15 marzo - Dopo la netta sconfitta patita all’andata a San Siro – 2 a 0 per i rossoneri con reti di Boateng e Muntari – le prospettive di una nuova eliminazione da parte di una squadra italiana – nel 2010 i catalani furono eliminati in semifinale dall’Inter di Mourinho che poi vinse anche il trofeo continentale – avevano reso particolarmente agitata la vigilia dell’incontro. Dall’altra parte avevano invece preso quota le speranze dei tifosi milanisti, desiderosi di eliminare dalla competizione la squadra più forte del mondo. Per molti di loro sarebbe stato sufficiente ripetere la convincente prova di San Siro per vedersi spalancare le porte dei quarti di finale. Niente di tutto questo. Sul prato verde del Camp Nou – come di consueto “chirurgicamente” innaffiato prima del fischio d’inizio – davanti a quasi 95.000 spettatori i blaugrana sono stati protagonisti di una rimonta di rara bellezza ed intensità.
Il punteggio finale di 4-0 non lascia scampo a valutazioni di altro genere. I catalani, ancora una volta magicamente ispirati dal trio delle meraviglie formato da Messi, Xavi e Iniesta – detto anche la “Sacra Trinidade” – sono riusciti nell’impresa di ribaltare a loro favore il risultato negativo dell’andata portando a termine la tanto sospirata “remuntada”. I rossoneri ieri sera hanno potuto fare ben poco in una partita dove la superiorità di Xavi e compagni non è mai stata messa in discussione. Gli uomini di Allegri sono stati surclassati dal
Barcellona e a parte l’occasione fallita da Niang del primo tempo – pallone terminato sul palo a portiere battuto – hanno raramente superato la metà campo avversaria. L’eventuale pareggio avrebbe sicuramente cambiato l’inerzia della partita – sul ribaltamento di fronte i catalani hanno poi fatalmente segnato il gol del raddoppio – tuttavia va detto che si sarebbe in ogni caso trattato di un risultato bugiardo in quanto i rossoneri non hanno mai impensierito la retroguardia blaugrana.
L’aspetto più emozionante della partita disputata dal Barca, oltre alle giocate di classe dei suoi indiscussi talenti – Leo Messi in primis protagonista di una prova superlativa contornata da due gol di rara bellezza - è stata l’incredibile capacità di riconquista della palla con un
pressing alto ed aggressivo piuttosto che l’abilità, attraverso il “giro palla”, di eludere in maniera quasi disarmante il pressing avversario. Il tanto amato/odiato “tiqui taca” non lascia spazio a interpretazioni in quanto
la differenza è rappresentata solo dalla velocità alla quale viene eseguito. E se la rapidità di esecuzione è quella messa in mostra l’altra sera al Camp Nou, non ce n’è per nessuno.
In sostanza, al di la delle lacune mostrate dai rossoneri, specialmente in occasione dei gol subiti, non c’è stata proprio partita e la cosiddetta “remuntada” altro non poteva essere che la logica conseguenza di una netta ed indiscussa supremazia.
In chiusura un banale quanto significativo dato statistico. Da quando esiste la Champions a gironi, solo per cinque volte la squadra di casa è riuscita a ribaltare uno 0 -2 subito all’andata. Ed in ben quattro di queste occasioni, sulla panchina della squadra eliminata sedeva un tecnico italiano. Meditate gente…
Enrico Brigi