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La trama (con parole mie): siamo attorno al duecento dopo Cristo nell'antica Cina, quando il primo ministro Cao Cao, portata a termine con successo la campagna contro i signori della guerra e divenuto più temuto e rispettato dell'Imperatore, decide di manipolare quest'ultimo in modo che gli permetta di innescare un conflitto contro i due principali regni del Sud, retti da Liu Bei e Sun Quan, il primo di umili origini ed avanti con gli anni, il secondo giunto sul trono quasi per caso, giovane e senza esperienza. Quando la sconfitta pare inevitabile per il primo, lo stratega Zhuge Liang comincia a lavorare ad un'alleanza tra i regni del Sud che possa significare non solo salvezza, ma anche speranza di sconfiggere l'invincibile Cao Cao.Stretta una forte amicizia con Zhou Yu, vicino a Sun Quan e considerato da quest'ultimo come un fratello, Liang sfrutterà tutte le sue conoscenze ed abilità per preparare il terreno ai suoi compagni in modo che gli stessi possano vincere la battaglia decisiva: ma sarà davvero una vittoria? E Cao Cao si limiterà a soccombere, o rivelerà la sua natura di vincente?
Ricordo ancora quando vidi per la prima volta la versione cinematografica di Red Cliff, forse l'opera più ambiziosa, costosa e tecnicamente incredibile di John Woo, Maestro indiscusso del Cinema action d'Oriente e non solo: correva l'anno duemilanove, ed attendevo da tempo la trasposizione cinematografica di una delle epopee di guerra più note dellla Storia cinese, che paradossalmente, invece che a scuola - l'Oriente è purtroppo un snobbato ancora oggi - conobbi grazie alle interminabili partite a Dynasty Warriors, videogioco fracassone e di battaglie da ore passate davanti allo schermo grazie alla Playstation 2 di qualche anno fa.Purtroppo si trattava della versione cinematografica di questo lavoro, ignobilmente tagliata a metà - in tutti i sensi - e così distribuita in tutto il mondo - per una volta, dunque, non fu colpa solo dei nostri distributori -: il risultato, quindi, fu una sorta di mezza delusione, anche perchè la complessità della trama, la varietà ed il numero dei personaggi nonchè la coesione del plot subirono dei pesanti condizionamenti di un montaggio assolutamente da macellai - destino che accomuna quest'opera enorme ad uno dei grandi Capolavori del Cinema tutto, I sette samurai, che ai tempi fu presentato a Venezia vincendo il Leone d'argento con la metà del minutaggio effettivo, portando lo stesso Kurosawa a dichiarare che la Giuria aveva visto, in realtà, solo tre samurai e mezzo -.Fortunatamente, con l'uscita per home video è giunta anche dalle nostre parti la versione integrale di quello che è, forse, l'affresco più potente che l'autore di filmoni come The killer abbia mai prodotto in carriera: ed il risultato della visione è decisamente differente.Red cliff, infatti, gustato nella sua interezza, rappresenta, di fatto, l'equivalente epico ed emozionante di quello che fu, da queste parti, Il ritorno del re, ovvero una grande fiera di emozioni e sentimenti da blockbuster orchestrati con mezzi e tecnica da fantascienza, filtrati però attraverso una sensibilità ed una profondità di temi da pellicola d'autore: per quanto, infatti, si tratti di fatto di un film che racconta una delle epopee belliche più note della sua terra - e quella che, di fatto, è l'Iliade cinese -, La battaglia dei tre regni è un accorato atto d'accusa contro la guerra come concetto, portato avanti principalmente dai personaggi dello stratega Liang - un ottimo Takeshi Kaneshiro - e da Zhou Yu - il mitico e decisamente fordiano Tony Leung - e la sua compagna, charachters dai molteplici interessi messi al servizio del conflitto ma dallo stesso clamorosamente lontani - la musica, la conoscenza del territorio, il rispetto della Natura, la cura della forma come della sostanza - e reso ancora più intenso da passaggi quasi bucolici - i generali di Liu Bei intenti ad insegnare ai bambini o ad intrecciare ciabatte di corda, gli intermezzi ironici legati alla figura di Sun Shangxiang ed il suo rapporto con gli uomini - ed altri profondamente commoventi e drammatici - il confronto nel finale tra la stessa Sun ed il giovane conosciuto durante il suo periodo da infiltrata tra le fila dell'esercito di Cao Cao -, concluso con il monito di Zhou Yu e con quel "nessuno ha vinto, oggi" che pare un macigno sul cuore.Eppure, nonostante lo spirito profondamente antimilitarista che sostiene questa pellicola - sottolineato dalle continue dichiarazione degli alleati del Sud rispetto ad un futuro che potrebbe vederli, invece, avversari - Woo riesce al contempo a mostrare anche i lati più eroici ed onorevoli del combattimento, attraverso figure come i generali di Liu Bei o di Gan Xing, alimentando il coinvolgimento del pubblico - per quanto possa suonare cinico, infatti, difficilmente a smuoverci sono la tranquillità e la pace, ma la lotta ed il ribollire delle passioni -: Red Cliff, dunque, rappresenta in qualche modo lo Yin e lo Yang dell'Uomo, le sue contraddizioni, i suoi lati profondamente malvagi e quelli assolutamente eroici, le bassezze e i colpi d'ala che tutti noi che calpestiamo questa terra viviamo e facciamo vivere da millenni.Proprio per questo, prima ancora che per i prodigi tecnici - pazzesca la battaglia della testuggine - e la meraviglia visiva, la capacità di avvincere e di narrare una storia lontana secoli e migliaia di chilometri da noi, Red Cliff è indiscutibilmente un titolo destinato a restare nel cuore e negli occhi di chiunque troverà il tempo e la voglia di approcciare il suo intero affresco: non lasciatevi spaventare, dunque, dalla durata, dai nomi o dalle diversità culturali.Poco importa che sia il wuxia o qualche effetto mirabolante, a raccontare la passionalità umana ed i suoi eccessi: l'importante è che sia raccontata e trasmessa.Ed è questo che riesce così bene a questa meraviglia.
MrFord
"Dark is the light, the man you fight,
with all your prayers, incantations,
running away, a trivial day,
of judgement and deliverance,
to whom was sold, this bounty soul,
a gentile or a priest?"System of a down - "War?" -
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