Un volo nel tempo con Vitali è un'esperienza sempre affascinante. Anche se il velivolo, in questo caso, è solo una bianca e semplice 600.
La storia è un po' stanca, è un continuo feedback, un costante voltarsi al passato, per cercare, come spesso accade, di comprendere il presente.
Un presente che ha al centro un giovane in odore di matrimonio, con una madre vedova in odore di solitudine e una 600 bianca in odore di ritornare al mondo.
E un passato che vede lo zio Pinuccio, gagà d'altri tempi, spiantato e alla continua ricerca di un'avventura, che riemerge tra i flutti lacustri nostrani.
Ma la storia manca di ironia, manca di quel sottile sense of humor, di quella voglia di guardare tutto con un sottile sorriso sulle labbra, anche se sempre con grande rispetto.
La storia inizia, si arrotola, si divide, si sviluppa, ma sembra quasi non finire.
L'ultima pagina si chiude in modo amaro, lasciando un senso di manchevolezza.
Insomma, la produzione di Vitali è intensa, continua, immensa direi.
Non tutte le opere possono essere all'altezza della sua fama.