Sì, perché qualcuno potrebbe confondere la cosa con una semplice e validissima (se meritata, ndr.) pensione, ma non è così, difatti, il fenomeno dei “baby pensionati” dilaga violentemente, specialmente in virtù del fatto che molti di questi sono appena cinquantenni, figli di una casta regionale.
Ogni anno si calcola un peso sui bilanci regionali di circa 170 milioni, circa 3200 vitalizi. Nulla di nuovo, se si pensa che il Parlamento ne spende 200 di milioni per mantenere gli ex onorevoli (alcuni dei quali, non contenti, hanno fatto anche ricorso). Ad oggi ci sono Regioni in cui ci si ritrova in situazioni che sfiorano il reale imbarazzo: ex consiglieri che si ritrovano a guadagnare un vitalizio più consistente degli effettivi stipendi dei consiglieri in carica. Volendo fare un esempio: in Veneto, riportando i dati speculari, si necessita di 11,2 milioni per erogare gli oltre 200 vitalizi, compresi quelli di reversibilità, ma paradossalmente ne servono 9,1 milioni per le indennità dei consiglieri attivi.
Repubblica cita 3 nomi: “Tra gli ex consiglieri ci sono Giancarlo Galan (3.749,63 euro netti mensili), Massimo Cacciari (1.935,30), Flavio Zanonato (1.934,84)”.