Regina Bianchi
Ci lascia a 92 anni Regina Bianchi, D’Antigny all’anagrafe (i suoi genitori erano d’origine francese), morta ieri pomeriggio, venerdì 5 aprile, nella sua abitazione a Roma.E’ stata una grande attrice, teatrale in primo luogo, anche se restano memorabili le sue interpretazioni cinematografiche (su tutte, almeno a mio parere, la Concetta Capuozzo de Le quattro giornate di Napoli, ’62, Nanny Loy, che le valse il Nastro d’Argento come miglior attrice non protagonista): grazie a lei infatti il teatro italiano, in particolare quello legato al mondo partenopeo descritto da Eduardo De Filippo, ha avuto un’interprete femminile dall’efficace valenza simbolica nei vari ruoli rappresentati, sempre pregni di pathos e profondamente umani, espressi sulla scena unendo un forte impatto ad una naturalezza esemplare nell’evidenziare la fierezza, l’orgoglio di donne sopraffatte dalla vita ma mai dome, pronte ad andare avanti nel ricordo delle sofferenze e dei sacrifici patiti in passato.
Regina Bianchi e Eduardo de Filippo in “Filumena Marturano”
Mentre scrivo quest’articolo davanti a me scorrono le immagini di una sequenza dell’edizione televisiva (’62) di Filumena Marturano, commedia in tre atti scritta da Eduardo nel ’46 (era inserita nella raccolta Cantata dei giorni dispari), pensando alla sorella Titina, che interpretò magistralmente il personaggio, passando il testimone alla Bianchi dal ’59 al ’67.E’ uno dei momenti più intensi, quando Filumena ricorda la sua infanzia e la breve adolescenza, come iniziò a “fare la vita” per usare un’espressione del tempo: osservate nel video le modalità di porsi al pubblico, cercandone la condivisione, vivendo con immedesimazione partecipe il ruolo, lo sguardo apparentemente assente ma carico di rabbia, i gesti trattenuti, misurati, sempre densi di significato, come il tragico così, così, così ad esprimere con disgusto la sua iniziazione, mantenendo intatto un aspetto fiero, solenne, per essere riuscita a mantenere la famiglia e i suoi tre figli, tutti cresciuti con dignità ed eguale amore materno.
Bianchi e De Filippo: “Napoli Milionaria!”
Pur ricordando Titina, difficile non emozionarsi di fronte ad una resa tanto “naturale” nella sua umana drammaticità. Restando nell’ambito del teatro di Eduardo, un’altra felice caratterizzazione è certo quella offerta nella parte di Donna Amalia in Napoli milionaria!, ‘45 di cui potete vedere qui un video relativo al finale, nell’edizione televisiva del ’62.Gennaro Iovine (De Filippo) tornato dalla guerra, cerca di mettere ordine nella sua famiglia, distrutta non dai bombardamenti ma dalla perdita di ogni valore morale, espressione privata, fra le mura di un tipico basso napoletano, delle modalità di reagire di un popolo alle tragiche conseguenze del secondo conflitto, tra chi riesce a sopravvivere mantenendo una certa purezza e saldi ideali con un minimo di adattamento alle circostanze, e chi a queste ultime si piega totalmente, divenendone protagonista e vittima allo stesso tempo.
Al centro di quest’ultimo atto vi è certo Eduardo, ma la Bianchi, nell’interpretare Amalia che ora ricorda la vita precedente, con quel Che è successo? espresso ripetutamente tra le lacrime e sorseggiando a stento una tazza di caffè, offre ancora più valenza drammatica al fatidico Ha da passa’ ‘a nuttata manifestato con rassegnazione mista a speranza da Gennaro in chiusura.
Concludo questo ricordo di Regina Bianchi, espresso nella memoria, con la volontà di condividerla, delle sue interpretazioni a me più care, attraverso le quali ho iniziato ad amarla ed apprezzarla sia come artista sia come donna, con una frase tratta da un manoscritto di Eduardo, che credo possa riassumere meglio di qualsiasi articolo l’essenza recitativa propria di una grande interprete: “Lo sforzo disperato che compie l’uomo nel tentativo di dare alla vita un qualsiasi significato è teatro”.