Il 17 Aprile saremo chiamati a disegnare una X su un foglio di
carta con la speranza di cambiare le sorti del nostro Paese. Ma
ricordiamoci che ogni giorno siamo chiamati ad essere responsabili delle
nostre azioni, anche con altrettanti piccoli gesti, per tutelare e
conservare le risorse inestimabili che il Pianeta che ci ospita ci offre
quotidianamente per vivere.
Sono le scelte e i gesti quotidiani che cambiano realmente le sorti del Pianeta!
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6 PUNTI PER FARE CHIAREZZA SUL REFERENDUM DEL 17 APRILE 2016.
Un cittadino informato è un cittadino responsabile per il proprio futuro.
Invitiamo ad impiegare 5 minuti del proprio tempo per leggere con attenzione quanto segue.
1) Perché un REFERENDUM? La Costituzione Italiana prevede, tra le varie opzioni, che un Referendum possa essere indetto su richiesta di almeno 5 Consigli Regionali. Per la prima volta nella storia del nostro Paese questa possibilità è stata messa in atto. Infatti 9 Regioni italiane, sostenute da esperti del tema, hanno avanzato la richiesta: Basilicata (capofila), Marche, Puglia, Sardegna, Veneto, Calabria, Liguria, Campania e Molise. La decima Regione, l’Abruzzo, si è tirata indietro.
I quesiti referendari proposti erano 6 al principio, alcuni sono stati già soddisfatti altri meno. Il Referendum del 17 Aprile 2016 si esprime in merito ad 1 di questi quesiti presentati.
2) Che significa ABROGATIVO? Significa che la consultazione popolare si esprimerà per annullare (votando SÌ) o mantenere così com’è (votando NO) la normativa (comma 17 dell’articolo 6 del decreto legislativo 152 del 2006, il cosiddetto Codice dell’Ambiente). Vince il SÌ se avranno partecipato alla votazione la maggioranza degli aventi diritto, e se è raggiunta la maggioranza dei voti validamente espressi (quorum). Se non si raggiunge il quorum è come se vincesse il NO, resta tutto uguale.
3) Cosa ci chiede il QUESITO? Il quesito referendario ci chiede di esprimerci a proposito delle concessioni già rilasciate entro le 12 miglia dalla costa, ossia sui progetti (upstream) di sfruttamento di idrocarburi liquidi e gassosi presentati dalle Compagni e Società petrolifere che sono stati già approvati dai Ministeri.
In particolare recita: “Volete che, quando scadranno le concessioni, vengano fermati i giacimenti in attività nelle acque territoriali italiane anche se c’è ancora gas o petrolio?”.
La frase da abrogare infatti recita: “I titoli abilitativi già rilasciati sono fatti salvi per la durata di vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale”.
Il Referendum dunque non bloccherà alcuna attività che ricade oltre le 12 miglia o in acque internazionali.
4) Quali ATTIVITÀ petrolifere sono coinvolte? Il Referendum si esprime in merito a TUTTE le fasi legate allo sfruttamento degli idrocarburi offshore ossia in mare: la prima fase di studio geologico (utile a capire cosa c’è nel sottosuolo. Nella maggior parte dei progetti è previsto l’utilizzo di una tecnica di prospezione geosismica a forte impatto acustico conosciuta come air-gun: una sorgente energetica ad aria compressa che genera una violenta onda d'urto che si propaga in mare); la seconda fase di perforazione di un pozzo esplorativo; l’ultima fase di costruzione di una piattaforma permanente di estrazione; le fasi di esercizio della piattaforma che prevedono l’estrazione di idrocarburi (nell'immagine, tratta da "Internazionale", sono riportate le piattaforme attive nelle acque nazionali interessate dal Referendum).
5) IN SINTESI: pertanto se vincesse il SÌ le concessioni già esistenti continueranno le proprie attività fino alla scadenza dei contratti (la scadenza non è immediata potrebbe proiettarsi ancora per anni in base alla concessione). In poche parole se i petrolieri vorranno proseguire le proprie attività prorogando le concessioni o richiedendone altre non saranno autorizzati a farlo anche se nel sottosuolo sono ancora presenti combustibili fossili. Ogni procedimento verrà bloccato. Ciò significa ad esempio che non verranno autorizzate ulteriori prospezioni geosismiche o ulteriori fasi estrattive. Non significa però che al termine delle proprie attività saranno obbligati a smantellare le piattaforme e a bonificare i siti, perché sicuramente troveranno altri espedienti per evitarlo.
6) MAI PIÙ “TRIVELLE”? Se questa campagna ambientalista ci ha fatto credere che con il nostro SÌ non esisteranno più “trivelle” nel mari d’Italia, ci stiamo sbagliando di grosso! Idem se crediamo che il pericolo incidenti sarà per sempre estinto. Il mare è un sistema dinamico quindi un incidente a 12 miglia ha le stesse conseguenze di un incidente a 1 miglio o 100 miglia. E se crediamo che non ci saranno più “trivelle” in tutto il territorio italiano, allora non abbiamo proprio capito nulla!!!
Non stiamo sbagliando invece a credere che la vittoria del SÌ al Referendum servirà a dimostrare che i cittadini sono attivi ed impegnati. Che la volontà popolare desidera proiettare l’Italia verso un futuro sostenibile libero dai combustibili fossili. Pertanto il Governo italiano dovrà impegnarsi per rispettare questa nuova coscienza cittadina.
Magazine Informazione regionale
REFERENDUM 17 APRILE #NOTRIV per un futuro sostenibile, PERCHÉ' VOTARE SI ?
Creato il 02 marzo 2016 da Crono @AmaraterramiaI suoi ultimi articoli
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