Cover di "Reclusioni di corpi e di menti"
di Marilde Trinchero
Marilde Trinchero apre il suo libro partendo dalla violenza sulle donne. Tanti sono i particolari narrati e i dati statistici inseriti in un flusso emotivo e riflessivo dal sapore rivoluzionario della confessione messa nero su bianco dopo secoli di silenzio. Ma c'è una storia che mi ha colpito, in particolare. Una donna, madre, chiusa in casa dal marito. Nella spirale della violenza per anni. Fino a quando, vedendo uno dei pochi film che l'uomo le permetteva di guardare in sua presenza e rigorosamente a casa, ha avuto un'illuminazione. Quella giusta per uscire "dal nido del cuculo". Dalla finestra. Come nel film. Sfruttando l'assenza tranquilla. Questa storia mi ha fatto sorridere e pensare: "Succede proprio così". Ci sono sempre "chiavi" che aprono le porte sbarrate e ci sono sempre particolari che sfuggono al tiranno perché la sua attenzione è focalizzata su alcune cose, non su tutte. Come Sauron, quando smette di esistere. Le donne lo sanno, verrebbe da dire. Nasce una domanda che congiunge il capitolo al seguente: perché la violenza dell'uomo contro la donna nasce spesso con l'arrivo di un bambino? Reclusioni di corpi e di menti getta una luce sulla maternità. Sul lato negativo e negato dell'essere obbligatoriamente madre perché sono secoli che funziona così, perché la suocera te lo impone, perché hai l'età e ormai devi fare un figlio, perché che altro ti rimane da fare, se non un bambino? Questo libro è "potente" e sovversivo, se vogliamo. L'autrice si permette di dire che essere madre non è solo la gioia del lieto evento e la felicità imposta per tradizione; essere madre è anche una gran fatica, una storia a volte triste, fatta di solitudine e di tanti pesi sulle spalle mai equamente condivisi e suddivisi con il marito, il quale si realizza sul lavoro mentre la donna si barcamena fra mille impegni e responsabilità ed urgenze di altre persone. Essere madre significa rinunciare anche al proprio tempo personale. E poi ancora la constatazione che il tempo di una donna non è infinito; soprattutto il tempo per diventare madri. Ma quanto tempo richiede questa scelta? Quanta vita, che prezzo, quante rinunce, quanta solitudine si porta dietro? Sono domande che mi pongo, soprattutto quando rapporto a me l'ipotesi di una gravidanza in futuro. C'è un'altra questione che aleggia: è davvero necessario essere madre per essere donna? Ci si realizza come persone solo se si mette al mondo un figlio? Si merita l'amore solo se si rimane giovani, nonostante i cinquant'anni? Leggere le pagine dedicate alla vita di campagna o di provincia è stato come ripercorrere una storia conosciuta. E' proprio così. La cosa più interessante è l'incontro di una donna che corre coi lupi con una società malata di terrore del cambiamento. Una donna dal talento e dalle idee vigorose rischia la morte in un contesto di meschinità, dicerie, clan, senza stimoli e senza nessuno in grado di comprendere per davvero il fuoco che le ribolle dentro. La morte psichica, il suicidio, l'infanticidio. Una donna con talento, ma fragile e dispersa nell'abbandono della propria via, rischia un sacrificio umano dalle proporzioni non ancora del tutto comprese, studiate e affrontate. Rilevante la storia di una suora entrata in convento senza avere la risposta al perché più fondamentale di tutta la sua vita: perché questa scelta? Quante volte scappiamo o evitiamo di conoscere questi perché e che prezzo disumano, a volte, paghiamo per la cecità impaurita che ci contraddistingue tutte, in momenti diversi oppure uguali della nostra esistenza? Per questo ritengo di fondamentale importanza la lettura del libro di Marilde Trinchero: perché ci sveglia, attraverso esempi puntuali e precisi, concretizzati dalle testimonianze di donne che ci sono passate e che hanno segnato una via per andare oltre la reclusione, nei campi elisi della libertà. Reclusioni di corpi e di menti ci mostra quali siano le conseguenze dell'aderenza a una paura mai affrontata. Ci mostra un sentiero invisibile, da percorrere. Con il coraggio di cui parlava Chiara Galiazzo nella sua ultima intervista prima della finale di X Factor 6. Vi lascio alcune parole dell'autrice: "(...) Ma il rimpianto più grande è quello di non aver vissuto la vita in base alle proprie scelte, di essersi lasciati condizionare dalle aspettative altrui, chiudendosi in gabbie che la società considera inevitabili. Non aver osato dare una forma ai propri sogni. Andarsene senza esser prima diventati se stessi." Ho aspettato questo libro in un tempo di reclusione nei limiti delle parole e della vita. La sua lettura e i cambiamenti che ho costruito nel mio presente sono diventati ossigeno. Questo testo ha riportato a galla quei cadaveri che avevo sotterrato nel letto del fiume sulle cui sponde, di tanto in tanto, mi siedo ad aspettare il passaggio. Ci sono tante parole dentro di me, la maggior parte delle quali evocherebbero mostri di un passato che tengo lontano con l'incantesimo della psicologia. Appena sarà possibile, creerò il mio cimitero e porterò i fiori a quelle parti di me che sono morte per darmi alla luce. Reclusioni di corpi e di menti mi sta accompagnando e Marilde Trinchero mi regala vita.