La parola del giorno sembra essere “refuso”. Un Governo pasticcione e in seria difficoltà a far votare alla sua maggioranza le norme della manovrina di Tremonti pare se le stia inventando proprio tutte per infilare una zeppa qua e una zeppa là nel testo di correzione per raccimolare manciate di soldi…sulla pelle della gente. Si tratti di andare in pensione senza garanzia di 40 anni effettivi di contributi versati, di tagliare tredicesime a poliziotti, magistrati e insegnanti o di camuffare i condoni con tautologie verbali che sono grotteschi mezzucci e pilateschi espedienti per spalmare gli effetti più duri della correzione di bilancio. L’effetto è una goffaggine estrema e il sintomo di una chiara difficoltà politica che non viene affrontata a livello centrale ma scaricata malamente sugli enti locali e su bilanci spesso già risicati. Insomma una chiara brutta figura.
Quel che ai più potrebbe invece essere sfuggito è il carattere arbitrario e illiberale con cui opera il Ministro dell’Economia (che speriamo non diventi il prossimo paladino della sinistra, assurgendo al ruolo di cancelliere dello scacchiere salvatore della finanza pubblica e quindi interprete di un’ortodossia rigida quanto salvifica che consenta manovre destabilizzanti nel Pdl). Insomma, confidando che nel centrosinistra non ci siano alzate d’ingegno a favore di Tremonti, ci si domanda con forza e con tanta preoccupazione come sia possibile (re)introdurre nel nostro ordinamento misure di stampo forcaiolo, totalmente prive di garanzie a favore dell’imputato e sicuramente restauratrici del peggior spirito di stato di polizia tributaria. Argomenti? Sì, un Governo liberticida sta davvero portando il Paese alla deriva. E non è tutto merito di Silvio.
AgoraVox:
Tempo addietro vi abbiamo segnalato la rivoluzioneche Giulio Tremonti si accinge ad introdurre nel sistema tributario italiano: dal prossimo anno tornerà il principio del “solve et repete“, in base al quale i debiti verso la pubblica amministrazione devono essere pagati anche prima di essere accertati. Una vessazione che era stata espunta dal sistema tributario italiano nel preistorico 1961, per opera della Corte costituzionale: ma si, quella che applica i precetti di una carta cattocomunista e retrograda, ricordate? E del ritorno del solve et repete si occupa un Focus dell’Istituto Bruno Leoni, curato daSerena Sileoni.
Scrive l’autrice:
«Se la carcerazione preventiva priva l’individuo della libertà personale, della libertà sul proprio corpo senza la presenza di una ragione giudiziariamente accertata, così il solve et repete lo priva della proprietà dei suoi averi senza la presenza di una ragione giudiziariamente accertata, ma solo sulla “presunzione della colpevolezza” derivante da una posizione debitoria ancora da accertare!»
Non male, per un esecutivo ed una maggioranza che fanno del garantismo senza se e senza ma(soprattutto a beneficio degli appartenenti ad una ristretta cerchia di famigli) il segno distintivo del proprio cosiddetto operato. Né si tratta di un ipotetico efficientamento dei tempi procedurali, bensì
«…della spoliazione del diritto fondamentale di difendersi e di non essere depredati senza giusto titolo dei propri beni»
Tremonti ha scoperto le virtù dell’accelerazione delle procedure d’incasso, e ha deciso di mettersi sotto le suole delle scarpe le garanzie a tutela del contribuente.
Neppure Vincenzo Visco era mai arrivato a tanto. Superfluo aggiungere che, se tale norma venisse effettivamente implementata, verrebbe impallinata alla prima occasione dalla Consulta. La quale però, ricordate, è “a maggioranza di sinistra”.
Se si pensa che, secondo le statistiche esaminate nel paper,
“le pretese creditorie dell’amministrazione finanziaria più di una volta su due sono infondate, e che dunque più di una volta su due lo Stato incassa soldi che non gli sono dovuti, si comprende la gravità della norma. Se le statistiche si mantengono costanti, di 3,2 miliardi accertati e a rischio di confisca ogni anno almeno 1,6 sono riscossi senza giusto titolo. 1,6 miliardi rubati ai risparmi immediati e alle possibilità di investimento dei cittadini”.
Per non parlare del red tape e del tempo sottratto dai cittadini alla propria attività ed alla propria vita per “difendersi” nel giudizio tributario. Un esempio da manuale di semplificazione, non c’è che dire.
Conclude Sileoni:
“Non sono in gioco solo i nostri averi. È in gioco il nostro essere, la nostra libertà di disporre di quanto abbiamo almeno finché non è accertato (davvero accertato) che lo abbiamo indebitamente, poiché tale libertà è ciò che contribuisce allo sviluppo della nostra personalità, alla realizzazione di sé che è appunto un obiettivo dell’essere, e non dell’avere.”
Chissà se lo capiranno anche alcuni confusi soggetti che sprecano il proprio tempo libero a pontificare contro “il ritorno dei comunisti al governo”, in caso l’attuale esecutivo cadesse, vittima del proprio stato confusionale e del degrado, giuridico e civile, in cui sta gettando il paese.
Il Focus: “Solve et repete. Verso lo stato di polizia tributaria?” di Serena Sileoni è liberamente scaricabile qui.(PDF) Leggetelo, ne vale davvero la pena, visto che il comunismo è alle porte.
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