Il primo sole del novembre si affaccia malinconico alle ultime cime della montagna, già biancheggianti per la neve caduta di fresco e, mandando i suoi languidi raggi attraverso ai rami brulli dei castagneti, tinge di rosa la croce di ferro del campanile e l’asta della bandiera fitta sulla vecchia torre del castello.
Qualche nuvola bianca sta fissa sui monti più lontani, uno strato bigio di nebbia allaga la pianura, e il villaggio dorme ancora sotto un freddo e splendido sereno d’autunno.
Campagna toscana
I cacciatori sono già tutti partiti, dopo che Doro ha sonato la campana dell’alba; vi è stato allora un breve segno di vita, qualche latrato, qualche fischio, qualche colpo alle porte per destare i compagni addormentati, eppoi deserto e silenzio turbato soltanto ad intervalli dal fruscìo delle foglie secche dei platani della piazzetta, che bisbigliano lievi lievi, menate in giro sul lastrico da radi sbuffi di tramontana.
Ma stamani l’aspetto della piazzetta non è quello degli altri giorni. Quintilio, per il solito, a quell’ora aveva già aperto e spazzato la bottega; Graziano era già comparso in maniche di camicia ad attaccar fuori dell’uscio il solito coscio di vitella al solito gancio, e il barbiere, che viene tutte le mattine a lavarsi il viso in mezzo di strada, aveva già mandato du’ altri accidenti al cane della signora Giuseppa, che appena aprono va abitualmente a pisciargli sull’uscio. Le altre mattine a quell’ora tutti i «buon giorno» erano stati scambiati, i pronostici sul tempo erano stati fatti, e ciascuno aveva già ripreso le sue stracche occupazioni fumando, bestemmiando e dicendo male del prossimo fra uno sbadiglio e l’altro.
Ma stamani è silenzio. Dormono sempre per rimettere il sonno perduto, perché dalla mezzanotte, quando sono stati destati da quel casa del diavolo, nessuno fino alle tre ha potuto più chiudere occhio. […]
(Renato Fucini, Sereno e nuvolo, in “Le veglie di Neri: paesi e figure della campagna Toscana”, 1882)