E’ crollato l’impero economico costruito, a Reggio Calabria, dieci anni fa da alcune imprese del settore olivicolo e turistico-alberghiero. A mandarlo “in rovina”, le indagini dirette dal procuratore di Palmi Giuseppe Creazzo e dal pm Salvatore Dolce insieme ai militari della Guardia di finanza della Compagnia di Palmi e quelli di Taurianova (Reggio Calabria). L’inchiesta denominata “Principessa”, ha consentito al gip di Palmi Paolo Ramondino di disporre il sequestro di otto imprese nei settori agricolo e turistico, per un valore di 30 milioni di euro. Trentasette, invece, le persone indagate per truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche, falso, emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti. La presunta associazione a delinquere, legata da vincoli di sangue, re-investiva le somme acquisite illecitamente come aiuti pubblici su altri fronti. Una vicenda che avrebbe inizio nei primi anni 2000, quando due società appositamente costituite, la Ascrizzi Gaetano e la SCAM Srl, sarebbero state utilizzate a supporto di fatture ed operazioni che poi, secondo gli accertamenti delle Fiamme Gialle, si sarebbero rivelate in massima parte inesistenti.
Bartolomeo Scalabrino, capitano della Compagnia della Guardia di Finanza di Palmi, da noi raggiunto telefonicamente dichiara: «L’operazione “Principessa” costituisce l’esito finale di investigazioni, conseguite nel tempo. Le indagini, rientrano nel potere delle Guardia di Finanza, e sono durate da circa due anni. Tutte le truffe, però, sono più o meno riconducibili all’ultimo decennio mentre – continua il comandante Scalabrino – la costituzione dell’organizzazione risale agli anni ’90 »Che tipo di società erano coinvolte negli affari?
«Con grande sinergia siamo riusciti a connettere le strade che portavano a otto società: cinque s.r.l. e tre f.a.s.. Piccole o medie imprese con pochi mezzi e scarse possibilità economiche, operanti nei settore della cartotecnica, dell’edilizia, molte nel settore oleario e nel settore turistico».
Gestite da?
«Direttamente o indirettamente erano tutte gestite da familiari o signori vicini alla famiglia Giovinazzo e radicati a Cittanova»
Le aziende sequestrate sarebbero riconducibili alla famiglia Giovinazzo, attiva nella fascia tirrenica della provincia di Reggio Calabria, individuato nei cugini Antonio e Girolamo Giovinazzo i promotori del sistema.
Come agivano?
«Il meccanismo era semplice: Persone collegate alla fiducia della famiglia Giovinazzo, chiedevano e ottenevano ingenti somme di denaro (pari a volte a 5 milioni e mezzo di euro) per le proprie aziende facendo così, delle movimentazioni bancarie, anche sostanziose. Passaggi monetari che, ovviamente, hanno fatto scattare la truffa ai danni della legge 488 del 1992».
Non mancano, poi, guadagni realizzati per falsi crediti di IVA,integrati nelle casse societarie e reimpiegati: la “G.M.” e “D.M.C.”, l’ “Olearia Casalnuovo Srl”, la Re.Gi. Olearia Sas”, ad esempio, usavano documenti emessi in maniera fittizia dal gruppo Giovinazzo. Il Gip Ramondino, oltre che per le suddette, ha autorizzato il sequestro dell’hotel “Grimaldi Palace” cessionaria della “Great Southern Hotels & Residences Srl” (beneficiaria di contributi pubblici), dell’olearia “An.Lu.Gi. di Curinga Urbano & C.” e de “I Falegnami di Chiaro Giuseppe & C.”
Perché l’operazione è stata denominata “Principessa”?
«Principessa arriva dalla struttura alberghiera “Uliveto Principessa Park Hotel”, anch’essa sotto sequestro. Una struttura all’avanguardia (patrimonio aziendale 15/16 mln di euro)».
Marina Angelo