Magazine Cultura
La nostra generazione è stata generata dai dischi: la sua cultura, l'arte, i valori, l'etica, i sogni, le speranze, la cronaca della sua storia. La generazione dei "giovani" nacque infatti quando i teen-ager ebbero in tasca abbastanza soldi per comperarsi i propri dischi ed inventare un proprio mercato. Questo fatto da solo fu sufficiente a mandare in pensione la sonnecchiosa vetusta scena musicale della vecchia generazione di Perry Como, Dean Martin e Frank Sinatra, per innescare il big bang del rock'a'billy, la furiosa miscela del folk bianco con il blues afroamericano. La Sun di Elvis Presley, Jerry Lee Lewis, Johnny Cash e Carl Perkins, la Chess di Chuck Berry, ed ancora i dischi di Little Richard, Buddy Holly, Ritchie Havens, Gene Vincent furono la massa critica che generò la frattura generazionale fra i giovani ed i loro padri, e non solo nel Nord America perché attraverso quei dischi la rivoluzione raggiunse l'Europa ed il resto del mondo. Il successo universale dei dischi marchiati Stax e Motown contribuì all'integrazione razziale dei giovani neri e di quelli bianchi. I dischi dei Beach Boys inventarono la California. The Freewheelin', Highway 61 e Blonde on Blonde di Bob Dylan elevarono il rock alla dignità di Arte. Sgt.Pepper e i dischi dei Beatles inventarono la Swingin' London, il modello culturale più eccitante dai giorni dell'Atene classica, del Rinascimento, dell'Illuminismo e della Arte Nuova di Picasso, Modigliani, Louis Armstrong e Duke Ellington.
La cultura dei giovani degli ultimi quarant'anno è passata attraverso la musica e la copertina dei dischi: da quella dei dei Velvet Undeground con la banana che si sbuccia, agli Stones con la cerniera lampo, il faccione rosso del King Crimson, la mucca dei Pink Floyd, il covone di orzo dei Traffic, il flower power di Grateful Dead e Jefferson Airplane, il pacifismo dei Creedence, il viso arruffato di Bruce Springsteen, le lettere incollate dei Sex Pistols, la ribellione sociale dei Clash.
Per noi arrivare in una città nuova in un Paese straniero significava cercare il negozio di dischi più fornito per spulciare fra le novità, da portare a casa e far suonare sul nostro stereo come la più vitale delle testimonianze.
Non a caso in questi grigi giorni del potere del denaro, del capitalismo e delle banche, i negozi musicali e le librerie vengano soffocate, chiuse e rimpiazzate da gelaterie e sportelli bancari.
La musica liquida è un prodotto del marketing. I negozi di dischi sono un prodotto del cuore.
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