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Remember /Jean-Marc Ela e i mali della "sua" Africa/ Ieri come oggi

Creato il 20 febbraio 2013 da Marianna06

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Jean Marc Ela,teologo e sociologo camerunense, morto in esilio in Canada nel dicembre2008, per sfuggire ai suoi persecutori in Camerun, gli sgherri di Paul Biya, che gli avrebbero dato morte certa, vive e continuerà a vivere nei suoi scritti di contenuto altamente profetico e nei cuori e nel pensiero di chi ha saputo, conoscendolo, apprezzarne le doti di persona e di studioso.

Nel testo “La mia fede d’africano” (EDB-Bologna) egli scrive :”L’Africa non è un semplice campo da gioco delle grandi potenze. Bisogna prendere  coscienza della responsabilità delle classi dirigenti locali nel processo d’impoverimento delle masse africane. Alle ingiustizie e alle oppressioni provocate dal di fuori si aggiunge effettivamente un corteo di miserie che risultano dai rapporti esistenti fra lo stato e il popolo, nonostante i processi di modernizzazione e gli sforzi di crescita i cui benefici vengono confiscati dalle élites al potere.

Basti ricordare il dramma delle famiglie prostrate dall’aumento dei costi dell’educazione e delle cure mediche in un sistema sanitario nel quale si specula sulla malattia. Pensiamo anche allo stato d’insicurezza nei Paesi africani che tendono a diventare dei deserti per quanto concerne i diritti umani. La sorte di milioni di rifugiati, la crescita del razzismo, le misure di esclusione e di espulsione di cui sono vittime i neri nelle società in crisi aggravano oggi la condizione dell’uomo africano. All’interno del continente viviamo in contesti politici nei quali, nonostante la diversità dei regimi e di opzioni ideologiche, la violenza e la tortura appaiono come un modo normale dell’esercizio del potere. “.

E continua ancora:”La libertà d’espressione, il diritto all’informazione sono attributi di cui i popoli non godono che in modo imperfetto o non godono affatto. Nei Paesi in cui le Costituzioni non vengono tenute in nessun conto, la persona umana diventa lo zimbello senza valore di un potere incontrollato, che pesa molto duramente sugli spiriti e sui corpi.”(pag.172-173).

 

In Jambo Africa non raccontiamo forse, quotidianamente,ciò che parecchi anni addietro Jean Marc Ela aveva già egregiamente posto all’attenzione dell’Occidente bianco nei suoi libri o nel corso delle sue lezioni e/o conferenze?

Cosa accade attualmente in Togo (argomento del giorno),o  in Costa d’Avorio, o in Sudafrica,o nello Zimbabwe di Mugabe.. etc. ?

Leggere o rileggere Ela pare di leggere certa “contro-informazione” odierna.

Ecco , allora, che l’impegno per l’Africa e per  la “sua” gente deve partire, anche e soprattutto, da certe nostre serie consapevolezze.

Specie se siamo sinceri quando diciamo che vogliamo che gli africani comincino a camminare con le proprie gambe.  

E’ qualcosa di molto serio il nodo “Africa” da sciogliere, che non può essere liquidato con semplicismo e ricorrendo ai soliti luoghi comuni.

Occorre rispetto e buona conoscenza dei fatti.

Studio in definitiva.

Anche le apparenti contraddizioni umane,sociali, politiche dell’Africa e degli africani sono parte di una storia (ricordiamolo sempre) ,che è soltanto la “loro” storia.

E noi dobbiamo avere il coraggio ed essere capaci di farci da parte (sarebbe ora) e sospendere il”nostro” di giudizio.

Smetterla cioé  di leggere  a tutti i costi con i nostri occhi (occhi di straniero) una storia che non è la nostra.

Un tempo era di moda l'espressione lettura "eurocentrica".

Ma oggi l'Europa  ha qualche problemino in più degli anni passati.

 E il suo ruolo non è più poi così egemone.

E, soprattutto, sarebbe ora di smettere di rapinare l’Africa, fingendo all’apparenza di prestarle, invece, soccorso.

E mi riferisco anche a certe organizzazioni umanitarie a carattere internazionale.

 

   a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)


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