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Religione e filosofia per i grandi pensatori Cristiani, Islamici ed Ebrei

Creato il 06 novembre 2015 da Alessiamocci

 “La filosofia non serve a nulla, dirai; ma sappi che proprio perché priva di legame di servitù è il sapere più nobile.“ (Aristotele)

La filosofia nasce nella Grecia antica, in una Grecia politeista, dove la religione si esprime per mezzo di racconti, rappresentazioni artistiche e culti vari. Nasce come esigenza dell’uomo di pensare, di dare una risposta il più possibile razionale agli interrogativi sulla vita, la natura e l’esistenza. I primi filosofi sono greci, Talete viene considerato il primo filosofo, e si occupavano principalmente della natura e della ricerca di un “principio” fondamentale che fosse alla base della natura. Poi ci furono Socrate, Platone, Aristotele, Eraclito e molti altri.

La parola ” filosofia ” deriva dal greco e letteralmente significa ” amore per il sapere “. Si differenzia molto sia dal mito, che invece dava una risposta in termini “leggendari”, sia dalla religione (ai tempi politeista), che ricercava le risposte nella “fede”.

Ma in realtà c’è chi non esclude che la filosofia, in quanto pura curiosità, nasca molto prima nel momento in cui le persone cominciano a porsi delle domande. Il pensiero astratto è una facoltà umana ed è quello che lo distingue dagli altri animali. In questo senso la filosofia è nata con l’uomo e morirà con lui. Già Aristotele faceva notare che anche il mito ha, in qualche modo, una sua valenza filosofica perché cerca di spiegare un po’ di tutto e quindi una sorta di filosofia esisteva già nei miti.

Tuttavia, nei secoli ci sono stati due modi di vedere e vivere la filosofia confrontata con la religione. Una in contrapposizione ad essa, e un’altra probabilmente più profonda in continuazione ad essa.

“È vero che un po’ di filosofia incrina la mente dell’uomo all’ateismo, ma la profondità nella filosofia riporta le menti degli uomini verso la religione”.

Questa è una famosa frase del filosofo inglese, Francis Bacon, tratta dal suo libro “Saggi”. Con questa frase Bacon, sottolinea che tra filosofia e religione, non vi è assolutamente nessuna conflittualità.

Bacon, un filosofo inglese di fede cristiana e molto credente, vedeva nella filosofia una continuazione della religione, ciò nonostante oggi sappiamo che secoli più tardi rispetto ai tempi di Bacon, altri filosofi come Schopenhauer, Nietzsche, Valery ecc.., sarebbero stati completamente atei.

Uno di questi, che non ha mai avuto tentennamenti ad affermare il proprio ateismo, è stato proprio Schopenhauer. Schopenhauer in un capitolo dei Parerga e Paralipomena, intitolato “pensieri riguardanti l’intelletto in generale e sotto ogni rapporto”, fa un breve elenco di affermazioni per la sua visione del tutto irrazionali ripetute acriticamente dalla “massa” perché favorevoli alla propria percezione delle cose o convalidate dalla fama del loro autore, e tra esse spunta la famigerata frase di Bacon.

Schopenhauer scrive:

“Vi sono certi errori amati, e saldamente accreditati presso la generalità degli uomini, che tutti i giorni sono ripetuti da innumerevoli persone con sufficienza, e dei quali ho cominciato un elenco che prego altri di proseguire:  [...] La seguente sentenza, ripetuta sull’autorità di Bacone da Verulamio: un po’ di filosofia allontana da Dio; molta riconduce a lui. Davvero? Allez voir! [...] La maggior parte di queste sentenze vengono ripetute dall’uno all’altro, senza pensarci su, e sol perché si è trovato che sonavano molto sagge quando furono ascoltate per la prima volta”.

Tuttavia non a caso i più grandi filosofi della storia erano credenti e Bacon è solo un esempio più recente di filosofo che non mette in dualismo religione e filosofia.

Il rapporto fra fede e ragione è uno dei temi che hanno attraversato la storia della filosofia per secoli. La filosofia a parvenza religiosa nasce con il monoteismo e dalla compresenza delle diverse religioni monoteiste si sviluppa la filosofia medioevale. I filosofi cristiani e islamici ed anche ebrei cercano nella filosofia i propri principi religiosi.

Sant’Agostino (354-430 d.C.), vescovo di Ippona, nel V secolo d.C. è uno dei primi ad aver posto sullo stesso piano religione e filosofia ed espresso per primo, con le parole: “Credo ut intelligam, intelligo ut credam”, la necessità di credere ed avere una fede per capire con la ragione, in quanto con la ragione si può consapevolmente convalidare la fede.

Successivamente altri esponenti del pensiero cristiano, quali ad esempio Tommaso d’Aquino (1225 –1274 d.C.), Ugo di San Vittoresi (1096–1141 d.C.), Alberto Magno (1206–1280 d.C.) e tanti altri si sono soffermati su questo tema, per marcare il punto di vista cattolico sulla risoluzione di questo rapporto.

Tuttavia tutti i percorsi filosofici del medioevo cristiano sono stati caratterizzati in modo profondo dalla scarsità delle fonti e dalla perdita di contatto con i testi classici dell’antichità, d’altra parte durante tutto il Medioevo gli arabi avevano mantenuto viva la tradizione filosofica facente capo ad Aristotele, con commenti e traduzioni.

La religione islamica ha avuto il grande merito storico di avere sempre incoraggiato l’uomo a perseguire il sapere e la scienza in ogni campo del sapere. Il periodo aureo dell’Islam rappresenta una delle ere più importanti per lo sviluppo del pensiero umano. L’Islam dette un impulso straordinario alla scienza, all’arte e alla cultura spinto dai versetti del Corano e dalle parole del Profeta: Cercate la conoscenza fino in Cina“. In nessun momento dell’epoca islamica, alcuno scienziato fu perseguitato per le sue teorie e i libri scritti dagli scienziati musulmani costituirono testi di riferimento per le Università europee fino al 1600.

In questo modo la filosofia araba aveva influenzato profondamente l’Occidente, svolgendo una funzione di legame e di transizione fondamentale fra il pensiero antico e quello moderno e elaborando prospettive filosofiche diverse, di tipo mistico, naturalistico o materialistico, definite come “l’eredità greco-araba”.

Il primo pensatore arabo di rilevante importanza Al-Kindi, noto in occidente con il nome di Alchindus (801 -873) è stato un filosofo, matematico, astronomo, scienziato e infine musicista. Chiamato “filosofo degli Arabi” ha lavorato per la Casa della Saggezza, un importantissima accademia del sapere a Baghdad. Egli scrisse un gran numero di commenti ad Aristotele ed alla luce del monoteismo islamico interpretò l’intelletto attivo come qualcosa di unico per tutti gli uomini, e vide l’avvicinarsi a Dio come fine ultimo della filosofia. Per Al Kindi la teologia e la filosofia passano entrambe per una fede ferma nella scientificità dell’argomentare. La filosofia non scinde dalla fede e viceversa.

Con l’XI secolo la filosofia araba giunse all’apice. Fra il 980 ed il 1036, visse Ibn Sina meglio conosciuto con il nome latinizzato di Avicenna, “il padre della medicina moderna”. È stato il più famoso filosofo, matematico, astronomo e soprattutto medico del tempo. È una delle figure più note in Europa dei pensatori islamici (assieme ad Avveroè) per le influenze che ebbe sul mondo occidentale, in particolare sugli stessi Alberto Magno e Tommaso d’Aquino. Con Avicenna il pensiero dell’Islam medievale raggiunge una complessità e una profondità che ne fecero uno dei maggiori pensatori di tutti i tempi. L’influenza che egli esercitò sulla psicologia, sulla metafisica e sulla medicina dell’occidente latino, oltre che sul pensiero filosofico orientale, è enorme. Le connotazioni specificamente islamiche di Avicenna si rilevano nei numerosi scritti sulle scienze filosofiche in continuità e non in contrapposizione alla fede.

Altra posizione è quella di Ibn Rushd o Averroè (1128-1198) un altro grande filosofo della tradizione islamica. Nel corso della sua vita fu soprattutto un giudice e medico, ma in Occidente è famoso per essere stato il più grande commentatore di Aristotele, e anche la sua opera influenzò larga parte del pensiero filosofico medioevale. Scrisse numerosi commenti su Aristotele, opere filosofiche originali e una enciclopedia di medicina.

Figlio di un giudice islamico di Cordova, studia scienze religiose, medicina, matematica e filosofia. Divenuto qadi (giudice) di Siviglia, all’età di 44 anni inizia il suo lavoro di traduzione e commento delle opere filosofiche di Aristotele, facendo conoscere in Occidente il pensiero del grande filosofo greco. Nelle sue opere, Averroè concilia perfettamente non solo religione e filosofia ma anche religione e medicina e religione e scienza, affermando che più si conosce e si studia, più ci si avvicina a comprendere la grandezza dell’unicità divina, la Mente assoluta. La filosofia di S. Tommaso d’Aquino deve tanto anche ad Averroè.

Nell’Incoerenza dei filosofi, opera composta nel 1095, dal teologo Islamico AlGazali, si sostiene che il pensiero di Aristotele, e la filosofia in generale, fossero in piena contraddizione con l’Islam. AlGazali contesta la fede che i filosofi ripongono nella ragione come fonte di verità. Afferma che la religione e la filosofia non sono compatibili.

Più tardi, negli anni 1179-1180 Averroè mette di nuovo a fuoco la questione della legittimità della filosofia, in particolare aristotelica, nell’Islam. A questo proposito l’opera filosofica più importante di Averroè fu “L’incoerenza dell’incoerenza”, in cui egli prese le difese della filosofia, in particolare quella aristotelica contro le critiche esposte da al-Ghazali nel trattato “L’incoerenza dei filosofi”. La tesi fondamentale di Averroè era esattamente opposta; egli sosteneva che la verità può essere raggiunta sia attraverso la religione rivelata sia attraverso la filosofia speculativa e che nessuna delle due poteva scindere dall’altra.

Infine anche in ambito ebraico, già dal I secolo d.C., si era avuto con Filone di Alessandria un primo tentativo di conciliare la religione ebraica con la filosofia platonica, tentativo tuttavia che aveva avuto maggior seguito presso i primi cristiani. Sarà con Avicebron, e poi con Mosè Maimonide, che si ha un effettivo confronto tra la fede ebraica e il retaggio culturale greco. Maimonide incentrò la sua riflessione su alcuni princìpi fermi riguardanti l’esistenza di Dio e la sua immortalità. Egli si servì dell’aristotelismo, influenzato anche nel suo caso da numerosi concetti neoplatonici, per conciliare la fede nella Torah e nel Talmud con forme razionali di speculazione filosofica, sostenendo la trascendenza di Dio, la libera volontà umana e divina, e l’origine creazionistica del mondo, ma negando come Averroè l’immortalità dell’anima individuale.

Maimonide assieme a Gersonides, Gabirol e Crescas sono considerati anch’essi importantissimi per la continuità della filosofia, perché essi hanno illuminato e dato un grande contributo alla filosofia moderna.

Written by Amani Salama


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