Religione e rock and roll: gli opposti si attraggono

Creato il 13 maggio 2015 da Allocco @allocco_info

L’associazione tra musica e religiosità non è mai stata molto forte, specialmente per generi come il rock and roll, nato negli anni Cinquanta del secolo scorso proprio come possibilità di evasione da dogmi morali e religiosi. Di fatto, la propensione all’uso di sostanze stupefacenti o ad atteggiamenti ribelli che caratterizzava il genere rompeva le regole e lo allontanava sempre più dal cattolicesimo.

Ciò nonostante, alcune grandi star del rock si sono contraddistinte proprio per la personale ricerca di un'”entità” superiore, che potesse guidarle nel rispettivo cammino. Da Bob Dylan a George Harrison, passando per altre personalità: la rivista Rolling Stone ha osservato il tentativo di “conciliare l’inconciliabile”, tentativo spesso riuscito in quanto non ha portato a rinunce stilistiche o sostanziali nella produzione musicale degli artisti considerati.

Bob Dylan
La conversione religiosa di questo artista è senz’altro una delle più forti della storia del rock. Nel 1979, Dylan diede una svolta alla sua carriera con il disco Slow Train Coming, allontanandosi quindi da canzoni come Don’t follow leaders, watch your parking meters. Il lavoro ebbe un’importanza fondamentale per l’artista tanto che, durante il suo tour, affermò: “Dissi che i tempi stavano cambiando, e così è stato. Dissi che la risposta si trovava nel vento, e così è stato. E ciò che dico ora è che Dio è tornato tra noi e non c’è altra via di salvezza. Dio è tornato per stabilire il suo regno a Gerusalemme per altri 1000 anni”. Nel 1980, Dylan decise di avvicinarsi alla fede di sua madre, ebraica.

Arthur ‘Killer’ Kane (bassista dei New York Dolls)
Nel caso di Kane ci fu un fatto specifico che lo portò a convertirsi. All’origine ci fu un attacco di gelosia perché avevano scelto il vocalist del gruppo per un cammeo in un film con Bill Murray. Come reazione, picchiò violentemente sua moglie e successivamente tentò il suicidio lanciandosi da una finestra al terzo piano, senza però conseguenze tragiche. Dal suo letto d’ospedale ascoltò parlare del Libro dei Mormoni in tv e si convertì a questa fede. Fu talmente tanto coinvolto che lavoro persino in uno dei templi presenti a Los Angeles. Nel 2004, ‘Killer’ morì di leucemia, poche settimane dopo l’annuncio della reunion del gruppo.

Dave Mustaine (vocalist dei Megadeth)
Mustaine era cristiano e, per molto tempo, non volle collaborare con band che egli considerava “sataniche”. Il cantante affermò: “Per molto tempo ho cercato di sentirmi a mio agio nella mia nuova vita da cristiano. In alcuni momenti mi sentivo lontano, in altri mi sentivo soffocare. Finché, nell’estate del 2005, trovai l’equilibrio tra la mia vita spirituale e la mia vita artistica”.

Brian ‘Head’ Welch (chitarrista dei Korn)
Welch si avvicinò a Dio nel 2005, momento in cui decise di uscire dalla band. A seguito di questa scelta, il chitarrista entrò in depressione e cominciò a fare uso di antidepressini, alcol, meta-anfetamine e sonniferi. “Volevo che Dio mi aiutasse a uscire dalla mia dipendenza da alcol e droghe. Pregavo: ‘Gesù, se esisti, aiutami’. Alla fine, sentii qualcosa entrarmi dentro e a quel punto tutto cambiò.”

Lou Gramm (vocalist dei Foreigner)
La malattia fu il motivo che portò Gramm ad avvicinarsi alla chiesa. Alla fine degli anni Novanta,al vocalist dei Foreigner fu diagnosticato un tumore benigno al cervello: iniziò a vedere doppio, fatto che però egli trasformò in ironia, dato che il secondo album del gruppo si intitola “Double vision”. Lou non solo guarì ma l’esperienza lo portò alla conversione e a intraprendere la carriera da solista.

Cat Stevens
Nel 1976 il musicista Cat Stevens rischia l’annegamento a Malibù. Stevens raccontò di aver implorato Dio di salvarlo e che un’onda lo trascinò fino a riva. Qualche tempo dopo suo fratello gli regalò una copia del Corano e Stevens divenne musulmano fino al punto di cambiare il suo nome in Yusuf Islam e di abbandonare completamente la sua carriera musiciale. Nel 2006 il cantante tornò in attività con diverse performance.

George Harrison
La rapida carriera di The Beatles portò Harrison a iniziare un nuovo percorso spirituale seguendo guru orientali, scelta che seguirono anche altre star del rock dopo di lui. Per prima cosa, e grazie al suo amico Ravy Shankar, iniziò a suonare il sitar, e successivamente si avvicinò alla meditazione trascendentale del guru indio Maharishi Manesh Yogi. Poi, seguì il guru Swami, fondatore dell’Associazione Internazionale della Coscienza di Krishna, fatto che lo portò ad abbandondare il fumo, il consumo di carne, le droghe e l’alcol. La meditazione gli permise di scrivere pezzi di successo come “My Sweet Lord”, ed è nei suoi album “All Things Must Pass” e “Living in the Material World” che si può osservare a pieno il suo importante percorso.

Fonte:
BioBioChile http://www.biobiochile.cl/2015/05/10/como-la-religion-influyo-en-la-vida-y-la-musica-de-grandes-rockeros.shtml.

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