In giro ci sono recensioni e commenti che fanno accapponare la pelle.
Mi è capitato di leggere il bombardamento che Pippo Russo di Satisfiction ha fatto piovere addosso ad Anna Premoli e, ad un certo punto, quando l'autore del pezzo si mette a demolire i sostantivi, gli aggettivi, i verbi, le coniugazioni, la punteggiatura, la trama, i personaggi e la stessa Premoli, mi sono chiesta che senso avesse.
***lo stesso Pippo Russo ora è impegnato nella demolizione a puntate di Chiara Gamberale***
Mi sono chiesta che senso ha infierire così minuziosamente, preoccupandosi di giustificare fin nel dettaglio più puntiglioso i motivi di tale violenza?
Perché un giornalista/critico/recensore/intellettuale, trovandosi di fronte ad un testo che, per un motivo o per un altro, gli ha scatenato un odio così profondo e radicato, non trova altro modo di scrivere di quel testo se non vomitando sulla tastiera tutta la sua negatività?
Ancora adesso non riesco a trovare una risposta.
Grazie a questo blog ho avuto la possibilità di conoscere - anche solo di nome - diversi scrittori e scrittrici o, in alcuni casi, aspiranti tali.
Periodicamente, e indipendentemente dal fatto che pubblichino sotto il nome di una casa editrice o in self publishing, sui social leggo il loro sconcerto di fronte alla cattiveria di certi commenti postati su Amazon e sui principali e-shop.
Più che commenti, alcune volte, sono veri e propri sfoghi di frustrazione che nulla hanno a che vedere con la critica (figuriamoci!). Altre volte, invece, bisogna essere onesti: è la pura verità.
La cosa brutta è che, spesso, dire la verità così come si presenta sulla punta della nostra lingua, non è salutare, né per chi la dice né per chi l'ascolta, questa benedetta verità.
E non importa che si parli di esordienti o di scrittori/scrittrici scafati/e: il commento negativo, la critica che innesca nella testa dei lettori che ancora non sono lettori delle loro opere il dubbio se leggerli o no, fa male a tutti, indistintamente.
Tuttavia, ultimamente, ho un po' modificato il mio pensiero.
Conosco persone che scrivono - in questo caso non me la sento proprio di definirli scrittori, anche se hanno pubblicato con case editrici più o meno grandi (e ancora non capisco né come né perché) - che hanno una smisuratissima opinione di sé e cercano consensi in giro.
Purtroppo io ho commesso un errore, qualche tempo fa, e ne pago le conseguenze (se volete, poi vi racconterò). Tanto per ricordarmi ancora una volta che non si può essere troppo buoni.
***me ne dimentico spesso, mannaggia alla capa mia!***
Pian piano e con tanto esercizio, sono sicura che riuscirò a fare una vera e propria stroncatura - solo quando lo meritano, però! - con classe e senza sentirmi in colpa.
Perché ci sono modi e modi, sia per leggere che per criticare, così come esistono modi e modi sia per chiedere cosa si pensa del proprio libro che per fare i passivi/aggressivi contro chi (come la sottoscritta) non fa altro che assecondare una passione che, ad ora, in tasca non mi ha fatto entrare niente.
E più che i loro libri, sono questi "autori" che non augurerei al mio peggior nemico!