Ripetuti scontri armati, avvenuti fra gruppi di arabi di due differenti tribù, e precisamente i Beni Hussein e i Rizegat, giorni fa, nei pressi di una miniera d’oro nella località sudanese di Kabkabiya, hanno creato enormi problemi alle popolazioni del luogo, che sono state costrette a darsi alla fuga.
Parliamo del territorio di Jebel Amir, la zona ovest del Sudan.
Condizionata, al di là dei tristissimi e noti eventi del periodo 2003-2007, che nessuno di noi ha dimenticato, ma probabilmente anche dall’avvenuta indipendenza del Sud-Sudan da Khartoum, le sofferenze di questa gente , nell’area in questione, continuano a essere una “costante” storica.
In meno che si potesse dire, infatti, sono andati distrutti più di un centinaio di villaggi con la prospettiva per uomini ,donne, anziani e bambini di un ennesimo esodo forzoso, riguardante centinaia e centinaia di persone.
Queste persone, che ora stazionano in pieno deserto, senza riparo alcuno, hanno ricevuto un qualche aiuto (acqua-coperte-viveri-medicinali) dall’Ufficio dell’ Onu per gli affari umanitari (Ocha) tramite convogli organizzati sul momento.
La realtà al momento è ,comunque, difficoltosa e le prospettive di un ritorno alla propria normalità per ciascuna di queste genti restano, purtroppo ,ancora lontane.
C’è solo un piccolo spiraglio di luce ed è che, in Qatar, ad Aprile dovrebbe avere luogo una conferenza proprio sul Darfur con lo scopo di una seria mediazione, se ci si riesce, tra ribelli e governo e, in più, di raccogliere fondi per la ricostruzione della regione.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)