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Regalare un libro e’ un atto d’amore

Creato il 21 dicembre 2014 da Speradisole

REGALARE UN LIBRO E’ UN ATTO D’AMORE

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Ogni anno, per le Feste natalizie e di fine anno, non si sa mai cosa regalare. Tuttavia non c’è cosa più semplice e più bella che regalare un libro.

Ne suggerisco uno, che mi ha colpito per la sua attualità. È facile da leggere, ed è divertente pur non essendo un libro comico.

Si tratta de “Il linguaggio segreto del linguaggio” – Anna Guglielmi – Ed. Piemme.

Se prometto: «Sarò breve», c’è ancora un pazzo che ci crede?

O se vostra moglie vi dice, indicando il proprio vestito: «non penserai che io possa uscire così!», c’è chi pensa di cavarsela con un «hai ragione, cara» e poi non finisce la serata a litigare?

Spesso ce ne dimentichiamo e chi è abituato a filtrare la conversazione attraverso un tweet o una tastiera forse non ci ha neppure mai pensato: è necessario guardare dentro, sotto, tra le parole, per farsi capire. E soprattutto per non rimanere fregati dal non detto, o dal detto fra le righe.

A venire in soccorso, ecco “Il linguaggio segreto del linguaggio”, della «psicosintesista»(che pare una che si occupa di droghe sintetiche legali, ma in realtà descrive lo «psicanalista che ha una concezione integrale dell’essere umano»), Anna Guglielmi.

Un manuale per imparare a dribblare le tipiche frasi sibilline, e disinnescare manipolazioni nascoste nei «tu mi insegni» o «ti rubo solo cinque minuti». E riappropriarsi così del vero significato di parole e frasi che adoperiamo senza accorgerci, o di cui siamo vittime se rivolte a noi da chi, in realtà, ha in mente un altro messaggio.

«COME SAI» NO, NON LO SO!

«Se solo», «Come sai», «Se tu fossi meno distratto», «Naturalmente». Sono tutte espressioni che, messe all’inizio, manipolano la libertà dell’interlocutore: la sua replica è guidata dalla forma della frase. Se uno comincia con: «Vuoi che ti dica come…», non sarà facile per nessuno dirgli di no.

«ONESTAMENTE…» UNA CIPPA

Se avete a che fare con chi, magari un venditore, continua a ripetere «onestamente», «sinceramente» e ogni altro «mente» di buona volontà, è perché non vuole essere considerato meno onesto di quanto sa lui di (non) essere. Se dice «Sinceramente, questo è il miglior prezzo che posso fare», uno è fuorviato dall’avverbio, e non si accorge che l’altro sta probabilmente mentendo.

«MI CREDA» ANCHE NO!

Quando uno ti propone qualcosa dopo questa premessa, oppure a seguito di un «Glielo posso giurare», è difficile andare contro, contestare. Significherebbe non fidarsi di lui, e non più, semplicemente, non credere che quello che lui ti sta dicendo, proponendo, vendendo, sia davvero la scelta ideale e al prezzo giusto.

«STAVO PER DIRTELO» OK. DOV’E’ LA FREGATURA?

In realtà sta dicendo: «Non volevo affatto dirtelo, ma visto che te ne sei accorto, mi giustifico così». È in buona compagnia con «A proposito, prima che me lo dimentichi…». Se usato verso la fine della conversazione, spiega l’autrice, «ha lo scopo di minimizzare l’importanza di quanto si sta per dire». Tradotto: preparatevi alla mazzata.

«FARO’ IL POSSIBILE» CIOE’ NIENTE

Qui ci casco anch’io. Anna Guglielmi ha ragione. Ho riguardato messaggi e mail in cui, a una richiesta, avevo risposto così o con equivalenti «Ci provo», «Penso di sì». L’autrice inchioda il responsabile: «Chi teme di fare brutta figura o si sente in colpa nel dire qualche no». Ok, la prossima volta ci proverò.

(In questo sito si può leggere il primo capitolo e farsene un’idea:  http://www.edizpiemme.it/libri/il-linguaggio-segreto-del-linguaggio).

Buona lettura!



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