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Reggio Calabria: 150 uomini della GDF in azione. Indagini concluse

Creato il 18 novembre 2011 da Yellowflate @yellowflate

gdfMaxi operazione in Calabria, si legge sulle agenzie che oggi, sin dalle prime ore del mattino oltre 150 finanzieri del Gico del Nucleo di Polizia Tributaria di Reggio Calabria stanno eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 11 soggetti gravitanti nell’orbita della cosca Tegano-De Stefano, inoltre gli uomini della GDF  stanno eseguendo numerose perquisizioni, alcune delle quali in studi professionali, commerciali e legali. Nel contempo sono stati eseguiti sequestri per oltre 50 milioni di euro. Da quanto si apprende pare che la  cosca Tegano-De Stefano controllasse una parte del capitale privato della municipalizzata Multiservizi spa del Comune di Reggio Calabria, la consorteria criminale si avvaleva però di alcuni prestanome, questo pare essere emerso da alcune recenti indagini, si apprende infatti che il controllo avveniva tramite una serie di passaggi societari predisposti da noti professionisti della citta’ e avvalendosi di prestanome, a volte coincidenti con gli stessi consulenti. Nelle mani della cosca la Recim srl, che controlla il 33% della societa’ Gestione servizi territoriali srl che a sua volta controlla il 49% della Multiservizi srl. Scoperta nell’indagine una grossa fetta della cosiddetta ”area grigia”, ovvero quella che e’ composta da professionisti a servizio delle cosche. Alcuni nomi dei colpiti dal provvedimento di custodia pare siano già noti ed infatti ecco che spunta la “talpa” Giovanni Zumbo, l’uomo legato ai servizi segreti che dava anche informazioni sulle operazioni in anticipo alle cosche, la moglie Maria Francesca Toscanom’ avvocato, la sorella Patrizia Zumbo e il cognato Roberto Emo che e’ commercialista.

 Interessati dal provvedimento risultano essere anche Giovanni Tengano (gia’ in carcere) e l’imprenditore Giuseppe Rechichi che aveva ricoperto incarichi amministrativi nella municipalizzata Multiservizi. Altri prestanome e fiancheggiatori della cosca sarebbero stati il fratello dell’imprenditore, e i due figli.


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