Italia SI, Italia NO… Dunque, domenica e lunedì si vota. Tutti gli italiani aventi diritto sono chiamati alle urne per decidere su temi molto importanti per il Paese: l’acqua pubblica, il nucleare ed il legittimo impedimento.
I voti da esprimere sono rivolti a quattro quesiti ed il referendum è detto “abrogativo” perchè chiede di eliminare, modificare o confermare alcune leggi già esistenti. Votando NO quindi si lasciano invariate le leggi ora in vigore, mentre votando SI si acconsente alla modifica o alla loro abrogazione.
Vediamo nello specifico di cosa si tratta:
> Sull’acqua ci sono due quesiti. Uno chiede di scegliere le modalità di affidamento e gestione di parte dei servizi pubblici locali ai privati, l’altro riguarda la
determinazione della tariffa del servizio idrico in base alla remunerazione del capitale investito. In poche e semplici parole, si dovrà votare SI per abrogare la norma e bocciare la privatizzazione dei servizi idrici, NO per confermarla.
> Sul nucleare si dovrà scegliere se abolire o meno la legge che permette di costruire centrali nucleari in Italia.
> Sul legittimo impedimento si dovrà scegliere se abolire o meno il principio in base al quale le massime autorità dello Stato (Presidente della Repubblica, Presidente del Consiglio, della Camera e del Senato) possano chiedere, in per un impedimento legittimo, di non comparire in tribunale per eventuali processi che li riguardano.
Chiaramente gli italiani sono spaccati in due o più parti su tutti i temi: c’è chi sostiene che sul nucleare non bisogna esprimersi, c’è chi trova che il legittimo impedimento sia sensato, chi afferma che la privatizzazione dell’acqua possa essere positiva per un abbassamento delle tariffe, chi invece pensa che non bisogna andare a votare…
Personalmente andrò a votare e voterò SI a tutti i quesiti, ed a questo proposito vorrei fare delle considerazioni.
Innanzitutto è doveroso da parte mia fare una precisazione: in un precedente articolo sostenevo che, per protesta, non bisognerebbe andare a votare. La penso ancora così, ma il mio riferimento era rivolto alle votazioni elettorali “tradizionali” e non ai referendum. Una delle poche armi che ancora è in nostro possesso è infatti proprio il voto diretto popolare del referendum, attraverso il quale possiamo esprimere la nostra opinione per cambiare le cose, anche se in minima parte.
Ovviamente l’arma del referendum viene sempre opportunamente smussata affinchè procuri meno danni possibili, ma è fondamentale capire che è un’arma che non possono toglierci e che dobbiamo fare di tutto per evitare di non essere noi stessi la causa per cui possa esserci sottratta (e se non andiamo a votare rischiamo parecchio in questo senso).
Occhi puntati ora sull’esito finale: cosa succederà se votiamo SI? L’acqua verrà distribuita gratis? Il nucleare sarà abbandonato per sempre? I politici indagati dovranno presenziare obbligatoriamente ai loro processi? La risposta è No! Sarebbe troppo pericoloso lasciare grandi poteri nelle mani del popolo ed infatti, anche votando SI, il cambiamento sarà minimo. Questo però non vuol dire che votare è inutile, ma soltanto che non è sufficiente.
Infatti affinchè cambino realmente le cose è necessario fare ancora tanto: la base più solida che dobbiamo costruirci, quindi, è l’informazione. Dobbiamo essere consapevoli che il referendum è un passo piccolo ma importante (e quindi non va sprecato), e che prendere coscienza di ciò che accade intorno a noi è fondamentale.
Il 12 ed il 13 giugno, dunque, andiamo a votare consapevoli che stiamo contribuendo a cambiare le cose, ma che ci sarà molto ancora da fare. L’importante è rendersi conto che pensare di cambiare il mondo non è da illusi. Invece è proprio quello che vogliono farci credere perchè hanno troppa paura che ci riusciamo.
Written by Rossella Vicidomini