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Recensioni - "Mondo9" di Dario Tonani

Creato il 17 febbraio 2014 da Letteratura Horror @RedazioneLH
Recensioni Max Gobbo presenta a tutti i lettori di Letteratura Horror, un interessante viaggio nel "Mondo 9" di Dario Tonani (leggi la nostra intervista): un "un tetro affresco di lamiere rugginose e vascelli maledetti"
Molto già s’è scritto sull’ultimo romanzo di Dario Tonani edito da Delos Books.
Mondo9 è stato definito in vari modi: perfetto, visionario, straordinario, affascinante ecc. Ma la creatura di Tonani, è a mio avviso qualcosa di più e qualcosa di meno ad un tempo, semplicemente è diversa.
Esistono allora aggettivi adatti per le storie fantastiche che si dipanano sulle lande desolate, per i deserti arroventati e venefici, e nei mari dei poli sconosciuti di Mondo9?
Nell’oceano filologico che caratterizza la nostra splendida lingua, si può pescare di tutto, l’importante è trovare giustificazione a quel che si vuol dire, affermare o semplicemente narrare.
Allora tiriamo pure in coperta la nostra rete glottologica e vediamo cosa abbiamo preso.
Mondo9 è per me tre cose: singolare, inaudito e rivoluzionario.Singolare per la fusione tra elemento horror e fantascientifico. Qualcuno potrebbe affermare e non a torto, che Mondo9, in questo è somigliante ad Alien.
Già la terrifica creazione di Ridley Scott, in cui il terrore si sposa in modo raccapricciante con la fantascienza.
Ma Tonani va oltre, egli ci lascia intravedere qualcosa di ancora più abominevole, perché oltraggioso per le leggi di natura, di alieno.
I mostruosi ibridi metallo biologici, di Mondo9, sono meravigliosamente orrendi, perché in loro, non è più distinguibile la macchina dalla creatura vivente.
Sono esseri piumati con ali d’ottone, uomini, animali e altre creature vittime d’un oscuro morbo (una consuetudine tonaniana), che li trasforma lentamente in statue di metallo.
Come per una maledizione siderurgica, tutti si tramutano in marchingegni, in parti assieme pulsanti e sferraglianti di un macrorganismo meccanico, un oscuro leviatano di ferro, la Robredo.
Così tanto per restare in ambito marinaresco, la grande nave terrestre solcante deserti e ghiacciai, ricorda Moby Dick la balena bianca, mentre Garrasco, che si staglia sul ponte principale, con i suoi piedi ottonati sembra parodiare il monco Achab.
Ma non è tutto. La trasformazione orripilante da uomo a macchina, riporta alla mente , specie quando Garrasco, al risveglio sul suo giaciglio, riconosce l’inizio dell’orrenda muta, una scena di tipo kafkiano.Mondo9 è anche inaudito perché, opera un rovesciamento quasi copernicano nella prospettiva fantascientifica del rapporto tra uomo e macchina.
Quando nel 1982, uscì Balde Runner, tutti si stupirono nel vedere come in un futuro, neanche remoto, le creature robotiche (androidi) immaginate da Philip K. Dick, sarebbero divenute indistinguibili dai loro creatori. Così è anche nel 2004, con Io Robot, film tratto dalla celebre antologia di Asimov. Ma questo avveniva già in Metropolis, in cui l’uomo inseguendo l’antico sogno d’emulare il divino, costruisce una creatura a sua immagine e somiglianza.
Perché allora il romanzo in oggetto risulterebbe inaudito?
Semplicemente perché, nel libro di Tonani, le macchine non sono prodotti esclusivi dell’uomo; esse si auto riparano, si accrescono, si riproducono, e non assomigliano ai loro costruttori e manovratori. Avviene invece una cosa strabiliante e terribile, la macchina, assimila l’umano, il biologico e lo integra rendendolo simile a se stessa.
Tonani cambia la prospettiva di certa fantascienza; che da antropocentrica diventa meccano centrica. Ecco tutto.
Insomma, non più robot che cercano di divenire umani come ne L’uomo bicentenario, ma esseri umani soggiogati dal meccanismo e poi ad esso assimilati in una sorta di sortilegio medusiano.
L’uomo è schiavo, alimenta la Robredo col suo sangue, con l’olocausto tecnologico della sua carne, e infine, in un amplesso metallico, ne diviene parte, e fornisce colla sua personalità la parte che manca al mostro, l’anima.
Ed è questa una delle chiavi fondamentali dell’orrore partorito da Tonani: un oscuro, osceno, connubio tra ciò che è vivo e ciò che non lo è; un incrocio contro natura, un abominio appunto.
La sua prospettiva è dunque meccano centrica, contrariamente quindi a quella fantascienza che vede robot sempre più simili ai loro costruttori.
Pertanto se ciò che ci è alieno, sconosciuto, ci spaventa di più, come diceva bene H.P. Lovecraft (uno che di orrori se ne intendeva): allora Mondo9 spaventa e, inquieta, perché le sue macchine senzienti, non ci assomigliano per nulla: o cosa peggiore, forse sono così orribili perché ci somigliano troppo.Dopo di ciò, perché Mondo9 sarebbe pure rivoluzionario? La ragione risiede in una completa violazione delle leggi della robotica.
Certo, la Robredo non può dirsi in senso stretto un robot con cervello positronico, come vorrebbe Asimov. Inoltre Mondo9, non è la terra, le sue lande desolate, portano nomi di continenti fantastici: Cardanica, Robredo, Chatarra, Afritania, e non sono terre d’un pianeta noto alla scienza.
Pur tuttavia, i luoghi di questo mondo remoto e spaventevole, sono abitati da uomini, terrestri si direbbe, con nomi spagnoleggianti, e le macchine che pilotano, sono dotate d’un intelletto.
Ma si tratta di meccanismi assassini dai cervelli psicopatici veri mostri di Frankenstein in latta, che non obbediscono all’uomo, ma lo schiavizzano, e che per sopravvivere non esitano a sacrificarlo, come fosse olio lubrificante per i loro ingranaggi cigolanti.
Sicuro, già è accaduto in passato: in Odissea 2001 con il diabolico Hall 9000, e in tempi più recenti con Terminator. Vi sono quindi altri e numerosi esempi nella fantascienza, di macchine ribelli che minacciano l’uomo, ma si tratta di eccezioni confermanti la regola.
In Mondo9, la legge è un’altra, nell’immaginario tonaniano, è una consuetudine, una sorta di evoluzionismo tecnologico ad imperare, una sfumatura darwiniana a vapore.Veniamo ora ad aspetti più prosaici. Com’è scritto Mondo9? Sicuramente bene, usando un linguaggio particolarmente adatto all’opera, che senza di esso, risulterebbe senza dubbio meno avvincente.
Il romanzo parla con un linguaggio crudo, visionario e poetico ad un tempo, capace di guidare con grande efficacia chi legge attraverso gli oscuri deserti di fuoco e di ghiaccio del suo mondo meccano centrico. 
Infatti, accanto a frasi brutali, ma efficacissime nel generare ribrezzo ed orrore,che sembrano talora fuoriuscire da dimensioni oniriche da incubo, spuntano qua e la, come mangia ruggine, dei tratti poetici.Come,
“L’Afritania puzzava d’olio bruciato e morte.”Oppure,
“Il cielo era una piastra rovente sulla quale frigolava un tuorlo di sole canceroso.”Inoltre,
“Tu hai una coscienza Esterno? Pensi forse di lasciarla andare a spasso dove e quando vuole?”Infine,
“La morte è peso perché è il prodotto della separazione di due opposti. Una scoria rimasta vedova del suo cielo”
Come si vede si tratta d’immagini poetiche, suggestive, ma d’un sapore agghiacciante, ripugnante, esotiche ed inquietanti come il luogo da cui provengono.
Restando in zona linguistica, non si può non menzionare quello che a prima vista può apparire una carenza da parte dell’autore.
Ebbene, gli umani di Mondo9, come il comandante Garrasco, il giovane Yussouff, o Lara, vengono solo abbozzati nelle rispettive descrizioni (a parte qualche peculiarità anatomica).
Ma a ben vedere, questo non è un errore, una svista: il fatto è che i veri protagonisti del romanzo non sono tanto gli uomini ma le onnipresenti macchine, quelle sì ben descritte: da Cardanic il famelico, alla mastodontica Robredo.Cosa ci resta di Mondo9, dopo d’averne terminata la lettura? Angoscia, ansia, incredulità?
Può darsi un mix di tutto ciò, con un retrogusto di lamiera, ma forse anche dell’altro: delle immagini…
Tra le altre, quella del povero Garrasco alle prese coi cilindri punzonati di bordo, vera voce del mostro, che riporta alla mente un altro dialogo uomo macchina ormai leggendario, e che per noi umani profuma di vendetta:
“Ho ancora il massimo entusiasmo e la massima fiducia in questa missione... e voglio aiutarti. David fermati. Fermati, ti prego. Fermati David. Vuoi fermarti David? Fermati David. Ho paura. Ho paura David.”
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