Record per il vino italiano all’estero.

Creato il 06 novembre 2013 da Retrò Online Magazine @retr_online

La vendemmia in casa nostra è terminata da poco e l’Italia può brindare al suo primo posto in campo enologico: il Bel Paese è il primo produttore mondiale di vino. Secondo le analisi, la produzione si aggira attorno ai quarantacinque milioni di ettolitri contro i quarantaquattro milioni della Francia.

Photo credit: Foter.com / CC BY-SA

Non sono però solo questi dati a farci sorridere: la Coldiretti, basandosi sui dati Istat dei primi sette mesi dell’anno, stima che a fine 2013 il valore delle esportazioni sarà di circa cinque miliardi, il nove per cento in più rispetto all’anno passato. Un dato storico che trova soprattutto negli spumanti i veri artefici di questa vittoria, lasciando nel dimenticatoio il tanto venerato champagne francese. Superati i confini nazionali, i migliori acquirenti sono gli americani e i tedeschi, ma non mancano nemmeno russi e australiani. L’Australia, nonostante sia il quarto produttore mondiale di vino, si è trasformata in un ottimo mercato per i nostri prodotti enologici. Notizie positive anche dal mercato asiatico che registra un incremento dei consumi del tre per cento, con particolare richiesta da parte della Cina.

I vini più richiesti sia a livello nazionale sono quelli del territorio. I piemontesi preferiscono avere sulla propria tavola della Barbera e del Dolcetto, mentre i toscani apprezzano l’autoctono Chianti. Stesso discorso in Sicilia dove predomina in Nero d’Avola e in Veneto il Merlot. Queste scelte sono dettate probabilmente dalle abitudini di consumo e dalla maggiore attenzione che i cittadini riserbano alle loro terre e all’economia del luogo.

I dati emersi fino ad ora sostengono ancora una volta quanto sia preziosa la terra italiana e quanta ricchezza possa provenire dal settore primario. Il made in Italy è sintomo di pregio e sicurezza a livello internazionale e sotto l’insegna delle nostre viti e vini speriamo che si riaprano le porte dell’economia italiana.


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