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Religione, religiosità, magia e superstizione nell’antica Grecia

Creato il 23 agosto 2013 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali

514px-Michelangelo_Caravaggio_007di Ivana Vaccaroni. La religione della Grecia antica non si fonda su rivelazioni positive elargite dalla divinità agli uomini: non ha profeti  fondatori e non possiede alcun libro sacro che annunci verità rivelate  e costituisca il principio di un sistema teologico. La casta sacerdotale non è professionale né permanente e le funzioni sono accessibili a ogni cittadino che, senza distinzioni, può officiare il culto e adempiere ai riti devozionali.

Essa inoltre è il frutto della fusione del sacro propria dei paesi indoeuropei precedenti che si sovrappone su forme e convinzioni religiose caratteristiche delle popolazioni pre-elleniche dell’area egea e orientale. Ed è in continuo divenire: ciascuno degli dei greci domina un ambito dei poteri e delle forze che regolano la natura:ogni entità divina esprime una realtà complessa e si affianca a quelle più vicine a lei per filiazione o fratellanza. Così Zeus si identifica con il dio della luce e del cielo, Hera è la dea che sovrintende alla sfera della fecondità femminile, erede delle antiche dee-madri minoiche, Afrodite è il simbolo della potenzialità amorosa … e così via. Nell’Olimpo vige quindi un antropomorfismo politeistico che identifica la divinità con il  (=Greci. Esso esclude l’onnipotenza e l’onniscienza divina, tenendo separati gli dei dagli uomini con due un’eguale pluralità di appellativi specifici,di “epiclesi”:c’è quindi uno Zeus dei giuramenti,uno dei confini,uno dei giuramenti,etc… Ciò nonostante ogni dio non perde la sua unità, la sua individualità e viene così a collocarsi nella trama narrativa del mito.

Il mito

Il mito non è un ornamento poetico ma un elemento essenziale per una società tradizionale come quella greca arcaica. Esso contiene e trasmette il patrimonio di idee, tradizioni istituzioni sociali e religiose che costituiscono la cultura di un popolo non ancora acculturato. Trasmesso inizialmente per via orale(µῦθος), esso non è inventato da un singolo poeta, ma lo trova nella memoria collettiva del suo popolo e lo inserisce successivamente nella sua opera. Appartiene a un lontano passato ed è compiuto più da eroi che da uomini comuni, pur non essendo considerato leggendario ma reale,di una realtà non quotidiana, però. In una civiltà illetterata il patrimonio dei miti contribuisce a conservare l’identità di un popolo attraverso racconti in cui ciascuno si riconosce e si identifica. Può infatti trasmettere la storia sacra (le vicende degli dei, ad esempio); giustifica le origini di una scoperta o di un rituale (mito di Prometeo che spiega l’origine del fuoco-mito “eziologico”, che spiega l’αἰƭία, la causa). Più generalmente propone modelli di comportamento ai quali attenersi,trasmettendo i valori morali della civiltà. Il mito è considerato anche un modo di pensare che si sviluppa per immagini. Questo non significa però che esso sia un tipo primitivo di pensiero ma solo complementare  a quello logico-razionale che in una società illetterata risponde a determinate necessità,come quelle di conservarne la cultura:è una specie di filosofia primitiva,insomma. La cultura greca presenta, in effetti, uno sviluppo dal pensiero mitico a una prima elaborazione di carattere logico-filosofico: già in età arcaica si dubitava della verità dei miti, ricercandone un’interpretazione razionale. Si pensava infatti che i racconti sugli dei fossero soltanto allegorie delle forze naturali, come il sole o il fuoco (tale era l’interpretazione di Teagene di Reggio dei miti omerici).

La magìa  

 Sin dall’epoca antica anche in Grecia esistevano persone dedite a “incantesimi” finalizzati agli scopi più vari: a guarire da fatture d’amore, da malefici o da esorcismi, a cacciare il malocchio. Talvolta questi personaggi erano definiti ciarlatani(gohtai), e avevano il compito di allontanare  gli spiriti, placare fantasmi.

La magìa come pratica popolare, avversata dalle persone colte, trovò poi amplissime testimonianze in età ellenistica e più ancora in epoca successiva, della quale rimane un abbondante materiale documentario, le cosiddette defixiones, tavolette che contengono formule magiche contro determinate persone. E quale rapporto sussiste tra la magìa e le altre forme di superstizione? Una teoria sostiene che esse formino due campi separati: la prima pretende di vincolare alle sue operazioni il mondo divino, imponendo agli spiriti  di sottostare alla volontà dello stregone, la religione invece accetta delle forze superiori da venerare e alla cui volontà sottomettersi. Sotto vari aspetti,dunque, la magìa costituisce un sistema d’interpretazione dei fenomeni che ha le sue radici nelle esigenze di una parte della società che in modo più o meno confuso proietta le sue tensioni in un mondo irrazionale per ottenerne rassicuranti risposte.

La divinazione

Nel mondo antico la divinazione è legata prevalentemente alla religione e assume un carattere pubblico e ufficiale; i santuari hanno i loro oracoli ed esistono corporazioni di indovini e aruspici appartenenti alle famiglie aristocratiche che si trasmettono di padre in figlio il sacerdozio e le tecniche divinatorie.

Le divinità dell’Olimpo non rimangono nascoste a lungo sotto il velo del mistero ma si integrano nella pòlix e appaiono così le protagoniste di una religione civica e politicizzata. Sono pubbliche e,come tali,necessarie per la collettività che ricambia  la protezione con pratiche cultuali con cui rende loro gli onori dovuti: ogni atto,ogni decisone o promulgazione di legge, ogni fondazione di colonie,ogni guerra viene consacrata e affidata alla protezione delle divinità. I santuari delle divinità”politiche”sono nel centro delle città, sull’acropoli, vicino all’agora, mentre quelli di altre divinità si trovano sulle coste o sono situati pro’ polews, fuori dalle mura, avendo carattere iniziatico e vivono in zone d’ombra o di confine.

E’ importante a questo punto precisare il significato del termine eusebeia per poter procedere a trattare della religione. Esso indica il complesso degli atteggiamenti di cura, di devozione e di rispetto che l’uomo” religioso” metteva in atto per ingraziarsi le divinità. E le occasioni erano le più varie:celebrazioni legate agli avvenimenti fondanti della vita umana o quelle legate a eventi eccezionali come la vittoria di MARATONA o la liberazione dall’epidemia di peste che colpì Atene all’inizio della guerra del Peloponneso. Con il termine sumposion al contrario si designavano riunioni maschili che concludevano una cena e vedevano attuarsi libagioni in onore degli dei e la consumazione ritualizzata del vino, atti con cui si esprimeva il valore religioso dell’incontro.

Le preghiere: venivano recitate durante i sacrifici o le libagioni, appunto. Il verbo all’origine dell’atto di pregare era eucomai (=proclamare una giusta pretesa) e nasce quindi dalla sfera giuridica. La struttura si articola a partire da un’invocazione, procede con la richiesta di attenzione e termina con la petizione vera e propria che suggellava il voto che fungeva da oggetto di scambio nella transazione con gli dei.

A questo punto si può evidenziare anche il lato “oscuro” della religiosità, quello che affianca la dimensione ufficiale ma ne è autonomo. Questo filone “sotterraneo” riguarda i problemi esistenziali connessi con la paura della morte, col timore ispirato dall’invisibile e dall’incognito cui la religione ufficiale non sa fornire risposte.

Tali sono i culti esoterici, i musthria, o teletai che si rivolgono all’uomo in quanto tale e non al cittadino. Il termine nasce da musthò, l’iniziato, denominazione che esprime il segreto da cui tali culti sono avvolti (muw=essere chiuso;latino “mutus”). Le divinità misteriche più rinomate sono Demetra e Dioniso e l’assunzione di vino e di bevande è fondamentale nella celebrazione dei misteri di Eleusi, i più importanti della Grecia.

A partire dal VI sec. a.C.ci sono i misteri dionisiaci e bacchici, diffusi ovunque e finalizzati al raggiungimento  dell’estasi da esercitarsi ovunque, anche come riti privati, per liberarsi dall’oppressione della vita quotidiana. A questi misteri si uniscono speranze di vita ultra-terrena,perché l’unione di sacro e dio crea una condizione di certezza salvifica.

Bibliografia

Dario del Corno-Letteratura greca-ed.Principato-1988

Antologia della letteratura greca-ed.Principato.1991  

Donatella Puliga  Percorsi antropologici-telos-telos Le Monnier

Maria Raffaella Calabrese De Feo-Lucia Maria Raffaelli-Lingua e civiltà-vol.1

La letteratura greca-Testi Autori Società-Einaudi scuola

Featured image, il Bacco di Michelangelo Merisi.

 


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