Quando i film si fanno ad episodi
C’era di che essere entusiasti nel sapere che il pubblico di Amazon aveva deciso di far avere a Red Oaks un’intera stagione.
L’ambientazione 80’s, quel Craig Roberts protagonista conosciuta grazie al gioiellino indie (o hipster) Submarinequi nel ruolo di un giovane appassionato cinefilo, un tennis club a fare da sfondo, insomma, tutte le caratteristiche per fare di una comedy, una comedy da aspettare e vedere.
Le cose sono invece andate diversamente, e forse il nome di David Gordon Green come produttore esecutivo (assieme, tra gli altri, a Steven Soderbergh) e come regista del pilot e di altri episodi, doveva far scattare qualche allarme: Red Oaks non è la comedy che ci si aspettava, non è nemmeno una comedy.
E no, questo non vuol dire che è una serie drama, ma che tristemente non fa ridere, ci prova e ci riprova, tentando di rispolverare umorismo e situazioni dagli anni '80 che come non facevano ridere allora, non fanno ridere ora. A salvarsi, almeno, è la musica, usata in modo massiccio come colonna sonora.
Il disperato tentativo di fare un episodio a tema, con il classico scambio del corpo tra padre e figlio, è solo uno degli esempi di come Red Oaks manchi di una vera e propria identità, che si cerca di snaturare, arricchire o deviare, per poter andare avanti.
La trama non è infatti delle più originali: un impacciato 20enne, David, che trova in un tennis club la possibilità di mettere da parte un po’ di soldi, con il padre chiuso in un matrimonio desolato, che lo vuole contabile come lui, mentre sogna di diventare regista, di fare della sua passione per il cinema un lavoro. In quel tennis club, dove lavora anche la fidanzata aspirante modella e casalinga, conosce la figlia del suo capo, viziata e misteriosa, infatuandosene, mentre il suo migliore amico, piuttosto bruttarello e classico sfigato per definizione, ambisce a stare con la bella bagnina impegnata con il classico bello, stronzo e bullo, che la tradisce.
Insomma, siamo dentro a tanti film di una trentina di anni fa, e se si aspetta il guizzo, se si aspetta qualcosa di geniale, questo non arriva.
La colpa al di là di una regia che scimmiotta in malo modo il passato, sta soprattutto nella costruzione di personaggi che niente di nuovo dicono, che non ispirano troppa simpatia, e irritano. La seconda colpa sta in attori piuttosto svogliati, che ricamano sopra agli stessi cliché e alle stesse espressioni, tutto il loro lavoro, - in particolare rende la sua Skye in modo quanto mai odioso, tanto da farci tifare per la fidanzata Karen, che non brilla certo di simpatia.
Red Oaks, pur durando solo una decina di episodi, pur avendo ognuno una durata di 30 minuti al massimo, sa infastidire più di altre serie più lunghe e complesse, ed è un peccato, soprattutto per Amazon, soprattutto per chi la aspettava credendo di trovarci tanta freschezza e novità.
Che non ci sono, per niente.
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