I risultati dell’indagine hanno permesso di appurare che la prontezza nel cogliere i dettagli dell’immagine varia notevolmente da gruppo a gruppo e tende a conservarsi nel tempo. I piu’ attenti al dettaglio, in particolare, risultano i calvinisti conservatori olandesi, che primeggiano sui loro confratelli progressisti, e più ancora sugli atei. Il distacco quasi svanisce rispetto agli atei cresciuti in ambiente religioso: segno, secondo i ricercatori, che l’influenza confessionale resiste nel tempo. Situazione ribaltata in Italia e in Israele. Dove invece sono i laici i campioni di caccia al dettaglio, mentre i cattolici osservanti e gli ebrei ortodossi sono piu’ portati a cogliere le immagini nel loro insieme. Nel nostro paese, in particolare, la propensione dei cattolici all’aspetto globale delle immagini risulta piu’ che doppia rispetto a quella dei laici.
Particolarmente interessante per i ricercatori risulta il fatto che “se persino un’attitudine inconsapevole, come la maggiore o minore attenzione agli aspetti globali o particolari di una figura, può essere modulata dall’appartenenza religiosa, è lecito supporre che le nostre capacità cognitive influenzate dal culto possano essere molte di più”.