Questa reginetta potrebbe far impallidire d’invidia un macaron, anzi no: può farlo cadere secco d’amore…certo lei è proprio carina: non alta, ma con tutte le curvette al posto giusto; armonica, elegante nella presenza, una vera reginetta di bellezza, con quel tocco di perenne e delicata abbronzatura tipico di chi fa sport all’aria aperta…
Vi chiedo di perdonarmi la digressione in stile fisiognomico dolciario, ma è per sostenere un dato di fatto: se, per il macaron, reginetta lo è per via della bellezza, per me lo è per via della sua bontà. Come spesso succede, è una faccenda di punti di vista, divergenti.
Detto questo vi conduco alla gioia del dunque. Oggi qui da me c’è della gioia, e mi piacerebbe vi arrivasse tutta quanta, perché ho realizzato il mio biscotto del ricordo preferito: la reginetta di Omegna.
E’ ancora vivo il pensiero di noi, tutti e sei, attorno al tavolo, mentre scartiamo queste meraviglie venute da lontano-per quei tempi Omegna era lontana- portate da un amico di famiglia. Belle, buone, bella anche la scatola: rigorosamente di metallo smaltato molto resistente, con una bella immagine del lago d’Orta sul coperchio. Dentro i biscottini, dei quali non sapevamo il nome, avvolti a due a due nella carta trasparente, che parevano occhietti vispi, o soldatini in marcia.
Finivano in fretta, troppo in fretta; poi si stava ad aspettare la visita successiva di chi gentilmente ce li regalava e si teneva la scatola per conservare gli oggetti: mia mamma ci teneva gli arnesi per il cucito, per me diventavano gli armadi capienti dei vestiti delle bambole, o teche per le collezioni più impensabili, che lusso!
In verità non è stato semplice trovarne la ricetta, o, per meglio dire, quella che desideravo: ho visto descritte duchesse e duchessine, ma duchesse e regine, che dir si voglia, non sono mai state la stessa cosa. Mentre la cercavo ho scoperto che il biscottino è brevettato dalla pasticceria di Omegna che lo produce a tutt’oggi, quindi mi sono affidata alla memoria, ad un po’ di pratica e ad un po’ di grammatica.
Chi lo sa se gli originali avranno ancora la stessa scatola, la medesima presentazione e quel sapore indimenticabile, quella consistenza particolare, sul cui ricordo ho cercato di ricostruire. In attesa, non della ricetta originale, perché ho molto rispetto dei brevetti, ma di recarmi ad Omegna e testare di persona, pubblico la mia ricostruzione sensoriale e il suo risultato: per me, per la mia famiglia, per voi che mi leggete. Buona preparazione!
Reginette farcite al gianduia
per circa 25 biscotti completi di farcitura
Occorrenti: sacca da pasticcere, bocchetta liscia diam. 10 mm., ciotola, spatola, tritatutto, tappetino di silicone o teglia, carta forno
ingredienti: 90 g di nocciole ridotte a farina, 1 uovo+ 1 tuorlo, 75 g di burro morbido, 105 g di zucchero semolato, 100 g di farina, una presa di sale, vaniglia in estratto(facoltativa), 100 g di crema di cioccolato al gianduia per farcire
tempo di preparazione:30 minuti
grado di difficoltà:facile
calorie a biscotto g 10 cad 56
Tostiamo le nocciole in forno a 150°C per 10 minuti, rigirandole spesso. Poi le sfariniamo con movimenti a intermittenza nel mixer. Pesiamo la farina di nocciole, la mettiamo nella ciotola e aggiungiamo l’uovo e il tuorlo, mescolando per uniformare il composto. Aggiungiamo la presa di sale, il burro ammorbidito quasi fuso, lo zucchero e amalgamiamo. Uniamo per ultima la farina e completiamo il composto che dovrà essere di consistenza semiliquida. Inseriamo il composto nella sac a poche e formiamo sulla teglia foderata con carta forno dei mucchietti un po’ più grandi di una nocciola. Inforniamo a 150° per 10 minuti, poi alziamo la temperatura a 200°C e portiamo i biscotti a doratura completa per altri 5 minuti. La cottura deve avvenire con portello del forno in fessura.
Ammorbidiamo la crema al gianduia e farciamo i biscottini senza esagerare, schiacciandoli tra indice e pollice per accoppiarli. Se chiusi in una scatola di metallo si conservano per molto tempo.
Sono ottimi per accompagnare il caffè del dopo cena.
Un caro saluto.