Dice Pippo Civati: “È tutta una manfrina, D'Alema non vede l'ora di accordarsi con Renzi”. Pippo ha ragione. Se negli ultimi due giorni fra Baffetto e Fonzie sono volati stracci e maleparole, non fateci caso, è tutta una sceneggiata per altro mal recitata. Certo che di questo passo, riuscire a districarsi fra il reale e il supposto tale ci vorrà la pazienza degli italiani (madonna quanta ne abbiamo!) perché a noi, il gioco della parti, ci fa un baffo: “E lei stia zitto onorevole Trombetta”. Vedete, diamo i numeri anche noi. Ormai in Italia fra chi finge, chi gioca, chi fa finta d'indignarsi, chi s'indigna e tira sassi, chi insulta tanto per buttare fumo negli occhi e chi lo fa per il gettone televisivo, non si capisce più una mazza. I commentatori politici sono tutti sotto analisi e prima di riprendersi dovrà accadere che Silvio, ad esempio, non smentisca la sera quanto dichiarato la mattina. Lo sappiamo, è difficile comprendere come si possa entrare in Senato decisi a votare no e, fatti trenta metri, cambiare idea e votare sì, perché non c'è nulla di normale in tutto ciò, quasi una patologia da sottoporre all'attenzione di quelli di Telethon, una distorsione genetica da dna azzoppato. I venti anni appena trascorsi, quelli che hanno fatto dire a Vladimir Ilic Lenin-Cuperlo: “Renzi non dice niente di nuovo, riproduce il ventennio che vorremmo lasciarci alle spalle”, sono stati un incubo. Forse Cuperlo, fuori dai giochi anche quando era segretario della Fgci, non si è reso conto che in tutto questo tempo il suo partito e il suo capo sono stati proni (eufemismo) ai desiderata di Silvio, e che a vincere due volte, fino a portare per la prima volta al governo la sinistra, non è stato Baffetto ma Romano Prodi, tanto per la storia e per la precisione. Ci risiamo, niente di nuovo sotto il sole calante di questa nazione germanocentrica. Si ciurla nel manico, da guitti arrivati all'ultima recita di una commedia che sta continuando ad andare in scena dopo aver battuto perfino il record di longevità di Il re ed io con Yul Brynner a Broadway. Ma ci avete fatto caso? Nessuno ha ancora detto a Bondi che la scissione è tutta una scena. Arrivato in tivvù con la di lui compagna Manuela Repetto, ha continuato a insultare i vecchi camerati di partito chiamandoli “fessi” e provocando la risata isterica di 2232 che, sganasciandosi, ha perduto la dentiera, mannaggia a Polident e ai ponti mobili. Tranquilli, prima dell'8 dicembre anche D'Alema dirà che Renzi è (in fondo) un bravo ragazzo. E c'è ancora qualcuno che continua a credere che non siano tutti uguali (meno Silvio e i Ligresti che lo sono di più).
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Renzi: “D'Alema ha perso il suo primo congresso”. D'Alema: “Renzi è ignorante e superficiale”. Tranquilli, stanno solo ciurlando nel manico
Creato il 19 novembre 2013 da Massimoconsorti @massimoconsorti
Dice Pippo Civati: “È tutta una manfrina, D'Alema non vede l'ora di accordarsi con Renzi”. Pippo ha ragione. Se negli ultimi due giorni fra Baffetto e Fonzie sono volati stracci e maleparole, non fateci caso, è tutta una sceneggiata per altro mal recitata. Certo che di questo passo, riuscire a districarsi fra il reale e il supposto tale ci vorrà la pazienza degli italiani (madonna quanta ne abbiamo!) perché a noi, il gioco della parti, ci fa un baffo: “E lei stia zitto onorevole Trombetta”. Vedete, diamo i numeri anche noi. Ormai in Italia fra chi finge, chi gioca, chi fa finta d'indignarsi, chi s'indigna e tira sassi, chi insulta tanto per buttare fumo negli occhi e chi lo fa per il gettone televisivo, non si capisce più una mazza. I commentatori politici sono tutti sotto analisi e prima di riprendersi dovrà accadere che Silvio, ad esempio, non smentisca la sera quanto dichiarato la mattina. Lo sappiamo, è difficile comprendere come si possa entrare in Senato decisi a votare no e, fatti trenta metri, cambiare idea e votare sì, perché non c'è nulla di normale in tutto ciò, quasi una patologia da sottoporre all'attenzione di quelli di Telethon, una distorsione genetica da dna azzoppato. I venti anni appena trascorsi, quelli che hanno fatto dire a Vladimir Ilic Lenin-Cuperlo: “Renzi non dice niente di nuovo, riproduce il ventennio che vorremmo lasciarci alle spalle”, sono stati un incubo. Forse Cuperlo, fuori dai giochi anche quando era segretario della Fgci, non si è reso conto che in tutto questo tempo il suo partito e il suo capo sono stati proni (eufemismo) ai desiderata di Silvio, e che a vincere due volte, fino a portare per la prima volta al governo la sinistra, non è stato Baffetto ma Romano Prodi, tanto per la storia e per la precisione. Ci risiamo, niente di nuovo sotto il sole calante di questa nazione germanocentrica. Si ciurla nel manico, da guitti arrivati all'ultima recita di una commedia che sta continuando ad andare in scena dopo aver battuto perfino il record di longevità di Il re ed io con Yul Brynner a Broadway. Ma ci avete fatto caso? Nessuno ha ancora detto a Bondi che la scissione è tutta una scena. Arrivato in tivvù con la di lui compagna Manuela Repetto, ha continuato a insultare i vecchi camerati di partito chiamandoli “fessi” e provocando la risata isterica di 2232 che, sganasciandosi, ha perduto la dentiera, mannaggia a Polident e ai ponti mobili. Tranquilli, prima dell'8 dicembre anche D'Alema dirà che Renzi è (in fondo) un bravo ragazzo. E c'è ancora qualcuno che continua a credere che non siano tutti uguali (meno Silvio e i Ligresti che lo sono di più).
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