Per comprendere meglio la complessità del substrato nel quale “Voglia di Volare” ed il suo autore sono immersi, e con il quale hanno dovuto scontrarsi amplificando ancor più le difficoltà e le complessità di una vicenda già di per se ostica e priva di una soluzione certa e favorevole, è necessario addentrarsi in una chiarificazione della multidimensionalità presente nella realtà partenopea, troppo spesso soggetta ad abusi di standardizzazione e sciacallaggio perpetrati dagli speculatori di turno.Prendiamo, quindi, in considerazione un anello più piccolo della nostra ipotetica figura di cerchi concentrici ed esaminiamo, sebbene per grandi linee, la situazione nella città di Napoli.
Essa è una città che vive, al suo interno, grandi spaccature culturali e comportamentali.
Possiamo considerare la presenza di due poli. L’uno che spinge la città verso un’estremizzazione negativa delle caratteristiche peculiari del popolo napoletano e guida l’articolarsi dei comportamenti verso l’ostentazione esasperata di taluni tratti. L’azione di questi comportamenti fa emergere l’ignoranza, il desiderio, che diviene quasi necessità, di compiere azioni nefaste, fino alla degenerazione completa che conduce alle diverse forme di criminalità.
All’estremità opposta si collocano i soggetti che appartengono alle differenti caste della così detta “Napoli bene”. In questi sottogruppi regnano i dogmi classisti secondo i quali il sol fatto di gestire un certo potere economico e politico, nonché l’essere in possesso di titoli di studio rende questi individui una classe che denota un’elite.
Entrambe questi poli, sebbene in modi differenti e con mezzi dissimili, sono legati da un interscambio d’affari e convenienze, che gravano sull’intero gruppo danneggiandolo e impedendo alla sua vera natura di emergere.
Nel mezzo, tra questi due estremi, è collocabile quello che in parole semplici può essere considerato il “Vero Napoletano”. Questo sottogruppo è veramente eterogeneo. Esso non presenta, nel suo interno, estremizzazioni di sorta capaci di trasformare pregi unici in perniciosi difetti.
Il problema è insito nel fatto che quest’ipotetico centro è compresso, quasi schiacciato, dai due poli a causa del potere detenuto dall’uno e dall’altro, sebbene di natura differente e soprattutto espresso in modi differenti.
Questo esempio espresso la semplice analisi di una macro-struttura che sembra non essere attinente con la questione trattata in questo contesto, è di contro la spiegazione che serve ad amplificare la malafede e la sudditanza psicologica, se non diretta, mostrata da tutti quei soggetti appartenenti alla realtà Partenopea che hanno preferito un comportamento omertoso ad una dimostrazione di costruttiva diversità, che li avrebbe allontanati dagli standard nefasti espressi e condivisi sul territorio Italiano.
E’ inconfutabile che mostrare e concretizzare la propria diversità costruttiva, cercando di sovvertire l’oligarchia del nulla e le salde convinzioni delle masse, oramai radicate come imprescindibili valori, comporta, per i soggetti agenti, la consapevolezza di dover affrontare l’assunzione di responsabilità e le relative conseguenze. Bisognerà, che ognuno sia pronto a lottare attraverso rinunce e azioni concrete.
A questo punto nasce spontanea un’ultima domanda, alla quale però diviene difficile se non impossibile attribuire una valida e comprensibile risposta; perché in un così ben congeniato sistema, dalle ancorate radici, protetto da avamposti e baluardi impenetrabili, nessuno ha mai avuto il coraggio di affrontare, anche solo privatamente, la questione?
In realtà non si sarebbe nemmeno trattato di vero coraggio.
Analizzando, difatti, attentamente il potere detenuto dalla Signora De Filippi, ma anche da autori come Antonio Ricci, unito alla indiscussa misura commerciale di utile prodotta e alla grande quantità di fedeli seguaci delle opere della Signora De Filippi, si constaterebbe che in alcun modo è possibile scalfire una tanto maestosa roccaforte.
Finanche una pubblica ammissione di quanto perpetrato in quasi dieci anni potrebbe mai diminuire la proficua devozione di quelle masse che alimentano la ben oleata macchina commerciale della Signora De Filippi.
La risoluzione più confacente al vero che si potrebbe ipotizzare vedrebbe, il vegliardo reietto Achille ritornare, dopo l’eventuale apparizione pubblica concessagli, nell’oblio del più profondo anonimato, senza una copia venduta e privo di alcuna futura considerazione, mentre la maestosa corazzata della Signora De Filippi, dopo aver reso innocua la quasi invisibile falla, proseguirebbe la trionfale navigazione incontrastata, con il suo capitano osannato e più forte di quanto non lo fosse in passato.
E’ tempo di lasciare a voi lettori che siete giunti fino a questo punto ogni ardua sentenza, prima di farlo, però, voglio esporre uno dei soliti eventi che ci giunge da altre culture con il quale è mio desiderio congedarmi.
In una piccola contea con una posizione geografica un poco isolata rispetto al più vicino centro urbano, di uno stato degli USA, la comunità era stata messa in crisi dalle tecniche di marketing adottate dell’unico market utile agli abitanti per il sostentamento delle proprie famiglie.
Il proprietario dell’esercizio, approfittando della situazione di isolamento e del monopolio commerciale da lui detenuto per i generi di prima necessità, aveva deciso di applicare alle merci prezzi anche sei, sette volte superiori agli standard massimi degli altri esercizi commerciali ubicati nei lontani centri urbani.
I cittadini della contea dopo aver più volte segnalato a chi di dovere la situazione insostenibile, non avendo ricevuto alcun riscontro, oramai vessati da questo sopruso ma anche messi in crisi economica, vollero trovare un modo per far valere le proprie ragioni. Si riunirono nella chiesa e stabilirono che l’unico modo per ottenere giustizia fosse quello di colpire il commerciante nell’unica cosa che avesse a cuore; i guadagni. Decisero per tanto di astenersi, tutti, dall’effettuare acquisti in quel negozio, fino a quando il proprietario non fosse stato ridotto a ragionevoli soluzioni.
L’azione di questi cittadini si perpetrò per mesi, non mancarono i sacrifici e le rinunce, ma restarono sempre uniti e nessuno pensò al proprio tornaconto.
In un primo momento il negoziante cominciò a far lievitare ancora i prezzi, certo che le famiglie sarebbero state costrette, prima o poi, a fare acquisti necessari.
La sua strategia puntava molto sulle necessità dei bambini, ma li ci si trovava in America con una concezione differente di necessità e condizione di bambino, non si era certo in Italia.
Le famiglie tennero duro, fino a quando un giorno sulle vetrine del market apparsero dei cartelli promozionali, con prezzi ed offerte mai visti prima.
Quelle offerte perdurarono nel tempo, erano tanto convenienti che spesso dalle contee vicine giungevano famiglie a fare scorta di prodotti.
Fine