Sei “pasticche”, che possono essere datate a 2.000 anni fa, sono state scoperte nel Relitto del Pozzino, al largo delle coste toscane.
Sono vere e proprie compresse di collirio trovate vicino ad altre attrezzature mediche, come piccole fiale in legno di bosso, una pietra per mortaio, una coppa di rame dalla tipica forma degli strumenti usati per fare i salassi.
Lo studio e l’analisi di queste antichissime pasticche a forma di disco e di colore grigio è stato coordinato da Erika Ribechini dell’università di Pisa e pubblicata sulla rivista dell’Accademia delle Scienze degli Stati Uniti (Pnas). I ricercatori hanno scoperto che gli ingredienti più abbondanti delle compresse, dal diametro di circa quattro centimetri e spesse un centimetro circa, sono composti a base di zinco. Fra gli altri ingredienti vi sono ossido di ferro, amido, cera d’api, resina di pino, una miscela di grassi di origine animale e vegetale, resti vegetali come fibre di lino, carbone, amido, cereali e pollini provenienti da piante impollinate da insetti, probabilmente aggiunti tramite la cera d’api. Secondo gli autori la forma e i composti descritti anche da Plinio il Vecchio, nel Naturalis historia e nel De materia medica, suggeriscono che le pasticche potrebbero essere state usate per curare gli occhi, come una sorta di collirio, ma da applicare come un impacco. Il relitto del Pozzino, così chiamato dal luogo ove fu ritrovato, è una piccola nave datata fra il 140 e il 130 a.C, di cui si è conservata solo la parte centrale, fu per la prima volta esaminato nel 1982. Fra i materiali rinvenuti nel 1982, uno strumento chirurgico—uno specillo—e un mortaio fecero pensare al bagaglio di un medico. Furono però i ritrovamenti del 1989 che portarono alla luce numerosi altri reperti attinenti alla professione medica: una ventosa bronzea per salassi, una brocchetta di stagno con filtro, 136 fiale di bosso, e alcuni contenitori di stagno.






