino ad arrivare alla consapevolezza che, forse, lo sconosciuto che dimora al nostro fianco sia proprio quella coscienza rimossa che alberga in realtà in noi stessi.