La ‘povna ha latitato, molto. Ma dalla sua ha che ha attraversato ancora mondi, andando incontro alla settimana più densa di questa parte di anno, come era del resto atteso, e annunciato. Martedì, dunque – dopo aver portato al cinema i ragazzi, e essersi riunita con Galileo, e un numero indescritto di ingegneri, nella commissione tecnologica, in una stanza che a un certo punto è risultata chiusa dall’esterno (“Al massimo rimani qui” – le ha detto Hal9000 mentre la ‘povna friggeva, gli occhi fissi alla finestra, perché i luoghi claustrati non le piacciono; “Al massimo mi butto di sotto” – ha ribattuto lei. Poi per fortuna è arrivato il custode) – la ‘povna ha preso tre treni, uno dopo l’altro, in bell’ordine, e se ne è andata nell’altra piccola città. Lì ha trovato il narratario, ad attenderla, e poi Godzilla e Oppa, e grazie a loro ha potuto contare su un punto casa vero e fermo mentre intorno a lei, nell’altro mondo, si svolgeva il convegno del suo gruppo di ricerca, e anche i festeggiamenti ufficiali di zio Remo, per il suo augusto compleanno, e anche la commemorazione dell’Amico Scrittore. Sono stati giorni pieni di interventi (alcuni belli, alcuni brutti), di freddo, di nebbia (ma anche poi di inaspettato sole); sono stati giorni di condivisioni, di visioni critiche, e di modalità di dialogo (con l’amica Noise e Marziale, per esempio – insieme ai quali la ‘povna ha presentato un panel che è stato uno dei più seguiti nel dibattito, nonché ripreso dal nuovo presidente nel suo discorso di insediamento, come a dire poca cosa); sono stati giorni di compleanni (festeggiati con il dovuto quantitativo di alcool e di abbracci), di incontri extra-testuali, collocati a strategia un poco sui margini, con la Professoressa e un’amica virtuale della quale può ora conoscere la faccia; giorni di riflessioni e di dibattiti. E per tutti questi motivi la ‘povna si è sentita, giorno dopo giorno, soddisfatta e contenta di aver partecipato. Ma – se le chiedessero se tutto questo fosse, per la verità, sostanza – la ‘povna risponderebbe di “no”, senza un momento di incertezza. Perché la sostanza, vera e forte (come le ha fatto notare la fida Viola in un a parte), si annidava altrove, in situazione e nei dettagli.
La ‘povna, in questa settimana nell’altra piccola città, ha fatto critica letteraria, ma in realtà ha ridisegnato i confini del suo mondo, ritrovando il senso di parole pronunciate (e poi agite, come è giusto) la bellezza di tredici anni fa. E non c’è (stato) più bisogno di proclami, come allora (che era giovane): in fondo bastano due saluti e un grazie.
La ‘povna è scappata prima della fine, correndo con Peter Pan verso il treno del ritorno. Il giorno dopo, a scuola, le Giovani Marmotte la accolgono festanti: “Come è andata nell’altra piccola città, professoressa?”.
Ma i Merry Men, decisi, la chiudono nel loro familiare cerchio: “Allora è andata bene al convegno” (le parole non fanno domanda). La ‘povna alza gli occhi, guarda la Pesciolina e loro tutti.
“Sì, complicato ma bello”.
Loro sorridono, complicazione è sostanza.
La lezione di oggi è sul film che hanno visto martedì: la ‘povna non dice che è proprio su questo che ha cominciato il suo intervento mercoledì, ma è come fosse ovvio.
Il cerchio si chiude, per riaprirsi in altre pieghe e in altri mondi. La ‘povna (come ha fatto col narratario una sera, prima di scappare altrove, un’altra volta), sorride alla bellezza, faticosa, e irrinunciabile, delle funzione narrative.