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Recensioni in progress: Sabina Terziani legge “Cento micron” di Marta Baiocchi (minimum fax)

Creato il 14 febbraio 2012 da Viadeiserpenti @viadeiserpenti

«Pensa a quanto è vecchia la trama: il figlio scambiato, il figlio perduto, Romolo e Remo allevati dalla lupa, il piccolo Mosè, e gli zingari che rubano i bambini per venderli ai circhi, e indietro indietro, chissà chi è stato il primo a raccontare questa storia. A viverla, anzi, perché sarà ben successo, qualche volta, già, deve essere successo un sacco di volte: il Figlio Scambiato, il Figlio Rubato. Succedeva quando gli uomini vivevano nelle caverne, e tutti gli esseri umani sulla terra messi insieme erano meno degli abitanti di Frascati, ma già si perdevano i figli, o almeno, già avevano paura di perdersi i figli. È che l’anima dell’uomo è un appartamento di due camere e cucina, rimastica sempre le stesse paure, dal tempo delle caverne fino a ora, nulla è cambiato nella paura in sé e per sé, cambiano i modi in cui le cose accadono, così adesso invece di una culla vuota ti ritrovi con dodici provette in cui c’è solo liquido di congelamento.
Eppure il punto è un altro, pensa Eva, il punto è se arriverà mai il momento in cui questa storia avrà un termine: questa paternità, questa maternità in cui gli esseri umani danno sfogo ai propri istinti più
morbosi. Questo possesso cieco, il trionfo dell’irrazionale.
Sono sei anni, oramai, che Eva non parla più con sua madre».


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