"Perché l'anarchico preferito dagli americani pensa che la maggior parte dei lavoratori americani sono schiavi", questo il titolo dell'articolo di David Graeber (che potete leggere qui) a proposito della questione del reddito di base. Ci sono due direzioni possibili, per la sinistra, che possono esser prese a questo punto, ed entrambe le direzioni sembra che portino allo stesso risultato. La prima ha a che fare con il reddito di base, mentre la seconda è la riduzione delle ore di lavoro. Per una qualche ragione, Graeber suggerisce che la classe operaia farebbe meglio a combattere per la prima, e non per la seconda. La sua tesi a favore del reddito di base è convincente, ed ogni sostenitore della riduzione dell'orario lavorativo potrebbe sposarla ... e qui sta il problema!
Per prima cosa, Graeber si scaglia contro il welfare e la burocrazia degli aiuti sociali: "Il problema è che abbiamo questo apparato gigantesco che pretende di dire alla gente chi è degno, e chi no, quello che le persone dovrebbero fare, e quello che non dovrebbero fare." Contro questa enorme, e del tutto inutile burocrazia, Graeber propone che gli individui dovrebbero essere capaci di scegliere per sé stessi le attività che più apprezzano: "Noi non sappiamo realmente come valutare il valore del lavoro delle persone, del contributo delle persone, delle persone stesse e, filosoficamente, questo ha un senso; non c'è un modo semplice per poterlo fare. Perciò, la cosa migliore da fare è dire, va bene, ognuno vada e decida per sé."
Non solo la burocrazia fascista è incapace di decidere cosa è più importante che sia fatto da ciascun individuo, ma il sistema attuale distrugge inevitabilmente la vera forza di innovazione della società. Graeber parla di un suo amico il quale, impossibilitato a fare il musicista professionista, ha optato per lavorare come avvocato aziendale. Fa anche aleggiare i fantasmi di innumerevoli Sartre o Derrida che in mancanza di un reddito sufficiente, vanno in giro a consegnare la nostra posta. La sinistra, argomenta Graeber, non ha tenuto conto dei milioni di beneficiari del programma di aiuto sociale che potrebbero così comporre musica o scrivere profondissimi trattati filosofici. La sua osservazione - di gran lunga la più importante, saliente e pungente - è che la sinistra ha pochissima, se non nessuna, comprensione della natura insidiosa ed oppressiva della burocrazia fascista, dal punto di vista del lavoratore che ha la sfortuna di cadere nelle sue grinfie e sotto il suo dominio: "Penso che un grande problema che abbiamo a sinistra si quello della mancanza di una forte critica della burocrazia. Non perché la burocrazia ci piaccia tantissimo; è solo il fatto che è la destra ad averne sviluppato una critica. Non penso affatto che sia una buona critica, ma almeno c'è. Penso che una perfetta critica di sinistra della burocrazia sia la seguente: 'chi sono tutte queste persone, sedute intorno, che ti guardano, dicendoti cosa vale il tuo lavoro, cosa vali tu; sono miglia di persone fondamentalmente impiegate per farci star male riguardo a noi stessi."
La sinistra non vuole realmente pensare a questo, a causa delle sue profonde implicazioni dovute alla sua sordida, squallida, sporca piccola storia d'amore con lo Stato fascista dei buoni pasto socialisti. La soluzione di Graeber per questo prepotente macchinario di Stato è semplice: rimpiazzare tutti questi inutili burocrati con un sussidio per ciascuno: "Quelle persone [che prendono le decisioni] in realtà non contribuiscono affatto alla società; potremmo sbarazzarci di loro." Infatti, continua Graeber, quando hanno provato a farlo in Namibia, la gente ha deciso di unire le proprie forze e di creare un ufficio postale. La società sa esattamente di cosa ha bisogno per poter funzionare in modo civile senza un esercito di burocrati che prende le decisioni per loro. Inoltre, anche in prigione, dove, probabilmente, i più semplici bisogni vengono soddisfatti, le persone hanno mostrato di apprezzare il valore dell'attività produttiva e fanno uno sforzo per garantirsi un lavoro produttivo come alternativa a stare tutto il giorno rinchiusi in una cella: "Penso che sia davvero importante tenete in mente due cose. Una è quella di mostrare alla gente che non bisogna forzare le persone a lavorare, a voler contribuire."
Motivate dal loro proprio desiderio di esprimersi in un'attività creativa, una volta liberati dalla povertà, la gente produce cose che non possiamo nemmeno immaginare. Gli esseri umani sono, per natura, animali creativi e, dando loro l'opportunità, verrà fuori ogni sorta di innovazione in una società non più caratterizzata da una diffusa povertà: "L'altro punto che va sottolineato è che non possiamo dire in anticipo chi può contribuire e con cosa. Restiamo sempre sorpresi quando lasciamo le persone a sé stesse."
Ora, tutte queste argomentazioni di Graeber, comprese le stronzate sul carcere e sulla creatività innata ed il desiderio di esprimerla, tralasciando la povertà della critica alla "burocrazia", non ci fanno però capire il motivo secondo il quale egli ritiene che la battaglia debba essere per il reddito di base, quando gli stessi argomenti potrebbero essere giocati per la riduzione generalizzata delle ore di lavoro oppure - perché no? - dell'abolizione a titolo definitivo del lavoro salariato. Cos'è che rende, per un anarchico, così attraente il criterio del reddito di base?
All'inizio, Graeber fa una rivelazione per cui "dare soldi alla gente non elimina il sistema di mercato." Si tratterebbe perciò di "livellare" il campo di gioco delle due classi, visto che "Se ciascuno ha gli stessi mezzi per votare [soldi], allora il mercato rappresenta attualmente ciò che la maggior parte delle persone vuole." E, secondo Graeber, dovrebbe essere il sussidio a realizzare questo: "Per prima cosa, i bisogni primari verrebbero soddisfatti, cosicché da liberare le persone, e poter vedere quanto sia importante nella vita quello che pensano le persone. Credo che sia per questo che un bel po' di libertari, con cui non sono per niente d'accordo, condividono l'idea del reddito di base - perché sanno che farebbe funzionare il mercato nel modo che essi ritengono che un mercato dovrebbe funzionare."
A quanto pare, Graeber sembra pensare che dando alle persone un reddito di base, si possono "aggiustare" gli esiti negativi del modo capitalista di produzione; come molti che, a sinistra, ritengono che il modo di produzione possa essere "aggiustato" distribuendo soldi alla classe operaia. Inutilmente, batto la testa contro il muro, cercando di capire come uno possa arrivare a pensare di voler salvare il mercato, o perché arrivi a pensare che salvare un'illusione di rapporto di scambio possa servire a qualcosa. Il reddito di base è solo un'illusione: un burocrate si siede davanti ad un computer, in una stanza, e batte sulla tastiera quanti dollari, quanti euro, quanta "moneta" immaginaria deve essere trasferita sul tuo conto. Ma il saldo del tuo conto rimane una totale illusione, sotto tutti i punti di vista, tranne uno: esso definisce il limite del tuo consumo!
Ora, se vuoi, puoi estendere questo limite a 1.000 euro al mese, oppure anche a 10.000, ma il tuo consumo rimane sempre limitato a qualsiasi cazzo di numero che tu riesca ad immaginare. E questo perché la sinistra pensa che il consumo della classe operaia - quella che dovrebbe essere la fonte di tutta la ricchezza in questa società - deve essere limitato.
Allora, perché i sostenitori del reddito di base, se vogliono limitare il consumo di qualcuno al livello della miseria, non cominciano coll'espropriare i beni dei Ferrero, dei Del Vecchio, dei Prada e a farli vivere con 11mila euro l'anno. Se non basteranno loro, possono sempre andare a cercarsi un lavoro!