Una tentazione a cui bisogna assolutamente resistere, nei tentativi di analisi di una società, è quella di prendere un singolo evento o una breve successione di eventi, magari in virtù della visibilità mediatica che hanno, e da essi estrapolare quelle che si crede siano tendenze di fondo. Questo non va fatto per due motivi: una rondine non fa primavera, innanzitutto, e poi i media danno risalto a quello che vogliono e non sono uno specchio fedele della realtà (come tutti sanno quando ci si ritrovano in prima persona, e dimenticano quando leggono degli altri).
Fatta questa premessa, mi permetto soltanto di suggerire una riflessione. Ho letto oggi sul Messaggero Veneto che il rapinatore di piazzale Oberdan era un disoccupato disperato. Ok, lo dice il suo avvocato, strumentalmente – ma la disoccupazione è un dato oggettivo e verificabile. Anche l’assassino della giovane Silvia Gobbato, oltre che mentalmente instabile, era disoccupato e disperato, e ha addotto motivazioni economiche per il suo gesto.
Mi sembra di percepire, mettendo assieme le notizie che leggo sui quotidiani di questi tempi e le conversazioni con persone che conosco, che possiamo iniziare a preoccuparci delle conseguenze della crisi economica dal punto di vista di crimini come rapine o estorsioni. Naturalmente, queste cose ci sono sempre state, non tutti i ladri sono dei disperati (molti racket basati sul furto, come quello delle bici rubate, fanno parte dell’economia illegale a prescindere dalla crisi e creano “posti di lavoro” nonché grosse ricchezze), e di sicuro l’aver bisogno di soldi non giustifica chi trucida passanti, ma questo non c’è neanche bisogno di dirlo.
Però, io che sopravvivo solo grazie alla mia enorme capacità di risparmio, all’autoproduzione e alla buona situazione economica della mia famiglia, mi chiedo cosa mai farei se non avessi una casa che non devo pagare. So che, senza un’auto e in un momento in cui tutte le fabbriche chiudono, non troverei lavoro neanche se lo volessi. Quasi nessuno trova lavoro, adesso. C’è chi se lo inventa, ma servono dei capitali, e non tutti hanno l’istinto imprenditoriale. Nella nostra isola felice, una delle aree più ricche d’Italia che è uno dei paesi più ricchi del mondo, io mi interrogo su cosa può provocare un lungo periodo di disoccupazione senza ammortizzatori sociali. Suicidi? Delinquenza? Paranoia dei ricchi senza redistribuzione? Recentemente parlavo con il rappresentante di una ditta che produce antifurti: mi assicurava che i loro affari stanno andando benissimo. Chi ha, si tiene stretto quello che ha, poco o tanto che sia. Gli altri restano fuori al buio.
Quanto ci costa un antifurto? Quanto ci costa un’indagine della polizia? Quanto ci costano le telecamere? Quanto ci costa lo spavento di una rapina? Quanto ci costa avere paura gli uni degli altri?
Togliete le scuse ai rapinatori e mettete un reddito minimo garantito. Risparmieremmo.