L’Istat ha calcolato il reddito delle singole regioni ed è risultato che quello del Centro-Nord è quasi il doppio rispetto a quello del Sud, una differenza così ampia che non si aveva dal 1965. A tale sproporzione ha contribuito anche l’inclusione nel PIL delle attività illegali, come l’evasione fiscale, il traffico di droga, la prostituzione e il contrabbando: viene così smentito (ma noi lo abbiamo sempre detto, basta che vi andiate a spulciare qualche vecchio articolo) il pregiudizio secondo cui il Mezzogiorno è terra di criminalità ed economia sommersa, poiché, se così fosse realmente, la distanza di reddito avrebbe dovuto ridursi ed invece è aumentata, segno che al Centro-Nord c’è più illegalità. È matematica, è logica, nessun delirio.
Milano, Bolzano, Bologna e Roma sono le province più ricche d’Italia, ma è quasi tutto il Nord ad essere sopra la media nazionale, mentre il Sud è tutto sotto la media, non vi è una sola provincia nella prima parte della classifica. Di città settentrionali o del Centro con un reddito medio inferiore alla media nazionale ne abbiamo poche, e queste in ogni caso sotto di poco sotto la media. Più scendiamo nella classifica, più andiamo a Sud, con la Sicilia e la Calabria, insieme alla Sardegna, generalmente più penalizzate, anche se agli ultimissimi posti troviamo pure Caserta e Barletta-Andria-Trani.
Se, come abbiamo visto, il luogo comune di un Mezzogiorno imbroglione e parassita è stato sfatato anche dall’Istat, emergendo dunque la fondatezza delle argomentazioni di chi, da sempre, ha affermato l’accanimento politico e mediatico contro il Sud, funzionale al mantenimento del suo status di colonia interna, ogni commento sembra a questo punto superfluo. I suddetti conti dell’Istat li potete leggere di persona cliccando qui.