In un post precedente, abbiamo parlato di cosa sia il reddito minimo garantito e quali progetti politici lo riguardano. Nel frattempo, qualcosa si è mosso, grazie ad un'iniziativa parlamentare del Movimento 5 Stelle.
Il movimento grillino, infatti, ha depositato, nei giorni scorsi, un progetto di legge riguardante proprio il reddito minimo (anche se nel disegno di legge viene chiamato reddito di cittadinanza, che, però, è ben altra cosa). La proposta dei 5 Stelle, che deve essere ancora discussa in Parlamento, prevede l'erogazione di un assegno mensile di 600 € a tutti i cittadini italiani che risultano privi di occupazione, senza limiti di contribuzione o di settimane lavorative accumulate (come previsto, invece, dall'attuale normativa aspi) e una somma integrativa (cioè utile per raggiungere la soglia minima dei 600 €) a chi percepisce pensioni minime e a chi si trova al di sotto della soglia di povertà (reddito inferiore ai 7.200 € annui). La somma può, inoltre, essere incrementata, in base al nucleo familiare dell'avente diritto (figli, coniugi o altri familiari a carico).
Fulcro del sistema, secondo il progetto dei grillini, sono i Centri per l'Impiego, che devono essere sottoposti ad una radicale riforma, allo scopo di riportarli alla loro funzione originaria di uffici di collocamento. Spetterà ai Centri, infatti, il compito di ricevere ed analizzare le domande di accesso al sussidio e di far rispettare i requisiti necessari agli aventi diritto.
Secondo il disegno di legge, inoltre, l'erogazione del sussidio è legata all'obbligo di seguire un percorso di ricollocamento, stabilito proprio dai Centri per l'Impiego che, in questo caso, dovranno lavorare in sinergia con le Agenzie per il Lavoro private.
I Centri, infatti, avranno il compito di ricevere le offerte di lavoro – che dovranno essere in linea con il curriculum e le esperienze lavorative degli assistiti – dalle agenzie private e di inoltrarle ai percettori del reddito minimo, i quali, a loro volta, potranno opporre fino ad un massimo di tre rifiuti, oltre i quali scatta il blocco del sussidio. Oltretutto, sempre ai Centri per l'Impiego spetterà il compito di proporre agli assistiti dei corsi di formazione professionalizzanti, allo scopo di facilitarne il reinserimento nel mondo del lavoro.
Insomma, lo scopo del disegno di legge non è solo quello di creare un sistema di welfare alternativo, ma anche di fare in modo che questo sistema mantenga in attività i titolari del sussidio e ne faciliti la ricollocazione. Resta, però, un grosso ostacolo da superare: la copertura finanziaria.
Un sistema del genere, infatti, avrà bisogno di una somma non indifferente di denaro: 18-20 miliardi di euro l'anno, secondo le stime dei 5 Stelle (i detrattori, invece, parlano di addirittura 30 miliardi di euro annui), da destinare ad un apposito fondo, creato dal Ministero del Lavoro e gestito dall'Inps. Dove trovare la somma? Qui il progetto, purtroppo, rischia di incontrare non poche ostruzioni, specialmente dagli altri partiti.
Secondo la proposta grillina, infatti, le fonti di approvvigionamento per il fondo dovrebbero arrivare dal taglio delle pensioni d'oro, dall'imposizione dell'IMU agli immobili non religiosi della Chiesa, da una patrimoniale sui beni di lusso e dal taglio delle spese militari (acquisto degli F35 su tutti).
Risulta, per lo meno, improbabile che l'attuale maggioranza possa votare a favore del taglio delle pensioni d'oro, delle spese militari o dell'introduzione di una tassa patrimoniale, tutti provvedimenti che colpirebbero personaggi molto vicini alla cosiddetta Casta; mentre sappiamo tutti come, in Italia, i beni economici della Chiesa siano, praticamente, inavvicinabili (a tutt'oggi, ad esempio, non esiste un censimento pubblico di tutte le proprietà non religiose del Vaticano).
Ecco, quindi, l'ostacolo principale ad un progetto che potrebbe portare un po' di sollievo ad un mercato del lavoro afflitto da precariato e crisi economica: quei poteri e quei centri d'interesse che, in un Paese come il nostro, hanno un peso determinante sui partiti, molto più del benessere dei cittadini, la cui importanza, in Parlamento, è oggi pari a zero.
Danilo