“Memoria del sangue” è il nuovo ebook di Gianfranco Nerozzi (clicca qui e leggi l'intervista esclusiva) edito da Mezzotints Ebook che oggi Letteratura Horror ha recensito per voi.
Per la realizzazione di un’opera efficace, spesso, è necessaria una semplice variazione originale su materie già note. Quel quid in più che doni nuova pelle ad idee già ampiamente adoperate.
È ciò che con estrema efficacia fa Gianfranco Nerozzi con il suo Memoria del sangue.
Perché, seppur attinge abbondantemente e dichiaratamente dal ricco repertorio cinematografico horror, la nota originale che introduce assume un valore addirittura perfezionante alle pellicole. Dalle esplicite citazioni di Shining di Stanley Kubrick (più che dal romanzo di Stephen King) al film di Irvin Kershner e di carpenteriana concezione Occhi di Laura Mars del 1978, fino a rapide incursioni nel cinema di Dario Argento (quando ancora era Dario Argento).
Nella trama, Alessio Michelis è un bambino che, proprio come il Danny Torrance di Shining, ha un dono, un’abilità extrasensoriale, una luccicanza appunto. Ma in lui, differentemente da Danny, la fonte di questa energia non è rintracciabile nelle eteree sfere del soprasensibile, ma nelle fibre stesse del suo corpo, in qualcosa di organico, fonte di vita ma anche calvario dell’esistenza. Perché Alessio ha la capacità di assistere a raccapriccianti omicidi nel loro compiersi, con gli occhi dell’assassino. Una capacità data da un legame di sangue con il serial killer, e che si manifesta proprio tramite il sanguinamento. Ma Alessio è anche e soprattutto emofiliaco, costretto a patire per tutte quelle spiacevoli conseguenze che il sanguinamento comporta.
Un legame di sangue dato dalla memoria genetica che esso conserva. Una memoria del sangue che è appunto eredità genetica. Conferendo al romanzo tutte le caratteristiche per una collocazione nel genere family drama dai toni orrorifici.
Lo stile di Nerozzi è come sempre secco e quasi cinematografico, ma allo stesso tempo capace di approfondite analisi introspettive. I punti di vista dei personaggi si alternano, con intermezzi in flashback narrati in prima persona che rompono la linearità, riuscendo abilmente ad incrementare quel senso di indecifrabilità e frammentarietà. Una rottura del flusso che rispecchia la simultaneità di spazi e di sguardi, fino alla rivelazione finale, in un climax in crescendo di incertezze, sospetti e violenze. Una brillante abilità di scrittura dove tutto torna, dove ogni semina dà il suo frutto e dove ogni elemento trova il suo spazio. Un perfetto connubio tra giallo e gusto horror.
Se apparentemente contestabili risultano gli espliciti rimandi al film di Kershner – la soggettiva dell’assassino nel film viene descritta in modo identico nel libro, con scene quasi copiate –, è indubbiamente da rilevare come lo scrittore bolognese abbia saputo risemantizzare gli elementi fulcro dell’opera cinematografica fino a dar vita ad un racconto dalle più intriganti sfaccettature.
Degni di nota, infine, sono i rimandi al cinema di Dario Argento e alle sue proverbiali soggettive dell’assassino, che indugiano sui dettagli ed hanno la capacità di far vivere allo spettatore l’esperienza omicida, proprio come il candido Alessio Michelis: una sorta di spettatore forzato alle dilaganti violenze di un mondo che per lui è continua minaccia. Guidato da quel “mostro sotto la pelle”: imbonitore a quell’esperienza antivoyeuristica nel “paese delle orride meraviglie”.
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