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Recensioni - “La Parola Fine – Versione Alpha” del CONS

Creato il 31 dicembre 2014 da Letteratura Horror @RedazioneLH
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Pubblicato Wednesday, 31 December 2014 16:00
Scritto da Chiara Borloni

Recensioni - “La Parola Fine – Versione Alpha” del CONS“La Parola Fine – Versione Alpha” del CONS (Collettivo Nuova Scrittura) è il nuovo ebook post apocalittico autopubblicato recensito quest’oggi da LetteraturaHorror.it. Clicca qui e leggi trama e note sull’autore.
“L’uomo è ribellione, fantasia, violenza. Non calcolo, norma, statistica”. L’incipit de La Parola Fine – Versione Alpha”potrebbe benissimo essere lo slogan del CONS, il collettivo che non solo ha curato la scrittura dell’opera, ma che si è fatto carico di inventare un nuovo metodo di narrazione che non si esaurisce al termine del romanzo, ma che continua a rieccheggiare in rete grazie ai social network e al buzz marketing. Anche l’idea dei due ebook paralleli (la versione Alpha e la versione Aleph) è straordinariamente originale: non si tratta né di sequel né di prequel, ma di romanzi con stessi protagonisti e stessi eventi cruciali, ma con particolari che portano a svolte nell’intreccio completamente differenti.

E le novità non si fermano qui: in ogni romanzo infatti, compare un inserto a fumetti dell’artista Leche+, slegati dalla narrazione in sé ma connessi all’universo del racconto.
Ma concentriamoci sulla Versione Alpha. La narrazione parte in medias res e veniamo a conoscenza dei personaggi poco alla volta. Fin dall’inizio è ben chiaro però che ci si trova di fronte ad una lotta manichea tra Bene e Male, impersonati rispettivamente da John Knox, la guida spirituale dei ribelli in pieno contrasto con il sistema, e con Richard Stuart Sanderson, il presidente della Life Incorporated. Siamo nel 2057, in un futuro non così remoto come sembra, e piuttosto verosimile: non troverete teletrasporto o auto volanti, il mondo è cambiato ben poco rispetto ai giorni nostri. L’unica grande differenza è che l’assistenza sanitaria è la punta di diamante della nuova civiltà. Una civiltà che, in seguito alla Grande Epidemia (chiamata anche Apocalipse) del 2027 si trova decimata (un quarto della popolazione mondiale non è sopravvissuta) e che vive nel costante timore delle malattie. I cittadini sono tenuti a sottoporsi a controlli sanitari obbligatori ogni sei mesi e nel caso risultassero positivi a qualsiasi grave patologia, sono obbligati ad affidarsi alle mani del Governo. Ed è proprio qui che parte la storia di Tom Becker, un informatico di stanza alla Life Incorporated, che decide di prendere una strada alternativa a quella già segnata per lui dalle autorità: se un tumore equivale a una condanna a morte, tanto vale vivere una Vita che possa essere degna di questo nome.
Sembra appunto che la vera esistenza di Tom Becker incominci dopo quella che per chiunque altro sarebbe stata una sentenza di morte, complice anche l’incontro con l’affascinante quanto misteriosa Louise. Prima di allora Tom ha preferito la solitudine alla compagnia umana. Solo il serpente Yumcimil (è il nome del dio Maya della morte, quasi un presagio della sua diagnosi) vive con lui giornate grigie e vuote, in cui l’unico obiettivo è lavorare per far carriera ed aspirare a cariche dirigenziali (non sembra pericolosamente simile alla realtà dei nostri tempi?), in un produrre monotono e lobotomizzato a favore della Life Incorporated, il cui leader non è soltanto un manager, ma è il capo di uno Stato totalitario e asfissiante. La libertà individuale non esiste e chi (come Tom Becker) decide di deviare dal sentiero che è stato appositamente studiato per lui, non può che essere perseguito ed eliminato. Il Governo difende strenuamente le proprie convinzioni e i propri dettami, muovendosi nell’ombra: solo un gruppo di facinorosi deciderà di ribellarsi, tramando nelle tenebre.
Anche le dinamiche all’interno della fazione dei ribelli sono straordinariamente verosimili: la violenza e l’irruenza, caratteristiche di Boris Dreimann, si contrappongono alla saggezza e all’esperienza di John Knox. L’uomo è ribellione, fantasia, violenza, appunto.
La parola “fine” echeggia per tutta la durata del romanzo come una sorta di memento per entrambe le fazioni, una pietra tombale che cade pesantemente sulle azioni e sulle intenzioni dei personaggi. Unico avvertimento per la lettura: esaurirete questo libro tutto d’un fiato, e vi affezionerete molto ad alcuni personaggi, mentre per altri proverete un odio viscerale. Ma è sempre interessante vedere fino a dove si può spingere l’ego di un uomo malvagio.
Chiara Borloni

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