Inutile dirlo: capolavoro di Luchino Visconti. Non tanto (o, meglio, non solo) per attori e recitazione, quanto per la ricostruzione di un passaggio epocale tratteggiato con ironia, giusto cinismo e una stupefacente galleria d’immagini che ricordano l’operazione che Kubrick farà dodici anni dopo con Barry Lyndon (ovvero immagini costruite ispirandosi ai quadri dell’epoca).
Storia d’amore on the road strampalata e sopra le righe che inizia come una commedia e finisce come un thriller. Melanie Griffith al suo massimo e aria di anni Ottanta che permea ogni fotogramma. Film che, insieme a Blue Velvet, è stato indicato da Bret Easton Ellis come il migliore degli anni Ottanta.
Documentario sulla vita e sulle opere di uno dei maestri del cinema. Andamento cronologico lineare: si parte dagli esordi del giovane Kubrick come fotografo per finire con Eyes Wide Shut e la morte. Ci aspettavamo di meglio (soprattutto più scene del regista al lavoro), ma come infarinatura è meglio di niente.